Ventisette pole position, appena otto vittorie. Cinque delle quali arrivate partendo effettivamente davanti a tutti. È la statistica che da anni viene sbattuta in faccia a Charles Leclerc, come se fosse la prova definitiva della sua incapacità di concretizzare la velocità in successo. Una cifra ripetuta compulsivamente, quasi fosse un marchio d’infamia, utile più a demolire che a spiegare. Una narrazione tossica, decentrata, strumentale… stupida.
I numeri, senza contesto, non raccontano la verità.. O meglio: dichiarano una storia di comodo, che si adatta alla necessità di creare un personaggio da giudicare e un racconto da semplificare. Leclerc viene così etichettato come pilota da qualifica, incapace di reggere il confronto sulla distanza. Un luogo comune duro a morire, che si alimenta di stagione in stagione, che ignora l’essenza stessa della Formula 1: una pole non vale una vittoria se la macchina che hai sotto il sedere non è all’altezza della concorrenza.

Zak Brown in difesa di Charles Leclerc
Zak Brown, uomo che oggi domina la scena con una McLaren tornata al vertice, ha dato una spallata a questa narrativa tossica. Con la lucidità – e l’onestà intellettuale – di chi conosce bene i meccanismi del paddock e della stampa, ha ricordato come lo stesso copione fosse stato recitato, fino a poco tempo fa, ai danni di Lando Norris. “Si diceva che non sapesse vincere dalla pole – ha spiegato a Racer.com – e adesso ha vinto quattro delle ultime cinque volte che è partito davanti”.
Lo stesso vale per Leclerc. “Sono un grande fan di Charles – ha ribadito il CEO statunitense – e non credo che il fatto di non aver convertito molte pole sia un difetto. Piuttosto è il segno del suo talento sul giro secco, della capacità di portare davanti una macchina che in gara non ha lo stesso passo”.
Il punto, dunque, non è Leclerc, ma la superficialità con cui certa stampa e certa opinione pubblica preferiscono piegare le statistiche a una narrativa già scritta, senza mai ritrattare quando i fatti la smentiscono. È il meccanismo più antico dello sport: costruire un’etichetta, renderla popolare, alimentarla fino a farla sembrare verità.
Solo che, in questo caso, la verità è un’altra: Leclerc non “spreca” le sue pole. È la Ferrari, troppo spesso, a non avere i mezzi per trasformarle in vittorie. E accusare il pilota di questo è un esercizio di comodo, più utile a riempire pagine che a spiegare la realtà. Tanto vi dovevamo. Buon sabato.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP, McLaren F1
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