Il Gran Premio di Las Vegas ha lasciato molte scorie, anche se la Ferrari è riuscita a recuperare 12 punti sulla McLaren, grazie al 3° e 4° posto conquistati rispettivamente da Carlos Sainz e Charles Leclerc. Tuttavia, quei punti sarebbero potuti essere di più, ma la fase iniziale della gara ha compromesso il resto della corsa.
Prima di ogni gara, i team elaborano un piano dettagliato per massimizzare i risultati. Tuttavia, allo spegnimento dei semafori, quasi sempre ogni strategia, per quanto ben studiata, viene stravolta dagli eventi.
Leclerc, allo start, brucia Sainz e Pierre Gasly, posizionandosi subito dietro a Russell. Sappiamo bene quanto il monegasco sia un pilota di talento e cuore: quando vede un’opportunità di sorpasso, ci prova. È questo lo spirito che ogni pilota di Formula 1 dovrebbe avere. Tuttavia, il suo tentativo di sorpasso non riuscito lo ha penalizzato gravemente, portandolo a consumare prematuramente le gomme medie e lasciandolo vulnerabile al ritorno del compagno di squadra.
Il pilota spagnolo non possiede forse il talento naturale di Leclerc, ma compensa con una straordinaria visione di gara, una qualità che appartiene solo ai piloti più esperti, come Verstappen, Hamilton e Alonso.
Non conosciamo con esattezza la sequenza temporale dei team radio che ascoltiamo in TV, poiché la FOM li manda in differita. Tuttavia, sappiamo che Sainz, in qualche occasione, ha scelto di disobbedire a un ordine di scuderia. Questo perché, a differenza di Leclerc, lo spagnolo ha una lettura più ampia della gara.
Quando arrivano direttive dal remote-garage di Maranello, Sainz tende a controbattere, interpretando la situazione da un punto di vista più diretto e immediato: quello del pilota che vive l’azione in prima persona.
Leclerc, invece, per rispetto o per natura, fatica a imporsi, finendo spesso per subire la personalità più dominante di Sainz.

Forse Sainz ha ricevuto una tirata d’orecchie da Fred Vasseur in privato, oppure il team principal ha preferito che la questione venisse risolta internamente tra i due piloti. Ciò che è certo è che lo spagnolo, anche perché ormai vicino alla fine della sua avventura in rosso, ha avuto il coraggio di seguire il proprio istinto, sfidando i calcoli degli ingegneri fatti a distanza.
Leclerc dovrebbe imparare da Sainz in questo aspetto, ma per indole ha preferito sfogare le sue frustrazioni tramite i media e sui social. Una strategia che, l’anno prossimo, con un compagno come Lewis Hamilton, non potrà permettersi. Hamilton, sette volte campione del mondo, non si farà certo condizionare da un team radio acceso del monegasco.
Leclerc, da ragazzo intelligente qual è, deve cogliere l’opportunità di imparare da Hamilton non solo sul piano tecnico, ma anche mentale. Per vincere, oltre al talento, è necessario saper leggere le gare, pensare a sé stessi e anticipare gli sviluppi.
Ad oggi, Leclerc fatica ancora a tagliare il cordone ombelicale che lo lega alle direttive del muretto, che gli indicano passo dopo passo cosa fare. Se non riuscirà a emanciparsi, rischierà di diventare un pilota brillante ma senza titoli, come tanti altri nella storia della Formula 1. Chi ama Leclerc deve essere pronto a questa eventualità, qualora non riesca a cambiare rotta.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP