Tra le tante questioni che hanno tenuto banco nella pausa invernale della F1, che finalmente sta per terminare poiché febbraio coincide con il mese delle presentazioni e soprattutto dei test invernali del Bahrain, quella relativa al codice etico che i piloti devono mantenere durante le gare e nelle conferenze stampa si è ritagliata una cospicua fetta di discussione nel grande circo mediatico che segue la categoria.
Mohamed Ben Sulayem è stato descritto come una sorta di tiranno – noi per primi abbiamo parlato di atteggiamento dispotico e di provvedimenti unilaterali – mentre i piloti sono passati per le povere vittime che dovevano subire le angherie di un numero uno cattivo e arrogante. Ma forse le cose non sono andate proprio così.
Già in questa settimana abbiamo evidenziato come la Grand Prix Drivers’ Association si sia mostrata molle dinanzi al giro di vite operato dalla Federazione Internazionale dell’Automobile: leggi qui. Quelle che riportavamo non erano semplici congetture, né un tentativo di deresponsabilizzare la FIA: non abbiamo alcun interesse a farlo dato che ci consideriamo un’arena libera da vincoli, nata proprio per evidenziare certe dinamiche, analizzandole e, se necessario, valutandole con taglio critico.

F1, codice etico: l’indolenza dei piloti
A conferma del fatto che l’associazione dei piloti è debole, sono eloquenti le parole che Alexander Wurz, il capo del sindacato, ha espresso a RacingNews365. Le riportiamo per farvi fare un’idea senza condizionamenti.
“Questo argomento delle multe probabilmente – ha spiegato l’ex Benetton – è stato più importante sui media che presso di noi. I piloti sono dei modelli e questo comporta una certa responsabilità. Ma, per quanto ne so, non ci sono piloti che intendono ribellarsi”.
Poche, semplici, parole che trasformano i martiri (i poveri piloti che tutti considerano ingiustamente vessati) in complici di un processo che si sono lasciati scivolare addosso senza prenderne parte. Si chiama lassismo, e questo atteggiamento andrà ricordato alla prima occasione, quando uno dei 20 rappresentanti si lamenterà della multa ricevuta per un eloquio non oxfordiano.
Che la FIA abbia oggettivamente spinto in maniera eccessiva è un dato di fatto. Ma questa deriva poteva essere arginata, contenuta, rendendo la fronte dei venti un soggetto compatto, forte e presente. Invece, i nostri eroi avevano altro a cui pensare: vacanze, marketing, banalità da social network. Ora, passare per vittime è l’operazione più comoda che si possa fare per sollevarsi dalla responsabilità e mondarsi la coscienza, scaricando le colpe sull’orco di Dubai.