GP USA 2024 – Articolo potenzialmente esplosivo perché urterà le sensibilità di certi tifosi oltranzisti che, come tali, non vogliono vedere i fatti per quelli che sono. Con questo scritto non si intende criticare Charles Leclerc e, per contrasto, lodare oltremisura Carlos Sainz. Mi propongo semplicemente di scagliarmi contro quell’idea malsana, alimentata da una certa deriva social, secondo la quale lo spagnolo dovrebbe comportarsi da cavalier servente, dimenticandosi di essere un racer.
Parto da un assunto, una verità oggettiva per me: la guerra tra i fan di Leclerc e quelli di Sainz ha letteralmente rotto le scatole. Mi limito a usare questo termine perché gli algoritmi che determinano la diffusione di un articolo sono molto sensibili al turpiloquio, ma il mio intento verbale sarebbe stato ben altro.
Il madrileno e il monegasco sono compagni di squadra e hanno un rapporto extra-pista molto solido; un’intesa che probabilmente manterranno anche nei prossimi anni, quando si sfideranno indossando casacche di colori diversi. Ma questo non significa che un pilota debba perdere la sua anima. Un driver è innanzitutto un animale competitivo, un individualista che pensa al proprio utilitarismo benthamiano, piuttosto che alla ragion di stato.
Ieri, sull’asfalto texano, non abbiamo osservato altro che un pilota impegnato a fare il suo dovere. Sainz è stato il protagonista di una gara straordinaria, per distacco l’MVP di giornata, poiché, partito quinto, è riuscito a risalire fino alla seconda posizione, sciorinando tra l’altro un paio di sorpassi da urlo. Uno di questi lo ha fatto proprio ai danni di Leclerc che, senza lesa maestà, si è lasciato sorprendere dalla veemenza con la quale il compagno di squadra lo ha attaccato e lo ha costretto ad alzare bandiera bianca in un duello rusticano che è l’essenza stessa della Formula 1.
La cosa assurda è che, per ragioni irrazionali, ci sono persone che non vogliono vedere tutto questo, preferendo una conduzione di gara da educande. Gli stessi soggetti che magari poi lanciano invettive su una Formula 1 noiosa e priva di spunti. La coerenza, signore e signori, non si acquista al supermercato.

Carlos Sainz: il diritto di correre, il dovere di essere un racer
Ditemi, dunque, perché Sainz avrebbe dovuto alzare il piede? Perché avrebbe dovuto cedere il passo se le sue mosse sono state dure ma sempre nel quadro regolamentare? Perché l’anno prossimo non sarà più in rosso? Perché, di contro, Leclerc continuerà a correre con lo scudetto del Cavallino Rampante cucito sul petto?
Se fosse stato per Carlos Sainz, il rinnovo con la Ferrari sarebbe arrivato già l’anno passato, visto che lo invocava a gran voce. Un rinnovo che gli era stato promesso finché non si è presentata la possibilità di ingaggiare Lewis Hamilton. Non si tratta di ricostruzioni inventate da chi sta scrivendo, sono le parole riferite più volte da Fred Vasseur a formalizzare questa verità.
Non è stato un campionato semplice per Carlos Sainz, che ha dovuto operare in una condizione assolutamente non favorevole: non un dimissionario, bensì un licenziato che però non è mai stato trattato male dal team. Anzi, in maniera corretta e coerente, Ferrari gli ha sempre dato la possibilità di giocarsela a pari armi con un agguerrito Leclerc.
Cosa che ha fatto anche ieri, come ha sottolineato Vasseur al termine della giornata, ribadendo che in Ferrari non si fanno preferenze. Soprattutto perché in ballo non c’è un utopistico titolo piloti, ma un costruttori che si può ottenere anche con due professionisti che duellano, stimolandosi vicendevolmente e alzando così l’asticella delle prestazioni.
Il bene della Ferrari non si fa creando una coppia sbilanciata che genera malumori diffusi, ma gestendo bene due leoni che vogliono imporre il proprio dominio nel branco. L’insoddisfazione di Leclerc al termine della Sprint Race è normale, fisiologica. Una reazione scontata quando si è perso in pista. Ma è bastato poco tempo per lenire il dolore e capire che sarà ancora più gustoso riuscire a battere il compagno-rivale in pista, e non con mezzucci eticamente discutibili come un ordine di scuderia che impone il mantenimento delle posizioni.

Ieri Carlos è stato in grado di arrivare al secondo posto: questo è un fatto incontrovertibile. Leclerc avrebbe potuto? Sarebbe stato in grado di superare Norris? Quesiti inevasi e inevadibili. Fatto sta che lo spagnolo ha guadagnato una seconda piazza che difficilmente era prevedibile al momento del via. Quindi gli va fatto un plauso. E soprattutto gli va riconosciuto il merito di essere stato un professionista indefesso che fa ciò per cui è pagato: competere e provare a battere gli avversari, di qualunque colore essi siano.
Probabilmente il contenuto di questo articolo non piacerà a quelli che ho definito nel titolo “pasdaran leclerchiani”. Me ne farò una ragione, perché preferirò sempre dribblare strali e invettive piuttosto che piegarmi all’idea che la Formula 1 è uno sport di ragionieri o di fidi scudieri che annullano se stessi per favorire qualcun altro.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP