Certi numeri hanno un peso specifico enorme. Nelle gare domenicali della Formula 1 entrano in gioco strategia, gestione gomme, incidenti, variabili esterne che sfuggono anche al controllo del miglior pilota. Ma il sabato, in qualifica, resta il terreno più puro, la cartina di tornasole del talento. È il momento in cui non esistono compromessi: un giro, il cronometro e la capacità di portare la macchina oltre i suoi stessi limiti.
E se c’è un pilota che dal 2018 a oggi ha costruito la propria reputazione dominando questo palcoscenico, quello è Charles Leclerc. Il monegasco è arrivato nel Circus con l’etichetta abusata e ritrita del predestinato. Un marchio che poteva essere uno scomodo fardello ma che, stagione dopo stagione, ha confermato quella sensazione: sul giro secco è il più forte della sua generazione, anche di quel Max Verstappen che sta cannibalizzando gli ultimi anni.
Charles Leclerc: una carriera raccontata dal sabato
Stagione | Compagno di squadra | Leclerc | Compagno | Totale | % Leclerc |
2025 | Lewis Hamilton | 13 | 4 | 17 | 76,5% |
2024 | Oliver Bearman | 1 | 0 | 1 | 100% |
2024 | Carlos Sainz | 14 | 9 | 23 | 60,9% |
2023 | Carlos Sainz | 15 | 7 | 22 | 68,2% |
2022 | Carlos Sainz | 15 | 7 | 22 | 68,2% |
2021 | Carlos Sainz | 13 | 9 | 22 | 59,1% |
2020 | Sebastian Vettel | 13 | 4 | 17 | 76,5% |
2019 | Sebastian Vettel | 12 | 9 | 21 | 57,1% |
2018 | Marcus Ericsson | 17 | 4 | 21 | 80,9% |
I numeri riportati nella tabella in altro (che si riferiscono alle colte in cui i piloti hanno concluso le qualifiche, ndr) parlano da soli. Al debutto con la Sauber, nel 2018, il monegasco inflisse un severo 17-4 a Marcus Ericsson. Un biglietto da visita che convinse la Ferrari a puntare immediatamente su di lui, bruciando le tappe.
Nel 2019, appena arrivato a Maranello, si trovò al fianco di Sebastian Vettel, quattro titoli mondiali in bacheca e un’esperienza consolidata. Leclerc non si fece intimorire: 12-9 a fine stagione, un dato che già bastò per spostare il baricentro politico interno a favore del giovane. Nel 2020, l’ultimo anno da compagni, il confronto divenne un massacro: 13-4, che sancì la fine dell’era Vettel in Ferrari.
Con Carlos Sainz, subentrato nel 2021, la musica non cambiò. Nel primo anno lo spagnolo si difese, chiudendo 13-9. Ma dal 2022 in poi Leclerc prese definitivamente il largo: 15-7 sia nel 2022 che nel 2023, poi 14-9 nel 2024. In totale, quattro stagioni che raccontano un divario netto: 57-32 in favore di Leclerc, che significa un dominio del 64%.
Persino nei confronti occasionali, la costanza rimane intatta. Nel 2024, quando Oliver Bearman sostituì Sainz a Jeddah, il giovane talento inglese nulla poté: 1-0 per Charles. E il 2025 ha mostrato lo stesso copione: contro Lewis Hamilton, sette volte campione del mondo e detentore del record di pole position in F1, Leclerc ha messo insieme un 13-4 parziale che la dice lunga su chi oggi sia la vera punta di diamante in Ferrari.
Mettendo insieme tutti i confronti, il bilancio complessivo è impressionante: 113 qualifiche vinte contro 56 perse, pari a una percentuale che si aggira intorno al 70%. Due volte su tre, in sette anni di carriera, Leclerc ha chiuso davanti al compagno. Numeri da paura.

Il significato tecnico di questa supremazia
Per comprendere il valore di questi numeri bisogna andare oltre la semplice somma. Leclerc non è solo uno che batte i compagni: lo fa in modo sistematico, indipendentemente dal livello dell’avversario. Ericsson era un buon pilota ma non di vertice; Vettel aveva quattro titoli mondiali; Sainz è uno dei più solidi e completi del gruppo attuale; Hamilton è considerato da molti il più grande della sua epoca. Eppure, il copione non cambia mai.
Il segreto tecnico di Leclerc sta nella capacità di adattarsi rapidamente alle condizioni della pista e nel suo stile di guida aggressivo ma calibrato. È un pilota che sa portare la macchina al limite, che riesce a trovare grip anche quando le gomme non sembrano offrirlo. Il suo modo di affrontare le curve veloci, con inserimenti decisi e percorrenze al millimetro, lo rende devastante nel time attack.
C’è poi un aspetto mentale: la pressione del sabato non lo intimorisce. Anzi, sembra esaltarlo. È nei momenti decisivi della Q3 che il #16 spesso tira fuori il giro perfetto, quello che fa la differenza anche con monoposto inferiori. Non è un caso che, dal 2019 in poi, sia stato lui il pilota non-Red Bull con il maggior numero di pole position. Una costanza che lo rende, numeri alla mano, il miglior specialista del sabato degli ultimi cinque anni.
La Ferrari e il conto in sospeso
Ed è proprio qui che la statistica incontra la polemica. Perché se il sabato Leclerc ha costruito una carriera da campione, la domenica spesso la Ferrari ha tradito le sue attese. Una sequenza infinita di occasioni mancate, errori strategici, monoposto incapaci di trasformare le pole in vittorie.
Il caso più emblematico resta il 2022: nove partenze al palo, solo tre vittorie. Una percentuale di conversione troppo bassa, che racconta più i limiti della macchina e del team che non quelli del pilota. E così, stagione dopo stagione, la storia si ripete: il talento di Leclerc è evidente, ma il palmarès non cresce.
È questo il vero debito che la Ferrari ha con lui. Perché un pilota capace di dominare in qualifica contro chiunque, con questa costanza, meriterebbe già oggi di lottare stabilmente per i titoli mondiali. Invece Leclerc si è trovato a dover sopportare anni di ricostruzioni, strategie all-in sui cambi regolamentari (l’ennesima nel 2026?) e promesse mai mantenute.

L’occasione del 2026
Ora, con il nuovo regolamento del 2026 all’orizzonte, la Ferrari non ha più alibi. Perché se c’è un pilota che merita una macchina da titolo, quello è Charles Leclerc. Non si tratta più di una scelta tecnica o di una scommessa: è un obbligo morale e sportivo.
Il rischio è che la sua carriera, pur brillante, resti incompiuta. Perché a quasi 28 anni Leclerc non può permettersi di rimanere intrappolato in un progetto incapace di fare l’ultimo salto. La Ferrari deve trasformare le sue qualità in un’arma vincente, costruendo una monoposto che non solo brilli sul breve, ma sia competitiva anche alla distanza della domenica.
Charles non è più una promessa: è una certezza consolidata. I suoi numeri in qualifica lo collocano già oggi tra i grandi interpreti della disciplina, degno di essere accostato a giganti del passato. Ma la storia insegna che il talento, da solo, non basta. Senza una macchina adeguata, anche il miglior giro secco resta un esercizio di stile destinato a perdersi nei numeri, nelle statistiche.
La Ferrari deve capire che ogni pole non convertita, ogni occasione sprecata, rappresenta un credito che il team accumula nei confronti del suo pilota simbolo. Un credito che, prima o poi, dovrà essere saldato.

La carriera di Charles Leclerc è già luminosa, ma avrebbe potuto esserlo ancora di più. La sua supremazia in qualifica è il riflesso di un talento cristallino, di un pilota capace di battere chiunque sul giro secco. Ma questo talento rischia di rimanere imbrigliato in una squadra che troppo spesso ha tradito le aspettative.
Per la Ferrari, il 2026 non rappresenta solo l’occasione di tornare al vertice: è l’ultima chiamata per dimostrare di saper valorizzare davvero il proprio diamante. Charles Leclerc ha già fatto la sua parte. Ora tocca a Maranello restituirgli ciò che merita: una macchina da titolo, l’unico vero metro di giudizio per un pilota che in qualifica ha già dimostrato di essere tra i migliori della storia recente della Formula 1.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP
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