Una base operativa negli Stati Uniti, una struttura in crescita a Silverstone e un approccio organizzativo mutuato dalla NASA. Cadillac non si limita a entrare in F1: vuole riscrivere il paradigma di cosa significhi farlo da zero. A meno di un anno dal debutto nel Mondiale 2026, Autosport ha avuto accesso esclusivo alle prime fondamenta del progetto durante una visita alla futura sede del team, a Fishers, nell’Indiana.
L’ingresso ufficiale, ratificato dopo 767 giorni di processo formale, ha attivato un conto alla rovescia serratissimo. L’obiettivo? Costruire, omologare e far scendere in pista la prima monoposto Cadillac in tempo per il via del campionato in Australia, nel 2026. Un’impresa colossale. Eppure, tra i corridoi di Fishers e quelli temporanei di Silverstone, la macchina organizzativa è già in piena attività.

Cadillac F1: una doppia anima tra Regno Unito e USA
Il cuore pulsante del progetto sarà a stelle e strisce. Fishers ospiterà il quartier generale definitivo e il polo produttivo della nuova scuderia. Ma per accelerare i tempi, il team opera già da un complesso provvisorio a Silverstone, dove Autosport ha potuto toccare con mano l’avanzamento dei lavori.
“Abbiamo meno di un anno per essere in pista alle prime libere”, ha raccontato Graeme Lowdon, ex Marussia e oggi figura chiave nel management Cadillac. “In questo momento siamo a circa due terzi dell’organico necessario, e già contiamo su 600 persone. In termini numerici, non siamo certo i più piccoli della griglia”.
La sede britannica è suddivisa in sei edifici, che saranno presto razionalizzati in tre centri operativi principali: tecnico, produttivo e logistico. “Solo in ambito progettuale abbiamo già emesso 6.000 disegni e realizzato 10.000 componenti”, ha specificato Lowdon ad Autosport. Un’attività frenetica che proseguirà parallelamente alla costruzione del campus americano, destinato a diventare la base a lungo termine.
Cadillac F1 – Una squadra costruita con l’approccio della NASA
Nel gestire una struttura così articolata, divisa tra continenti e fusi orari, Cadillac ha scelto un modello di governance radicalmente diverso da quello tradizionale della Formula 1. “Abbiamo adottato un’impostazione simile a quella delle missioni Apollo”, ha spiegato Lowdon. “Non un sistema gerarchico a comando e controllo, ma una rete orizzontale ispirata al concetto di mission control. Serve comunicazione diretta tra ingegneri a Silverstone, Charlotte, Warren e Fishers. Non c’è tempo per scalare catene di comando”.
Un’impostazione nata da una necessità logistica, certo, ma anche da una filosofia culturale: rendere ogni membro del team parte attiva e responsabile del progetto. “Chiunque lavori su quest’auto potrà dire: ‘Questo pezzo l’ho fatto io’. È uno dei punti di forza che offriamo: un grande carico di responsabilità e coinvolgimento”.
Cadillac F1: crescita accelerata su ogni fronte
Accanto allo sviluppo tecnico, il team si sta dotando di un’infrastruttura digitale di primissimo livello. Basti pensare che sono già stati distribuiti oltre 400 laptop, emessi più di 6.000 ordini di acquisto solo per l’IT e archiviati ben 5 petabyte di dati CFD. “E tutto questo senza avere una struttura esistente: è stato costruito da zero, anche il team IT è stato creato ad hoc”, ha sottolineato Lowdon.
La rete di fornitori esterni viene espansa ogni settimana. “Ne abbiamo inseriti 30 solo negli ultimi giorni”, ha rivelato. “Ma l’obiettivo a medio termine è internalizzare quanto più possibile. Ci vorrà tempo, ma siamo già sulla strada giusta”.
Cadillac F1 – Talenti americani e know-how britannico
La doppia sede rappresenta un vantaggio strategico. Silverstone permetterà di attingere alle competenze della Motorsport Valley inglese, mentre Fishers avrà il compito di attrarre e formare una nuova generazione di ingegneri americani.
“C’è questa percezione che la Formula 1 si possa fare solo in Europa, ma gli Stati Uniti hanno competenze ingegneristiche di livello assoluto”, ha affermato Lowdon. “Lavorando con GM, lo standard che abbiamo riscontrato è altissimo. Non vedo alcun limite nel reclutare personale qualificato negli USA”.
Cadillac F1 e il nodo piloti: esperienza cercasi
Se la parte tecnica è già in movimento, resta da definire l’ultimo tassello: la line-up dei piloti. Tra i nomi circolati ci sono Valtteri Bottas e Sergio Perez (ipotesi confermata da Paul Hembery ai nostri microfoni, ndr), ma Lowdon mantiene il massimo riserbo. “Sappiamo chi è disponibile sul mercato e abbiamo una buona idea di cosa ci serve. Ma siamo ancora lontani dal momento della scelta”, ha spiegato. “In ogni caso, è evidente che avere al volante un pilota esperto, in un anno così delicato, farebbe una grande differenza”.
Per ora, l’attenzione è concentrata su ogni dettaglio operativo, mentre i team tecnici proseguono senza sosta per rispettare una tabella di marcia senza margini d’errore. Un’ambizione che non guarda solo alla Formula 1, ma alla possibilità concreta di ridefinire cosa significhi entrare nel Circus dalla porta principale.
Crediti foto: Cadillac F1
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