Imola non è una gara che Sainz ricorderà in maniera particolare. Weekend abbastanza anonimo quello dello spagnolo che da qualche tempo sembra aver perso un po’ di smalto. È un paradosso e di sicuro una casualità, ma il miglior Carlos del 2024 è stato quello mezzo convalescente e pure un po’ incazzato.
È partito a palla di cannone, Sainz. E come succede con i corpi spinti da una forza iniziale e quindi non perpetua sta lentamente perdendo lo slancio. Dopo il Gp del Giappone, l’ultimo chiuso davanti a Leclerc, il madrileno si è “normalizzato” nella condizione di inseguitore all’interno del suo team.
Un habituè del podio che nelle ultime tre gare è rimasto inchiodato in quinta piazza mentre Charles chiudeva con regolarità davanti a lui: un quarto e due terzi posti. Ma soprattutto mostrava un livello prestazionale più convincente. Imola è stato un po’ lo specchio degli ultimi trend.
“Ci mancava un po’ di ritmo. Non sono molto felice perché ieri, dopo le qualifiche, abbiamo visto qualcosa nella macchina che potrebbe non aver lavorato come ci aspettavamo. Abbiamo avuto dei problemi, quindi è stata un po’ una gara in cui limitare i danni”.
“Onestamente non sono felice perché per tutto il weekend siamo stati un po’ indietro, almeno un paio di decimi. Non è l’ideale. Non è stata una gara in cui mi sono divertito, la macchina era poco costante, ho fatto molta fatica”. Queste le osservazioni di Sainz poco dopo la bandiera a scacchi.

Dall’altro lato del garage i toni erano diversi. Leclerc non ha nascosto un pizzico di delusione per una vittoria che venerdì sembrava possibile ma ha parlato di progressi manifesti e di futuro carico di speranze e di possibilità.
Ed è questa la discriminante: Charles vede approssimarsi tempi rosei, Carlos non ha ancora compreso cosa gli riserveranno i prossimi mesi: Audi, Mercedes, Red Bull o anno sabbatico? Pensieri che si addensano nella mente e che forse tolgono serenità.
Carlos Sainz: incertezza condizionante
Ferrari sta lavorando in una direzione che contempla sempre meno il ruolo dello spagnolo che tra sei mesi saluterà la ciurma per prendere altri bastimenti. Ma la piccola crisi che vive Sainz non dovrebbe dipendere da sviluppi non consoni al suo stile di guida.
Forse è un discorso che riporta alla “semplice” psiche umana. Il madrileno è partito con la voglia di chi si sente tradito e vuole dimostrare al mondo di non meritare l’appiedamento. Pubblicamente ha detto di aver compreso le ragioni di chi ha puntato forte su Lewis Hamilton, ma la delusione interna ci sarà sicuramente stata. E questa ha fatto accendere una fiamma che ora è soffocata alla cappa dell’incertezza.

Sì, Sainz sembra essersi un po’ spento. Da fulcro del mercato quale era fino a un mese fa ora è diventato un’opzione da vagliare che in alcuni casi potrebbe fungere da tappabuchi. Un cambio di prospettive repentino, forse immeritato, ma frutto delle ciniche dinamiche di un mercato che antepone gli interessi dei team ai bisogni professionali e umani del singolo.
Carlos ha bisogno di definire al più presto il suo futuro perché questo leggero velo di polvere posatosi sulle sue performance può incidere nelle decisioni di chi lo sta osservando e soppesando. Monaco, da sempre pista per piloti col classico pelo sullo stomaco, può e deve essere l’occasione per tornare a brillare. Solo così certi cancelli potranno dischiudersi.
Crediti foto: Scuderia Ferrari