Binotto – Audi e lo spauracchio di Aldo Costa

L'arrivo di Mattia Binotto in Audi potrebbe essere solo l'inizio di una ristrutturazione più grande. Per recuperare il tempo perso potrebbero servire nomi più "pesanti"

Cosa ci raccontano i recenti eventi che hanno scosso le fondamenta del progetto Audi 2026 che vedono per protagonista l’ex TP Ferrari Mattia Binotto?

Sicuramente ci restituiscono un quadro non proprio roseo per la casa dei Quattro Anelli. Effettuare un cambio al vertice mandando via una coppia di professionisti come Seidl e Hoffman ad un anno e mezzo dal debutto nella massima serie dell’automobilismo ed a pochi mesi dall’inizio della progettazione delle auto del 2026, ha un solo significato: il lavoro fin qui svolto non era all’altezza delle aspettative della dirigenza sia a livello programmatico, sia dal punto di vista degli obiettivi già raggiunti, evidentemente poco soddisfacenti

Come già scritto nel precedente articolo (QUI per approfondire), le criticità che tutti noi possiamo notare sono sostanzialmente due: il non avere ancora messo sotto contratto nessuna prima guida di livello, nonostante un budget a disposizione bello ampio e non essere stati in grado di riorganizzare il team Stake F1 in modo tale da poter crescere nelle due stagioni antecedenti al debutto, e funzionare da specchietto per le allodole per tecnici e sponsor.

Mattia Binotto - ex team principal Scuderia Ferrari
Mattia Binotto, l’ex team principal della Scuderia Ferrari

Ecco che la scelta di prendere l’ingegnere di Losanna trova un senso logico, sia per il breve periodo, che per il lungo. Nel breve periodo potrà essere utile perchè entrerà a ricoprire il ruolo di Direttore Operativo e Direttore Tecnico dal primo Agosto e conoscendo già l’architettura della PU Ferrari potrà dare delle indicazioni importanti per lo sviluppo dell’auto del 2025, magari portando la squadra a competere nel midfield.

Lui stesso potrebbe poi, nel lungo periodo, rappresentare un elemento attrattivo sia per i tecnici che per i piloti, andando a compensare quelle mancanze del Team Stake F1 sopra citate.

Audi: il tempo rema contro

Tutto questa operazione però pone di fronte ad Audi una criticità importante: il tempo. Un fattore essenziale insieme ad una programmazione corretta in questo mondo ultra competitivo, per poter arrivare a competere con i migliori.

Le auto del 2026 inizieranno a prendere forma nei prossimi mesi, e sarà difficilissimo riuscire a prendere in mano la situazione, capire come e dove intervenire a livello di organigramma, farsi un’idea su chi andare a prendere per rinforzare l’organico e nel contempo mettere nelle migliori condizioni possibili, chi già è presente in fabbrica per poter lavorare al meglio sul progetto dell’auto che segnerà il loro debutto. 

Binotto sarà chiamato quindi ad un grandissimo lavoro organizzativo e tecnico, ma per quanto potrà essere bravo e veloce difficilmente l’obiettivo per il 2026 potrà essere di altissimo profilo. La logica ci indirizza verso un debutto senza troppe pretese ed uno spostamento in avanti delle aspettative di più alto profilo. Probabilmente una deadline più verosimile sembrerebbe essere il 2028.

La riorganizzazione che inevitabilmente sarà chiamato a mettere in atto prenderà del tempo e sarà necessaria la giusta dose di pazienza affinché un progetto ambizioso come quello di Audi possa portare a dei grandi risultati. Una prerogativa di cui Binotto non ha sicuramente potuto godere nel suo ex ambiente di lavoro, e che sono sicuro potrà trovare in ambiente molto diverso da quello di Ferrari.

Aldo Costa ai tempi della Mercedes

Audi: se Aldo Costa fosse una possibilità?

Se posso azzardare un parallelismo storico, io lo accosterei all’esperienza di un certo Aldo Costa, che dopo 16 anni di permanenza in Ferrari dal 1995 al 2011, venne silurato in malo modo (proprio come Binotto) e venne poi preso, molto intelligentemente, dalla Mercedes che lo pose al centro del progetto, nel ruolo di direttore dell’ingegneria e responsabile della progettazione e sviluppo, facendolo diventare l’elemento chiave per i successi del colosso tedesco nell’era delle Power Unit.

Che Audi possa aver tratto ispirazione dall’esperienza della Mercedes e possa quindi aver deciso di puntare sull’ennesimo “scarto di lusso“ della Ferrari? 

Visto e considerato, che la maggior parte dei fuoriusciti da Maranello statisticamente sono risultati poi essere decisivi per i successi di altri, non sembra un’idea così insensata. 

Con le risorse giuste, il tempo necessario, il giusto capitale e l’intelligenza di saper accettare gli errori traendone insegnamenti di crescita, Binotto potrà diventare il prossimo grande rimpianto della Scuderia Ferrari?


Crediti foto: F1

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