Ieri è giunto l’annuncio ufficiale: nel 2026 Cadillac sarà l’undicesimo team in F1. Un atto formale, visto che tutto era stato definito qualche mese fa. Era necessario espletare alcuni passaggi, pratiche burocratiche che la compagine americana ha sistemato con rapidità, spezzando quello che sembrava un dogma: la presenza di dieci squadre in griglia.
Non è stato un percorso facile quello che ha portato la controllata di General Motors nel cerchio magico delle “dieci sorelle”, oggi diventate undici. Tutto nacque dalla candidatura di Michael Andretti, che di bastoni tra le ruote se n’è ritrovati parecchi, tanto da dover edulcorare il progetto iniziale e affidare la guida del programma a Cadillac, che all’avvio era configurato come un partner e non come il socio di maggioranza.

Cadillac F1: una vittoria del “visionario” Mohammed Ben Sulayem
L’unica figura che aveva davvero creduto nella cordata e che si era spesa mettendosi contro Liberty Media e i team principal è stata quella di Mohammed Ben Sulayem, che da solo aveva confidato nella solidità e nella serietà del gruppo Andretti e aveva per tale ragione aperto un bando a cui avevano partecipato cinque realtà, dalle quali era appunto emerso il team guidato dal figlio di “Piedone” Mario, che sarà presidente onorario di Cadillac F1.
Mohammed Ben Sulayem è stato letteralmente un visionario ed è a lui che si deve la presenza dell’undicesimo soggetto nella massima serie del motorsport, inutile girarci intorno. Il presidente della FIA, su questo fronte, è talmente avanti che già sta parlando della possibilità di aprire a una dodicesima franchigia, sfidando nei fatti nuovamente la volontà di chi detiene la categoria.
L’ex rallista emiratino se l’è dovuta vedere con una censura spietata, che per due anni ha fatto di tutto per osteggiare la candidatura Andretti, salvo poi, quando sono mutate certe condizioni, vedersi quasi rubata l’idea di allargare il Patto della Concordia che, tra l’altro – è bene ricordarlo – scadrà a fine 2025 e per il quale sono già partite le interlocuzioni in bassa frequenza per riscriverlo, probabilmente introducendo clausole anti-diluizione molto più elevate di quelle che ha dovuto sborsare General Motors.

Cadillac F1 – “L’implosione” di Renault alla base della revisione strategica di Liberty Media
Quanto è successo nel 2024 ha contribuito a dare un’accelerata definitiva alla candidatura Andretti, che si è trasformata in quella Cadillac. Quando la Renault ha deciso di dismettere il programma motori di Viry-Châtillon, la Formula 1 si è resa conto che aveva bisogno di un altro soggetto forte, un nuovo partecipante che potesse elevare la quota commerciale, che rischiava di precipitare dopo l’abbandono di un costruttore così potente a livello globale.
Certo, Alpine non si è eclissata dalla Formula 1, ma resta come semplice team fornito da Mercedes, che manterrà il controllo più o meno diretto su quattro scuderie. La FOM ha quindi dovuto rivedere le sue strategie, concedendo il lasciapassare a General Motors, che nel frattempo si era fatta amici forti: il Congresso americano, che aveva minacciato cause contro Liberty Media, e lo stesso Donald Trump, la cui rielezione – alla quale è seguito un protezionismo di stampo settecentesco – ha dato la spallata definitiva ai padroni della Formula 1, che rischiavano di vedersi muovere guerra dalle più alte autorità politiche del paese nel quale stanno investendo di più.
Per questo motivo tutte le questioni di carattere commerciale, quei vincoli sbandierati da Stefano Domenicali e soci, sono improvvisamente – e miseramente – crollati per far spazio alla convinta accettazione del gruppo Cadillac. Stesso discorso per quanto attiene le ritrosie dei team principal, che hanno dismesso spada ed elmetto e steso tappeti rossi all’undicesimo compagno di viaggio, capendo finalmente che uno in più non voleva dire meno soldi da dividersi, ma l’opportunità di creare una torta ancor più grande nella quale affondare la faccia e ingrassarsi sempre più. Sì, il capitalismo è incoerente e amorale: quel che valeva ieri, non vale oggi.

La vittoria di Ben Sulayem può cambiare gli equilibri nella rielezione del presidente FIA?
Non c’è una risposta diretta al quesito posto sopra. La Federazione Internazionale dell’Automobile sovrintende a molti campionati. Quello di Formula 1 è effettivamente la competizione più importante che si sviluppa sotto l’egida di Place de la Concorde, e sbandierare questo successo sicuramente può avere un peso nel processo di rielezione del numero uno della FIA.
La posizione di Mohammed Ben Sulayem resta traballante, poiché l’accentramento di poteri che ha posto in essere negli ultimi mesi continua ad essere inviso ai vertici della Formula 1 e anche all’opinione pubblica. Ma la positiva conclusione di questa vicenda è un segnale che il manager dà agli elettori, che sono essenzialmente le varie federazioni mondiali che compongono il gruppo dirigenziale parigino. Non è Liberty Media che vota, né lo fanno i team. Sono dirigenti di lungo corso che Ben Sulayem è stato in grado di convincere già nella prima tornata elettorale e che potrebbe tornare a persuadere usando la personale vittoria ottenuta con l’accettazione di Cadillac in Formula 1.
Gli equilibri sono liquidi, quel che ieri sembrava chiuso potrebbe essersi riaperto con questa importante vittoria, che nei fatti stravolge le fondamenta della Formula 1, che nel 2026 sarà quindi ancora più rivoluzionata. Solo nei prossimi giorni potremo capire gli effetti e i concreti sviluppi che scaturiranno dall’atto formale del quale la Formula 1 ci ha ieri informati con una glabra nota. Fatto sta che Mohammed Ben Sulayem ne esce più forte e impettito che mai.
Crediti foto: FIA, Formulacritica