Il piatto della Alpine piange. Zero i punti in classifica in questo 2024 che per ora è vissuto in coabitazione con altre due grandi deluse della Formula 1: Stake-Sauber e Williams Racing. Una catatonia preoccupante che potrebbe essere spezzata da una mossa clamorosa: l’ingaggio di Mattia Binotto.
Riavvolgiamo il nastro al campionato del mondo 2023 prima di addentrarci nel concetto che già avrà fatto storcere il naso a qualcuno. È l’anno scorso che la scuderia controllata dalla Renault accantona i sogni, in un estremo atto di realismo, e avvia la prima rivoluzione.
Primo passaggio formale era stato il defenestramento di Laurent Rossi (al suo posto Philippe Krief in veste di CEO). Seconda testa illustre a cadere fu quella di un altro pezzo da novanta: Otmar Szafnauer sostituito da Bruno Famin.
Ma non era finita qua. Anche Alan Permane, direttore sportivo, fu salutato senza troppe cerimonie dopo 34 anni di lavoro presso la struttura di Enstone. Un terremoto che era stato preceduto dall’addio di Pat Fry approdato in Williams.
Alpine: addio al piano quinquennale
I movimenti sopra proposti non fanno che rappresentare la certificazione del fallimento del modello basato sulle quattro stagioni di crescita che l’ex CEO, Laurent Rossi, nel 2021, aveva impostato col “Piano 100 gare”.
Uno dei primi provvedimenti di Famin era stato quello di rivedere obiettivi che erano parsi troppo ambiziosi sin dalla loro definizione: “Non ho idea di quanto tempo ci vorrà e non voglio fissare un obiettivo”, aveva osservato dopo il suo insediamento.
Alpine: dalla padella alla brace
Il 2024 è iniziato ancora peggio. E ce ne voleva per annerire ulteriormente un quadro già coperto dalla fuliggine. Famin, spinto da Luca De Meo che forse due domande dovrebbe farsele sul suo operato, ha dovuto affrontare un’altra mezza rivoluzione dopo che s’è capito – ed è bastato veramente poco – che la A522 era una vettura deludente.
Il 4 Marzo, coi motori ancora caldi a seguito del Gran Premio del Bahrain, BWT Alpine F1 ha introdotto una serie di cambiamenti organizzativi in tutti i suoi comparti tecnici in cui adotterà un nuovo approccio a tre pilastri: performance, aerodinamica e ingegneria sono andati a sostituire la struttura a un unico Direttore Tecnico.
La decisione era arrivata dopo un periodo di risultati deludenti in cui la squadra è scesa dal quarto posto nel campionato 2022 al sesto nel 2023, mancando diversi obiettivi chiave nelle sue ambizioni di raggiungere la testa della griglia.
Il team annunciava, quindi, le seguenti posizioni: Joe Burnell come Direttore Tecnico Ingegneria, David Wheater come Direttore Tecnico Aerodinamica e Ciaron Pilbeam come Direttore Tecnico Prestazioni. I tre lavorano a stretto contatto e riferiranno al Team Principal Bruno Famin.
Per quanto riguarda le power unit, il team tecnico di Viry è guidato dal Direttore Eric Meignan che continua a lavorare sul progetto motori 2026. Il team aveva annunciato di aver dato mandato ai direttori operativi John Woods a Enstone e Audrey Vastroux a Viry-Chatillon per continuare lo sviluppo delle fabbriche dietro il progetto Formula 1.
Mattia Binotto – Alpine: perché sì
Un rimescolamento di portata enorme, quello della Alpine, che sa di confusione organizzata. In questo scenario si incuneerebbe la figura di Mattia Binotto. Calmi! Non per creare altro caos ma per provare a venirne a capo. Ecco qualche valido motivo per vedere l’ingegnere di Losanna – attualmente impiegato in TEXA Spa – a Enstone.
- Esperienza. Il nostro prode si laurea in ingegneria meccanica presso il politecnico di Losanna nel 1994. L’anno dopo è assunto in Ferrari come motorista e scala tutte le posizioni fino ad arrivare ai vertici. Non è questa la sede per ripercorrerle come fosse un algido elenco. Basta ribadire che Binotto ha servito con spirito di abnegazione per la causa rossa per 20 anni accanto a colossi che rispondono al nome di Michael Schumacher, Jean Todt, Ross Brawn, Rory Byrne, Paolo Martinelli e via citando. Un parterre da far drizzare i capelli. Volete che qualcosa non l’abbia imparata?
- Capacità di comando. Binotto è un decisionista. A volte, forse, lo è stato pure troppo e ne ha pagato le conseguenze. Ma in quel mare tumultuoso che è l’Alpine serve uno che abbia il coraggio di prendere decisioni anche impopolari. Non che Famin non sia abile, ma finora è stato l’esecutore delle volontà di De Meo che non hanno funzionato. La direzione tricefala che abbiamo presentato in alto è forse troppo dispersiva. In casa francese serve una monarchia, non un’oligarchia confusa. Mattia Binotto ha la caratura per imporsi e imporre il suo credo.
- Facoltà d’accentrare. Quando prese possesso della GeS, Binotto spazzò via il modello orizzontale voluto da Sergio Marchionne che Maurizio Arrivabene provava a proseguire. Il manager italo-svizzero vede le aziende come piramidi sulla cui cima appoggia il suo regale sedere. In Alpine serve uno che comandi con la frusta. Il tempo della coralità arriverà a problemi risolti.
- È un motorista. L’occhialuto ingegnere nasce come motorista. E una figura del genere servirebbe come l’acqua nel deserto a un comparto che nell’era turbo-ibrida ha preso solo schiaffi in pieno volto. Il V6 di Viry Chatillon è il peggiore della Formula Uno. Lo sanno tutti, a partire dai tecnici della Losanga a cui serve una guida esperta.
- Ha voglia di rivalsa. Diciamocelo con franchezza: il lavoro in TEXA è acqua che non disseta. Un palliativo, un impegno per tenersi vivo ed evitare di passare troppo tempo nella vigna di famiglia. Binotto, in realtà, punta al rientro in grande stile.
Proprio per rimettersi in pista Alpine potrebbe essere una soluzione interessante. Due necessità che si incontrano per provare a creare quell’alchimia positiva che entrambe le parti cercano. Tanto, lo state pensando, peggio di come sta andando è difficile fare…
Crediti foto: Scuderia Ferrari, Alpine