Felipe Massa alza il tiro. L’ex pilota brasiliano, che da mesi ha deciso di portare in tribunale la FIA e la Formula One Management per il caso Crashgate, ha puntato il dito non solo contro i protagonisti diretti di quella vicenda, ma anche contro la stessa Ferrari, accusata di aver scelto la via del silenzio quando avrebbe potuto e dovuto agire.
Secondo quanto raccontato da Massa, all’epoca dei fatti Jean Todt – allora team principal della Ferrari – lo convocò nel proprio ufficio per informarlo di una voce che circolava nel paddock: l’incidente di Nelson Piquet Jr. al Gran Premio di Singapore 2008, quello che aveva stravolto la gara favorendo la vittoria di Fernando Alonso, sarebbe stato intenzionale. “Todt disse di essere sicuro che Nelsinho avesse fatto un incidente volontario. Non gli ho creduto, perché sapevo che tra lui e Flavio Briatore non correva buon sangue, c’era una rivalità personale”, ha spiegato Massa.
Un passaggio decisivo, perché in quella riunione – secondo quanto ricostruisce l’ex pilota – sarebbe stato presente anche Stefano Domenicali, allora team principal del Cavallino e oggi numero uno della Formula 1. Una circostanza che alimenta un interrogativo inevitabile: se la Ferrari sapeva o sospettava qualcosa, perché non denunciò pubblicamente l’accaduto?

Felipe Massa, Crashgate – Le bugie di Briatore e il silenzio della Ferrari per proteggere Alonso
Massa racconta anche un altro episodio, datato aprile 2009, pochi mesi dopo l’esplosione ufficiale del caso Crashgate. Durante un pranzo in Bahrain con Jean Alesi e Flavio Briatore, il brasiliano chiese senza giri di parole al manager italiano se avesse davvero ordinato a Piquet di schiantarsi. “Briatore negò tutto, ma dal modo in cui rispose capii che stava mentendo”, ha spiegato.
Eppure, nonostante il clima di sospetto, anche la Ferrari preferì tacere. Un atteggiamento che Massa oggi non esita a definire un errore pesante, soprattutto alla luce di quanto accadde in seguito.
Il paulista rivela infatti che, nell’ottobre 2009 – quando ormai la confessione di Piquet Jr. aveva fatto esplodere il caso – la Ferrari lo avrebbe addirittura “rimproverato” per aver dichiarato ai giornalisti che Alonso, già promesso sposo della Scuderia per il 2010, fosse a conoscenza della natura volontaria dell’incidente. “Mi dissero di non parlare, di non mettere in difficoltà la squadra. Ma io avevo solo detto quello che pensavo”, ha raccontato Massa.
Un episodio che, nella prospettiva dell’ex ferrarista, mette in luce una strategia di protezione e silenzio da parte di Maranello, forse per non intaccare rapporti interni o accordi futuri. L’arrivo di Alonso in rosso, infatti, rappresentava in quel momento una mossa strategica di lungo periodo, e qualsiasi polemica avrebbe potuto destabilizzare il clima nel team.

Il caso legale e il peso delle rivelazioni
Oggi, gli avvocati che difendono FIA e FOM sostengono che Massa sapesse già abbastanza nel 2008 o nel 2009 per avviare un’azione legale, e che dunque il processo attuale debba essere archiviato per prescrizione.
La difesa del brasiliano, però, ribatte: fino all’intervista di Bernie Ecclestone del 2023 – in cui l’ex primicerio della Formula 1 ammise di sapere sin da subito che l’incidente di Piquet era stato intenzionale – Massa non poteva avere certezze, ma solo sospetti.
Proprio quell’ammissione pubblica, arrivata quindici anni dopo, ha spinto l’ex pilota Ferrari a intraprendere la battaglia legale che oggi scuote i vertici dello sport. Una causa che, nelle ultime settimane, ha assunto una portata ancor più ampia: non è più solo una questione di giustizia sportiva, ma anche di trasparenza e responsabilità morale.
Felipe Massa, con le sue parole, non accusa soltanto i protagonisti diretti del Crashgate – Piquet, Briatore, Alonso – ma chi, pur sapendo, ha scelto di non agire. E in quella scelta di silenzio, oggi, sembra rientrare anche la Ferrari. Perché se il Crashgate fu una pagina nera della Formula 1, la sua omertà – quella che ne seguì – rischia di esserlo ancora di più.
Foto Copertina: Getty Images
Crediti foto: Ferrari HP, Alpine
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