Il grande carro rosso

La narrazione che ha accompagnato le disfatte della Ferrari non ha generato spirito critico ma un'incomprensibile esaltazione della sconfitta

Dopo tanto patire, alla fine anche il popolo rosso può gioire per una grande doppietta che riporta il team Ferrari nel posto che merita. Come sempre accade, in caso di trionfo, le fila di questo popolo si ingrossano a dismisura comprendendo gente che fino a ieri non faceva altro che insultare e sbeffeggiare.

È normale per il team più blasonato e vincente nella storia della Formula Uno essere sempre al centro dell’attenzione passando da applausi scroscianti a fischi assordanti da un giorno all’altro. Questo perché la Ferrari è molto più che una squadra, rappresenta la storia e l’essenza di questo sport e per noi italiani è come la nazionale di calcio del motorsport.

Questo aspetto, da un lato, è pura poesia perché il rosso corsa dà emozioni uniche e indescrivibili ma, dall’altro, nella cultura Italica di per sé contorta, genera una serie di storture che alla lunga diventano addirittura distruttive.

Adrian Newey - Red Bull
Adrian Newey, direttore tecnico Oracle Red Bull Racing

Ferrari: il peso della pressione

Non è un segreto infatti che molti tecnici di alto livello abbiano rifiutato proposte allettanti e ben remunerate, spaventati dal pesante clima all’interno del team che è il risultato della pressione mediatica a cui la Ferrari è perennemente sottoposta.

Lo stesso Adrian Newey, di cui tanto si parla in questi giorni, ha rifiutato in passato contratti faraonici proposti per la manifesta impossibilità di lavorare con serenità a progetti a lungo termine vista la pretesa di ottenere risultati subito. Punto di vista argomentato da Alberto Sabbatini in un recente episodio del podcast PitTalk.

Ferrari: stampa troppo amica

Nell’ultimo decennio gran parte della stampa si è completamente sdraiata ai piedi di Maranello creando una narrazione totalmente falsa che mistifica le sconfitte facendole passare sempre come mezze vittorie ed esaltando a dismisura trionfi nei singoli gran premi come fossero titoli mondiali.

Tutto ciò ha generato un clima tossico nel quale si perde completamente il senso della realtà, in cui si cerca sempre di coprire il sole con la luna senza un minimo di senso critico che invece sarebbe assolutamente costruttivo.

Carlos Sainz festeggiato dai suoi meccanici dopo la vittoria del Gp d’Australia 2024

Di questo bisogna ringraziare soprattutto la gestione del “Faraone Binotto” che ha creato una vera e propria cricca di stampa amica ed emarginato chi, a torto o a ragione, faceva notare che un quinto posto non può essere un risultato di cui andare fieri ma del quale preoccuparsi. O che uscire con gomme da bagnato su una pista asciutta non può essere una decisone logica da difendere a spada tratta, ma solo qualcosa di cui scusarsi.

Oggi, per fortuna, la Ferrari sembra distaccarsi progressivamente da questa forma di integralismo suicida. Magari il prossimo passo sarebbe quello di togliere dalla cabina di commento l’avvocato difensore rosso perché si può anche raccontare quello che succede in pista senza edulcorare le varie situazioni. Tanto, salvo sporadiche sortite, il vincitore non cambia: è sempre lo stesso.

Per i ferraristi veri un secondo posto non sarà mai un risultato per cui esultare perchè, come diceva qualcuno, “il secondo è il primo degli ultimi“.


Crediti foto: Scuderia Ferrari

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