La mattinata di Formula 1 è stata scombussolata dalla notizia proveniente da casa Red Bull circa il cambio di piloti in casa tra Yuki Tsunoda, promosso nella squadra madre, e Liam Lawson, retrocesso nel team satellite. I rumors che parlavano di una bocciatura del pilota neozelandese si sono quindi avverati. I risultati deludenti ottenuti nelle prime due uscite non hanno convinto la compagine di Milton Keynes, che è andata a virare, alla fine, sullo “scarto” che non aveva convinto Helmut Marko e i vertici della Red Bull alla vigilia della stagione.
Sono tanti i motivi per cui il classe 2002 non è riuscito a mantenere il sedile “maledetto” della RB21. A partire dal fatto che forse, all’interno della Red Bull, vi è un “caso secondo pilota” abbastanza preoccupante che necessita di essere risolto al più presto. L’ostinazione di Helmut Marko nel riuscire a trovare un nuovo Verstappen, sta danneggiando il tanto celebrato programma Junior della squadra austriaca. Sebbene dopo Max non ci sia stato qualcuno al suo livello, è anche vero che molti bravi piloti sono stati bocciati a causa di questa scellerata politica. Lawson, purtroppo, entra ufficialmente ad oggi a far parte di questo speciale gruppo.
A tal proposito, un ex prodotto del vivaio Red Bull che oggi sta facendo la fortuna della Williams, Alexander Albon, nel podcast High Performance tenutosi qualche mese fa, aveva descritto la condizione di malessere che affligge il pilota che deve affiancare Max. Il thailandese aveva smontato alcuni falsi miti che erano emersi allora con Sergio Perez, e che sono riemersi di nuovo con Lawson. Tra questi, il fatto che la Red Bull producesse due macchine diverse.
Albon spiega dove sta l’unicità di Max in Red Bull: “La sua sensibilità con il pedale è la chiave”
Albon aveva esordito in F1 con la Toro Rosso, e già dalle prime uscite era emerso il suo talento. Dopo qualche gara, a Milton Keynes si era deciso di farlo passare in prima squadra a fianco di Verstappen. Da lì è cominciato il declino che lo avrebbe poi portato fuori dalla griglia per un anno. In quel periodo, ebbe modo di imparare a conoscere lo stile di Max, anche per cercare di avvicinarsi il più possibile alle sue prestazioni in modo da riuscire a tenersi il sedile.
Tuttavia, il pilota Williams si era reso sin da subito conto che sarebbe stata impresa ardua riuscire a emulare il talento dell’olandese. Albon, infatti, aveva elogiato in quel podcast il suo livello di precisione e di sensibilità con il pedale, paragonando la sua guida a un gioco per computer in cui vai ad aumentare la sensibilità del mouse al massimo, dove diventa poi complicato riuscire a controllare il tutto.

“Molte persone dicono che la macchina è costruita intorno a lui. La verità è che la macchina è quello che è. Lui è molto veloce e ha uno stile di guida unico e difficile da emulare. A me piace guidare una macchina che abbia un anteriore puntato, come Max, ma il suo livello di sensibilità è su un altro pianeta“, aveva raccontato Albon.
“Per far capire alla gente di cosa sto parlando, immaginate se giocassimo a un gioco con il computer, in cui aumenti al massimo la sensibilità del mouse. Ecco, allora sarebbe difficile controllare tutto, a ogni minimo movimento, la freccia farebbe su e giù senza alcuna possibilità di fermarla. Con il passare delle gare, Max chiede un anteriore sempre più puntato, e lui comincia ad andare ancora più veloce, mentre tu ti ritrovi a rincorrerlo”.
Come un cane che rincorre inutilmente la sua coda, una volta che cerchi di avvicinarti al compagno, con una macchina difficile da guidare, cominciano le prime sbavature, i primi errori che ti fanno perdere fiducia, e di conseguenza decimi importanti.
Cosa è successo a Lawson? Come giustificare le sue ultime posizioni?
Chiaramente, non esistono giustificazioni per i risultati ottenuti da Lawson. Non puoi trovarti persino dietro alle due Sauber, o dietro a tutti i rookie presenti in griglia. Probabilmente, lo stile di Lawson non si addiceva appieno alle caratteristiche di una RB21 che di per sé, è già difficile da guidare per Max. Tuttavia, ritornando alle parole di Albon, alla fine l’olandese riesce sempre a spuntarla grazie al suo talento. Non a caso, è stato l’unico pilota in griglia che è riuscito a lottare e ad avvicinarsi alle due McLaren.

Probabilmente Lawson, a seguito di una fase di studio avvenuta in Bahrain della nuova monoposto, ha poi provato a studiare in Australia i punti in cui il proprio compagno andava più forte. Ma una volta appurato che lui stesso non riusciva a far comportare la macchina come voleva lui, si è poi concentrato più sulle proprie performance. Ma ciò non è bastato perché abbiamo visto tutti quali sono state le difficoltà a cui è andato in contro.
Sarà curioso valutare i comportamenti di Tsunoda e Lawson in quel di Suzuka. Una cosa è certa, se anche il giapponese dovesse faticare, allora si potrà veramente parlare di un problema piloti in casa Red Bull. La situazione potrebbe essere preoccupante poiché non è scontato che Verstappen rimanga fino a fine carriera con gli austriaci. È sotto la luce di tutti quanto l’olandese brami una macchina vincente per il 2026, e diversi sono i team che lo stanno corteggiando.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing