Lewis Hamilton, lo conosciamo tutti, è un sette volte campione del mondo di F1, il pilota più vincente della storia, ma è anche un imprenditore, presenza fissa dello star-system mondiale, attivista e filantropo. Sappiamo quanto ci tenga alla lotta per i diritti civili, specie nei Paesi dove questi vengono negati. Eppure le sue denunce non provengono dalla piattaforma che lo ha reso grande, quella della Formula 1, bensì dal suo profilo Instagram.
Ieri pomeriggio il fenomeno di Stevenage ha lanciato un monito sulla violenza perpetrata da Israele contro la popolazione di Gaza, con una stories su Instagram. Se avesse detto quelle cose, in un evento della FIA o della F1, sarebbe potuto incorrere in varie sanzioni amministrative e sportive in campionato. Cosa dice di preciso il regolamento della Federazione Internazionale?

Regolamentazioni della FIA
Nel 2022, Place de la Concorde ha aggiornato il suo Codice Sportivo Internazionale, introducendo l’articolo 12.2.1.n, che considera una violazione qualsiasi dichiarazione o condotta ritenuta “contraria agli interessi della FIA” o che comprometta il principio di neutralità dello sport.
Nel dello stesso anno, la Federazione ha emesso una direttiva specifica, chiarita ulteriormente nel 2023, che limita le dichiarazioni politiche, religiose o personali durante gli eventi ufficiali della F1. Questa regola è stata introdotta per mantenere la neutralità dello sport e evitare controversie che potrebbero polarizzare il pubblico o creare tensioni geopolitiche.
Le linee guida specificano che i piloti devono richiedere un’approvazione scritta dalla FIA almeno quattro settimane prima per qualsiasi dichiarazione politica o personale durante eventi ufficiali, come:
- Conferenze stampa FIA (tranne risposte a domande dirette di giornalisti accreditati).
- Parate dei piloti.
- Cerimonie dell’inno nazionale.
- Cerimonie del podio.
- Attività in pista (incluse interviste post-gara o celebrazioni).
Esprimersi, per esempio sul conflitto israelo-palestinese in uno di questi contesti, senza previa autorizzazione, potrebbe essere considerato una violazione, essendo una vera e propria dichiarazione politica legata alla Guerra di Gaza, un tema sensibile e controverso.
Sanzioni potenziali
Le sanzioni per violazioni delle regole della Federazione possono includere:
- Multe: le multe per infrazioni minori partono da 40.000 euro, ma possono aumentare in base alla gravità.
- Ammonizioni o squalifiche: la Federazione può emettere avvertimenti formali, penalità in griglia, o addirittura squalifiche da una gara.
- Perdita di punti: in casi gravi, un pilota potrebbe perdere punti nel campionato.
- Sospensione: per violazioni ripetute o particolarmente controverse, l’ente parigino potrebbe sospendere un pilota per una o più gare.
Precedenti e applicazione in F1
Non ci sono casi documentati di piloti della massima formula che abbiano detto parole esplicite che riguardi la politica mondiale, durante un evento ufficiale, quindi non esistono precedenti diretti. Tuttavia, la FIA ha applicato sanzioni o avvertimenti per altre espressioni di natura politica o sociale.
Lewis Hamilton indossò una maglietta con la scritta “Arrest the cops who killed Breonna Taylor” (“Arrestate i poliziotti che hanno ucciso Breonna Taylor”, ndr) durante il Gran Premio di Toscana del 2020. La Federazione investigò, ma non impose sanzioni, decidendo invece di chiarire le regole per il futuro. Hamilton fu avvertito che ulteriori azioni simili senza approvazione avrebbero avuto conseguenze.
Sebastian Vettel è stato ammonito più volte per gesti simbolici, come indossare una maglietta a supporto dei diritti LGBTQ+ al Gran Premio d’Ungheria del 2021, in violazione delle regole sulle cerimonie pre-gara. La Federazione lo multò, ma la sanzione fu simbolica.
Questi casi dimostrano che Place de la Concorde monitora attentamente le azioni dei piloti e tende a intervenire quando ritiene che l’immagine di neutralità della F1 sia a rischio. Tuttavia, l’applicazione delle regole può variare in base al contesto, alla pressione mediatica e alla discrezione dei funzionari di gara.

Espressioni fuori dagli eventi ufficiali
Fuori dai contesti regolamentati dalla FIA, i piloti hanno maggiore libertà di espressione. Lewis Hamilton ha usato i suoi profili social, in particolare Instagram, come capitato ieri, per esprimere supporto a cause umanitarie legate alla Palestina. Ha condiviso post che chiedevano un cessate il fuoco a Gaza, condannavano la sofferenza dei civili e denunciavano la crisi umanitaria. Questi messaggi non hanno comportato sanzioni, poiché sono stati pubblicati al di fuori degli eventi ufficiali e non rientrano nella giurisdizione della Federazione.
La FIA non ha autorità sui social media o sulle interviste private, a meno che le dichiarazioni non siano fatte in contesti legati direttamente a un evento relativo alla Formula 1. Questo lascia ai piloti un certo margine per esprimere opinioni personali, purché non lo facciano in pista o durante attività ufficiali.
Contesto specifico per la causa palestinese
La frase “Free Palestine” è intrinsecamente politica, poiché implica una posizione sul conflitto israelo-palestinese, un tema che genera divisioni a livello globale. In un contesto come quello della Formula 1, dire “Free Palestine” durante un evento ufficiale senza autorizzazione potrebbe essere interpretato come una violazione del principio di neutralità, attirare l’attenzione dei media e generare controversie, aumentando la probabilità di un’indagine e portare a sanzioni, soprattutto se la dichiarazione è percepita come un gesto deliberato per provocare o polarizzare.
Tuttavia, la FIA ha introdotto nel 2023 una clausola che consente “circostanze eccezionali” per approvare dichiarazioni, a discrezione del Presidente Mohammed Ben Sulayem. Questo significa che, teoricamente, un pilota potrebbe richiedere il permesso di esprimere un messaggio legato alla Palestina, ma l’approvazione dipenderebbe dal contesto politico globale e dalla sensibilità del momento.

La F1 ed il mondo reale…
Anche se la Federazione approvasse una dichiarazione, le squadre di Formula 1 e i loro sponsor, molti dei quali operano in mercati globali, potrebbero esercitare pressione sui piloti per evitare temi controversi. Ad esempio, sponsor con interessi in Medio Oriente potrebbero opporsi a dichiarazioni pro-Palestina per non alienare una parte del pubblico.
I Gran Premi si svolgono in diversi paesi. Alcuni dei quali, come gli Emirati Arabi Uniti o il Bahrein, potrebbero avere sensibilità particolari su questioni legate al conflitto israelo-palestinese. Una dichiarazione in favore della Palestina, in uno di questi stati, potrebbe amplificare le conseguenze, sia a livello sportivo che diplomatico.
La reazione dei fan e dei media può influenzare l’approccio della Federazione. Hamilton, ad esempio, ha ricevuto ampio sostegno per le sue posizioni su Black Lives Matter, il che ha probabilmente attenuato le sanzioni. Una dichiarazione su Gaza potrebbe dividere il pubblico, rendendo la Federazione più cauta.
In conclusione, la libertà di espressione è garantita fuori dagli eventi ufficiali, ma in pista la Federazione mantiene un controllo rigoroso per preservare l’immagine apolitica dello sport. In casi eccezionali, un pilota potrebbe richiedere il permesso di fare una tale dichiarazione, ma l’approvazione non è garantita e dipenderebbe da molti fattori, inclusi il contesto geopolitico e la discrezione della FIA.
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Crediti foto: AA, Lewis Hamilton, Getty Images, IPA