F1 – L’ondata di interesse per ogni mossa di Lewis Hamilton in Ferrari non si placa. Dopo la sbornia pubblica della scorsa settimana, Maranello ha trasportato armi e bagagli a Barcellona, imbastendo dei test che si presumevano essere più blindati, ma che non lo sono stati del tutto. Ed è comprensibile in un’era in cui ognuno di noi, con uno smartphone, può trasformarsi in un reporter. Ma possedere un device non fa di una persona un professionista. Questo scritto vuole affrontare tale dinamica.
Un brevissimo passo indietro. Ieri, al Montmelò, Lewis l’ha messa a muro. Un incidente le cui cause non sono note, visto che non è arrivato un report dettagliato e sulla cui dinamica non si hanno certezze. Un plauso, giornalisticamente parlando, va a chi ha riportato tempestivamente la notizia. Quindi a Franco Nugnes di Motorsport. E non siate sorpresi della citazione completa: c’è ancora chi, in questo mondo, è mosso dalla serietà deontologica.

Questo è il fatto da cui fluisce il ragionamento. Cosa è accaduto immediatamente dopo? Data la natura riservata del test e considerando che nessuno poteva far capire di essere in loco pur stando a molti chilometri di distanza, si è presa la notizia e si è deciso di aggiungere particolari figli di ricostruzioni del tutto personalistiche e prive della minima aderenza ai fatti.
C’è chi ha parlato di macchina distrutta, chi ha sottolineato che il pilota è uscito con le sue gambe, alludendo chissà a quale tipo di botto, chi se l’è presa con la pista parlando di una sconnessione fatale per il sette volte iridato; chi, in ottemperanza alla propria natura e mission, ha dovuto trovare ragioni tecniche alla base di un qualcosa di assolutamente normale in una fase del genere. Pochi hanno alluso all’errore di pilotaggio, un qualcosa di comprensibile quando si prova a forzare la mano su una pista non gommata e, per giunta, con una vettura sconosciuta e poco garbata dotata, tra le altre cose, di dischi Brembo che non rispondono alla stessa maniera di quelli della Carbon Industries con chi Hamilton ha più confidenza visto l’uso pluriennale in Mercedes.
F1 – L’assente che si fa presente
Nelle ore successive si è avviato il solito meccanismo che si alimenta all’infinito: il presenzialismo in contumacia. L’assente che, a tutti i costi, deve dimostrarsi testimone dei fatti, anche senza alludere direttamente alla propria presenza, ma con quella fastidiosa necessità di aggiungere dettagli per far sua una notizia e rielaborarla per un pubblico adorante e affamato di particolari.
Ne partono ricostruzioni, analisi, congetture e quei tipici modelli narrativi che mettono al centro lo spiffero, il “si dice”. Quelle voci dall’interno che provengono dall’amico dell’amico, che avrebbe spiegato cose e dettagli che, in realtà, restano nelle sottili ma ben insonorizzate mura dei motorhome. Ma non sarebbe più eticamente corretto – e professionalmente dignitoso – limitarsi a riportare i fatti senza quella morbosa necessità di aggiungere un dettaglio esclusivo che tale non è?

Il giornalismo non è solo scoop, è anche il semplice narrare un evento senza arzigogoli e cesellature narrative di comodo. “Relazione o registrazione impersonale di fatti secondo la successione cronologica: concettualmente distinta dalla storia, in quanto mancante di qualsiasi criterio interpretativo”. Questa è la definizione di cronaca, che molti dovrebbero ripassare e, ogni tanto, applicare. Qualcuno eccepirà: “Le nostre sono analisi”. Ben vengano, purché corroborate da elementi concreti, non da sensazioni o metastorie utili solo a foraggiare il proprio pubblico.
Insomma, e per concludere, l’incidente di Lewis Hamilton, che ha tolto la possibilità a Charles Leclerc di svolgere il suo pomeriggio di lavoro, ha dato l’occasione per ricordare ancora una volta che chi si esercita nella disciplina del giornalismo dovrebbe imparare a non affrancarsi dalle sue più basilari regole di condotta. Se oggi la classe degli informatori è spesso accusata di poca professionalità, è proprio per atteggiamenti del genere.
D’altro canto, è comprensibile che qualcuno sia stufo di chi scrive: “Abbiamo dei dettagli, ma non possiamo pubblicarli”. Sì, perché nel bestiario di questi giorni si è letto anche questo. Un po’ come quella vecchia massima: “Ti lascio perché ti amo troppo”. Forse l’unica cosa che qualcuno ama davvero è l’interazione che produce utili…
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP