In uno speciale di Autosprint dedicato all’epopea dell’Alfa Romeo nelle corse, Marino Bartoletti ha scritto di Carlo Chiti: “Il personaggio più buono, ma soprattutto più generoso che io abbia mai incontrato nel mondo dell’automobilismo. E forse anche nel mondo dello sport. Chi oggi guarda con scontata sufficienza le appendici delle vetture di Formula Uno e parla di ‘deportanza’ come se fosse una cara e vecchia parente, è giusto che sappia che fu questo signore corpulento ad appiccicare un giorno per la prima volta un alettone su una Ferrari, facendo credere ai commissari che fosse una protezione contro gli spruzzi di benzina”.

Era un giovane ingegnere ma c’era quando il Biscione conquistò i primi due titoli Mondiali della storia della Formula Uno. E fu sempre lui a mettere sulla Brabham motorizzata Alfa Romeo quella specie di grande ‘ventilatore’.
Il suo grande orgoglio era il mondo dei prototipi. ‘Tornando’ a quello speciale di Autosprint, Andrea De Adamich lo ha così descritto: “A livello di carisma per me era paragonabile a un personaggio del calibro di Fangio. Sapeva di tutto, leggeva tutto, era un grande comunicatore. Come tecnico era un Dallara più ruspante, un Forghieri più esperto, anche se Mauro era successivo a lui a livello di formazione professionale”.
Ma non solo corse e motori. Era un personaggio nel vero senso del termine, considerato che -sempre su quello speciale, scusate le ripetizioni- l’ing. Luigi Marmiroli affermò: “Con lui ci si divertiva anche a tavola: se te lo trovavi davanti di posto e non ti sbrigavi a mangiare ciò che era nel tuo piatto, stai tranquillo che te lo finiva lui…”. Il 19 dicembre 1924 nasceva Carlo Chiti.