Con il passare degli anni, abbiamo assistito a un notevole sviluppo tecnologico nelle nostre vite, un progresso che inevitabilmente ha colpito anche il mondo della Formula 1. I team investono risorse sempre maggiori nel reparto tecnologico, cercando di migliorare di anno in anno i propri simulatori, per provare ad avvicinarsi il più possibile alla realtà.
Il lavoro al simulatore non viene mai celebrato, anche se ormai sappiamo quanto sia essenziale per una squadra, poiché permette di testare gli aggiornamenti che si portano durante la stagione, ma, soprattutto, di preparare la macchina per il weekend di gara. In particolar modo, nei Gran Premi caratterizzati da Sprint Qualifying e Sprint Race, il lavoro sui simulatori si è rivelato fondamentale.
Con una sola sessione a disposizione, operare bene al simulatore e quindi presentare un buon setup di partenza, permetteva alle squadre di approcciare la pista con il piede giusto, e di concentrarsi su altri aspetti del bilanciamento della monoposto. Senza dimenticare il lavoro di familiarizzazione che i piloti svolgono in vista di un weekend.
Ovviamente, la pista reale non potrà mai sostituire il virtuale, ma allenarsi in questa sfera permette ai piloti di prendere confidenza con il tracciato o di memorizzare i punti di frenata. Invece, in passato, i conducenti potevano solo contare sull’esperienza reale. Partendo da questo presupposto, possiamo parlare di un cambiamento di approccio al weekend, qualcosa di radicalmente diverso rispetto a qualche decennio fa.
Proprio di simulatori ai nostri canali ufficiali si è parlato con Amos Laurito, noto professionista che si occupa di simdriving e fondatore di un team tutto virtuale dal nome Tatum Racing.
I piloti vecchio stampo non sono particolarmente inclini al lavoro sul simulatore
Il lavoro al simulatore viene spesso affidato ai piloti di riserva delle squadre. Questo è un ruolo importantissimo perché come abbiamo detto prima serve a testare i nuovi aggiornamenti, ma, soprattutto, nei weekend di gara, queste figure passano tutta la notte a lavorare sulla ricerca del giusto setup.
Molte volte, infatti, abbiamo sentito dire dai team principal che durante la notte avrebbero lavorato per trovare la giusta configurazione della monoposto. Si riferiscono proprio a questi piloti. Tuttavia, parliamo sempre di ragazzi che sono cresciuti sull’asfalto e che non vedrebbero l’ora di guidare in pista. Proprio con Amos Laurito si è parlato di tale questione e questo è il suo punto di vista:
“Sono contento di vedere questi ragazzini crescere e andare a dare una mano al reale, perché da quello che ho sentito dire, molti piloti reali non sono proprio contenti di provare al simulatore, mentre noi simdriver abbiamo fame perché se siamo nel virtuale è solo perché volevamo correre nel reale, ma il budget non lo consentiva”.
I ragazzini di cui parla, sono quei “videogiocatori” che ormai hanno raggiunto un livello altissimo di specializzazione e che partecipano a vari campionati ufficiali, organizzati proprio dalla Formula 1. A dimostrazione della crescita di questa community, la FIA ha indetto un codice ufficiale che regola le gare virtuali nei prossimi anni. Come Amos ha più volte ripetuto, questi simdriver sono così forti perché sono dei piloti mancati, cioè driver che a causa del budget non hanno potuto continuare la propria carriera, concentrandosi di conseguenza su un mondo decisamente più economico, quello virtuale.

Dunque, accetterebbero di buon grado il lavoro da svolgere al simulatore, poiché sarebbe una sorta di rivalsa nei confronti di un mondo che a volte, anzi quasi sempre, può essere crudele se non possiedi le giuste risorse economiche per partecipare ai vari campionati propedeutici.
Come si può arrivare a competere nelle massime categorie nascendo videogiocatore?
Nel passato era impensabile emergere visto che i software non si avvicinavano di molto al reale. Ma dal momento in cui l’innovazione ha fatto passi da gigante e con la nascita di nuovi simulatori che hanno offerto sempre di più un’esperienza vicina al reale, ecco che sono cominciati ad emergere dei piloti che hanno poi corso nel mondo reale.
Jann Mardenborough è stato tra i pionieri. Grazie al videogioco Gran Turismo riuscì a vincere la GT Academy, un campionato creato dalla Sony e sponsorizzato dalla Nissan, ottenendo la possibilità di correre nella celebre 24 ore di Le Mans, dove ottenne il quarto posto nella categoria LMP1. La sua carriera non finisce qui perché poi prenderà parte ad altri campionati. La sua storia è stata riadattata in un film uscito nel 2023 dal nome Gran Turismo- La storia di un sogno impossibile.

Un altro esempio è James Baldwin. A differenza di Mardenborough, Baldwin ha cominciato con i kart, ma è stato costretto a smettere a causa della mancanza di fondi. Lanciandosi nel virtuale, ha partecipato a delle competizioni online che avrebbero garantito al vincitore dei fondi, offrendo, perciò, la possibilità di finanziare la propria carriera. Amos Laurito, ai nostri microfoni, ha narrato la sua storia:
“James Baldwin è un pilota che ha corso nel GT World Challenge con McLaren. Vedere un simdriver che percorre Monza e Jeddah con i tempi di Raffaele Marciello, che è un grandissimo pilota, è soddisfacente. Lui ce l’ha fatta perché ha vinto un concorso di 1 milione di euro che gli ha permesso di guidare nel campionato GT britannico, arrivando secondo e vincendo le prime due gare”.
Cosa aspettarsi dal futuro? L’eSports come porta d’ingresso nel mondo delle corse
Per concludere, calarsi nell’eSport può permettere di diventare un pilota, magari non di F1, ma mai dire mai. Gareggiare in queste categorie consente a un giovane di ottenere visibilità e quindi sponsor importanti che possano finanziare la propria carriera. In ogni caso, le corse virtuali non sono assolutamente da snobbare.
Tra i 20 piloti di Formula 1, Max Verstappen è colui che ha gareggiato spesso in campionati online attraverso iRacing, anche nel bel mezzo di un weekend di gara, ed è rimasto affascinato da questo mondo, in quanto secondo lui può offrire un’esperienza simile al reale. E se lo dice un 4 volte campione del mondo non possiamo che fidarci.
Crediti foto: F1 eSports, profilo Instagram James Baldwin