Ormai, l’addio della Renault alla F1 è un fatto passato agli annali. I francesi hanno riposto i sogni di gloria – e sicuramente non lo hanno fatto a cuor leggero – puntando su una fornitura che, secondo Luca De Meo, il grande architetto della transizione del comparto motori di Viry-Châtillon che d’ora in poi opererà a scartamento ridotto, potrebbe essere proprio quell’espediente che permette alla squadra di ambire a traguardi più elevati.
l principio è semplice: non devo assillarmi a progettare e costruire una power unit se posso comprarla già bella e fatta, possibilmente da chi potrebbe essere ancora una volta il competitor da battere: la Mercedes. Staremo a vedere se ciò accadrà.
Nel frattempo, è chiaro che la semi-dismissione dell’azienda transalpina genererà un effetto domino su un reparto powertrains che, fino a poco più di una decina d’anni fa, era in grado di sfornare motori aspirati capaci di mettere in crisi le ambizioni di successo della concorrenza. Con l’era turbo-ibrida, però, tutto si è ribaltato: a Viry-Châtillon non hanno mai digerito le nuove architetture, vivendo due lustri che sembravano più vicini a un incubo tecnico sportivo che alla realizzazione di un sogno.

Ferrari e altri team si fiondano sui tecnici francesi: il “discount” della F1
Luca De Meo, rispondendo alle agitazioni interne di tecnici e maestranze, si è affrettato a rassicurare tutti dicendo che il affermando motori non avrebbe chiuso, ma sarebbe stato semplicemente ristrutturato, continuando a produrre propulsori per le categorie Endurance e per quelle propedeutiche alla Formula 1. Chiaramente, sarà necessaria una riduzione del personale, che, sempre secondo il manager italiano, sarebbe stato ricollocato in altri comparti di un’azienda molto ramificata.
Viene da sé che determinate competenze siano appetibili per la concorrenza, che già si è cominciata a muovere. Lo ha spiegato lo stesso Luca De Meo in una recente intervista al quotidiano transalpino L’Equipe. Quest’ultimo ha ammesso che Ferrari – e non solo – ha già fatto delle proposte molto concrete ad alcuni ingegneri che componevano l’organigramma di Viry-Châtillon.
Cosa assolutamente naturale in un mercato dei tecnici fluido e in continuo movimento. Quel che però fa riflettere è che Ferrari avrebbe ottenuto di non far fare il consueto gardening leave agli ingegneri ingaggiati. Un grande vantaggio per Maranello, che ha approfittato del fatto che Renault non è più interessata al programma F1.
Ma questo progetto è stato sviluppato fino a pochi giorni fa, visto che il V6 francese girava al banco, anche se con frazionamento ridotto, da qualche tempo. Ferrari quindi si accaparrerà competenze e know-how a bassissimo costo. In questo senso si spiega il titolo di questo scritto, che non vuole essere provocatorio ma fotografante semplicemente lo stato dell’arte.
Ferrari: nessuna dismissione del reparto motori
Il comparto motori di Maranello è tutt’altro che in dismissione, come invece riportano alcune testate italiane con ricostruzioni fantasiose, prive di alcun riscontro con la realtà e probabilmente mosse dalla solita necessità di ottenere qualche click a basso costo.
Mentre il Progetto 677, nome in codice della vettura di Formula 1 del 2025 che sarà affidata a Charles Leclerc e Lewis Hamilton, prende forma, in Ferrari sono già proiettati mentalmente verso la Formula Uno del 2026 e oltre. È proprio in quest’ottica che va letta la campagna acquisti presso Renault Sport. Bisogna quindi smentire con forza l’idea che nei comparti motoristici modenesi regni il caos o vi sia un fuggi fuggi generale. Balle.

Ferrari: l’occasione fa l’uomo ladro? Non proprio
Ferrari approfitta delle difficoltà di Renault, ma lo fa in maniera del tutto lecita. Qualcuno ha parlato di sciacallaggio, ma non è così. Frédéric Vasseur e gli altri dirigenti hanno semplicemente atteso il giusto momento per sferrare l’attacco. Qualche mese fa non avrebbero ottenuto gli stessi risultati o, se lo avessero fatto, avrebbero dovuto pagare ingaggi più alti e avrebbero dovuto rispettare il gardening leave tipico di queste occasioni.
Ovviamente – in questo caso facciamo l’avvocato del diavolo – qualche dubbio può sorgere sulla buona riuscita dell’operazione. È vero che a Viry-Châtillon ci sono tecnici di assoluto rilievo, ma bisogna anche considerare che stiamo parlando di uno staff che, in undici stagioni di Formula 1, ha raccolto pochi successi.
Questo non significa che non ci siano risorse che possano contribuire alla causa rossa, ma bisogna essere ben consci del fatto che Ferrari ha acquisito ingegneri che hanno operato in un contesto tecnico e organizzativo incapace di vincere. I problemi non erano solo dei telaisti, visto che i motori Renault, negli anni, sono stati montati non solo sulle Alpine, ma anche sulle McLaren e sulle Red Bull pre-Honda, con risultati non particolarmente memorabili.
Questi tecnici motoristi servono davvero alla Ferrari? Probabilmente sì, ma solo come completamento di un organigramma già rodato e strutturato e che non è affatto in dismissione come qualcuno vuole far credere in maniera del tutto fuorviante.
Certamente non bisogna pensare che i “transfughi” della Renault vengano in Italia e facciano la differenza portando competenze rivoluzionarie. Questo discorso vale per Maranello e per tutti gli altri reparti powertrains che stanno approfittando dell’esodo da Renault Sport.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP, Alpine