F1 – A tre giorni dal Gran Premio del Messico, il tema che tiene banco sono le famigerate e le pesanti penalità inflitte all’attuale leader della classifica piloti, il tre volte campione del mondo Max Verstappen, l’olandese della Red Bull.
Il talento di Hasselt ha ricevuto due penalità di 10 secondi ciascuna, più la decurtazione di due punti sulla Superlicenza, per due azioni antisportive a pochi secondi di distanza una dall’altra, entrambe nei confronti del suo principale rivale al titolo, il driver inglese della McLaren, Lando Norris, compromettendogli la gara e azzerando di fatto le sue probabilità di vittoria. Dopo l’incidente, Verstappen ha concluso la gara in 6ª posizione.
Come spesso accade, le penalità dividono fan, appassionati e addetti ai lavori. Nel post-gara, l’ex pilota Jos Verstappen, padre di Max, ha accusato i giudici di gara, uno in particolare, l’americano Tim Mayer, di conflitto d’interessi, essendo figlio di Teddy Mayer, co-fondatore della McLaren, la scuderia in lotta per il titolo piloti proprio contro Max Verstappen.
Ovviamente, queste accuse trovano grande appoggio tra i fan del pilota olandese, rievocando anche il vecchio leitmotiv “la F1 è troppo britannica”. Parere personale: se un pilota non britannico ha vinto qualcosa in F1, avrà probabilmente detto “thank you” a qualche inglese.

F1: il calcio come modello?
La Formula 1 potrebbe imparare dal calcio italiano. Da qualche anno, nel Belpaese è stato abolito il concetto di territorialità per gli arbitri, che possono dirigere partite in cui sono coinvolte squadre della stessa regione in cui l’arbitro ha la sua sezione.
Ad esempio, per la partita Milan-Napoli, match di cartello giocato ieri sera e vinto dai partenopei per 0-2, è stato designato come arbitro Andrea Colombo, nato e iscritto alla sezione di Como, e come IV Ufficiale (il cosiddetto “quarto uomo”) Simone Sozza, nato a Milano e facente parte della sezione di Seregno, in provincia di Monza e Brianza.
Entrambi sono lombardi, quindi della stessa regione della squadra meneghina, eppure il Napoli non ha sollevato accuse di conflitto d’interessi o complotti. Ovviamente, i tifosi restano tifosi, e i malpensanti vi saranno sempre, anche alla luce degli scandali che hanno caratterizzato la storia del calcio italiano, ma la partita di ieri è stata corretta e ben arbitrata.
In Premier League, per esempio, dopo che un arbitro incaricato al VAR di una partita del Luton è stato scoperto essere tifoso della stessa squadra, ora gli arbitri devono dichiarare eventuali simpatie per squadre specifiche o legami con determinati club. A mio parere, questo è un po’ eccessivo.

Tornando alla Formula 1, la FIA avrebbe potuto evitare la nomina del figlio del co-fondatore della McLaren, team in lotta per entrambi i titoli, come uno dei giudici di gara? Certamente, ma ciò non ha compromesso la correttezza della gara di Città del Messico.
Allo stesso tempo, Jos Verstappen avrebbe potuto evitare quest’ennesima dichiarazione, che nuoce solo alla F1. La FIA e il Circus sono piene di potenziali conflitti d’interesse: molti ingegneri che lavorano per la Federazione hanno un passato nei team e alcuni giudici di gara, tra cui ex piloti, hanno gareggiato con team presenti in griglia. La Formula 1 è così: è quasi impossibile eliminare ogni conflitto d’interesse.
I team e i piloti ne sono consapevoli e non sono certo sprovveduti, quindi è inutile lanciare accuse che alimentano le polemiche sui social. Forse l’obiettivo era sviare l’attenzione dalle azioni di Verstappen, che il mondo ha visto? La nomina di Mayer è stata forse inopportuna, ma l’uscita di Jos Verstappen lo è stata ancora di più.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing, FIA, McLaren