Charles Leclerc non è più lo stesso ragazzino che dichiarava amore eterno alla Ferrari con gli occhi lucidi e il cuore gonfio di orgoglio. Oggi, dietro al sorriso tirato, si nasconde un pilota che guarda oltre la siepe di Maranello. L’idillio con la Rossa scricchiola?
Il contratto blindato fino al 2029 dovrebbe garantire certezze, ma in Formula 1 le firme non valgono quanto le vittorie. Lo dimostrano tante storie vecchie e nuove. Per Charles, i trionfi, quel che davvero conta, non sono arrivati in quantità (solo otto ad oggi, ndr). Dopo sette stagioni ammantato di rosso, il monegasco ha collezionato podi, qualche vittoria qua e là, ma mai una lotta costante per il titolo.
Intanto, la sua generazione si muove: Lando Norris e Oscar Piastri hanno davanti un futuro che profuma di mondiali, George Russell, ammesso che rinnovi con Mercedes, punta in alto. Max Verstappen è lanciato nell’iperspazio. Lui? Resta fermo al palo delle promesse non mantenute da una Ferrari che ammalia ma che tradisce.

Charles Leclerc sguinzaglia il segugio
Non è un caso se Nicholas Todt, manager e stratega della carriera del pilota, si è messo al lavoro. Monza, come riportato da RMC Motori, ha visto contatti sotterranei con McLaren, chiacchierate con Aston Martin, perfino un abboccamento con Toto Wolff che un pilota di peso lo vorrebbe eccome visto che per mesi ha inseguito (per ora vanamente) Verstappen. Tutto nel più classico stile dei “segnali d’allarme”: se la Ferrari non offre garanzie, Leclerc si prepara a scrivere altrove il seguito della sua carriera.
E qui nasce la vera domanda: si tratta di una mossa politica per ottenere di più da Maranello, o di una reale mancanza di fiducia? La sensazione, pungente ma inevitabile, è che entrambe le ipotesi abbiano un fondo di verità. Perché sì, Charles vuole stringere la Ferrari alle corde, obbligare a dargli una macchina finalmente all’altezza. Ma allo stesso tempo contempla il “tradimento.
Il 2026, con il nuovo regolamento tecnico, sarà il banco di prova. Nessuno può prevedere chi avrà azzeccato il progetto, ma Leclerc sembra già convinto che affidarsi a occhi chiusi al Cavallino Rampante sia un salto nel buio. E allora apre si toglie la benda che oscura la vista, scruta gli altri garage, valuta scenari. Lo fa mentre a Maranello si sussurra di piani alternativi, del futuro di Hamilton, dei dubbi sulla gestione Fred Vasseur, su un nuovo propulsore da scoprire. Segnali di instabilità, non di solidità: linea di continuità amara.

La verità è che la Ferrari non può permettersi di perdere Leclerc, ma Leclerc non può permettersi di restare a vita se il suo sogno mondiale continua a slittare di anno in anno. Questo matrimonio, che sembrava scritto nelle stelle, rischia di finire come tante storie d’amore consumate: non con un colpo di scena, ma con un logorante e lento distacco quotidiano.
Se la Ferrari vuole tenersi stretto il suo alfiere, deve smettere di raccontare il futuro e cominciare a costruirlo. Perché i segnali ormai sono chiari: Charles Leclerc, l’uomo che voleva riportare il titolo a Maranello, ha iniziato a guardarsi intorno. E quando un pilota comincia a dubitare del Cavallino, la storia insegna che il filo rosso rischia di spezzarsi. Allarmismo? Forse semplice realismo.
Crediti foto: , XPB Images, Scuderia Ferrari HP
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