Quando nel dicembre del 2021 la FIA ha eletto Mohammed Ben Sulayem come nuovo presidente, l’intero mondo del motorsport ha sperato nell’inizio di una nuova era che avrebbe portato sviluppo all’interno del settore. Anche le promesse dell’allora candidato avevano lasciato ottime impressioni sia negli appassionati che negli addetti ai lavori. Tuttavia, le polemiche hanno contraddistinto questi ultimi tre anni e mezzo di presidenza.
Il dibattito che ha suscitato maggiore clamore è stato quello legato al divieto di utilizzo di un linguaggio scurrile da parte dei piloti. Ma questo altro non è che la punta dell’iceberg. A livello politico, numerosi sono stati i licenziamenti, tanto che l’emiratino più volte è stato accusato di autoritarismo. In effetti, molte figure di spicco hanno lasciato gli incarichi più importanti: c’è chi pensa che Ben Sulayem abbia creato una cerchia ristretta intorno alla sua figura, capace di consolidare il suo potere a Place de la Concorde.
Ciononostante, nella mattinata del primo giorno del Gp di Silverstone è arrivata una notizia destinata a stravolgere gli equilibri politici all’interno della Federazione. Tim Mayer – figlio di Teddy Mayer, storico dirigente che ha legato la sua storia alla McLaren – ha ufficialmente presentato la sua candidatura per la direzione della FIA. Proprio Mayer è una delle “vittime” delle scelte di Ben Sulayem.
Fino alla passata stagione, lo statunitense aveva lavorato per la FIA. Tuttavia, in seguito al suo ruolo di rappresentante del circuito di Austin in un’udienza per la revisione di una multa comminata agli organizzatori dell’evento, nel novembre del 2024, la Federazione lo ha estromesso dal suo incarico di commissario. Sembra quindi che Mayer possa rappresentare un avversario agguerrito per la carica di presidente.
Per Mayer recuperare il rapporto con i piloti è essenziale: “Loro sono il fulcro di questo sport”
Quando Carlos Sainz Sr aveva ritirato la propria candidatura alla presidenza della FIA, sembrava che Ben Sulayem non avesse rivali. Dopotutto, non si può negare che nel corso del suo operato, l’emiratino abbia rafforzato la propria figura. In un’intervista rilasciata a Motorsport.com, Mayer ha ampiamente criticato la direzione del dirigente, affermando che costringere le persone ad andarsene quando dicono la verità, sia preoccupante.
Sarebbe questa una delle principali ragioni della candidatura dello statunitense. La sua motivazione sembra essere forte: l’obiettivo è far ritornare il dibattito interno, convinto che solo attraverso critiche costruttive si possa lavorare per un obiettivo comune, ossia la crescita del motorsport.
Il secondo punto è ricostruire il rapporto con i piloti, spezzatosi a causa dei numerosi divieti imposti dalla federazione, e dalle punizioni inflitte in caso di violazione delle regole, vedasi i lavori socialmente utili a cui Max Verstappen ha dovuto partecipare dopo aver utilizzato un linguaggio non conforme alle nuove linee guida FIA.

Sempre ai microfoni di Motorsport.com, Mayer ha ammesso che i piloti devono tornare a essere riascoltati: “I piloti sono il fulcro di questo sport. È necessario collaborare con loro. È così che vedremo lo sport prosperare“. Delle dichiarazioni che vanno a scontrarsi con il pensiero di Ben Sulayem che, più volte, ha preferito lasciar perdere il pensiero dei protagonisti del motorsport.
Il prossimo congresso FIA, in programma a dicembre, rappresenterà il vero banco di prova per la federazione: da un lato, Mayer punta a mobilitare team e piloti intorno a un progetto di trasparenza. Ben Sulayem, invece, cercherà di consolidare il proprio potere attraverso alleanze già ben saldate.
Qualunque sarà l’esito delle votazioni, è però chiaro che la sfida elettorale ha già messo al centro del dibattito la necessità di in equilibrio tra autorità e ascolto. Il futuro del motorsport mondiale dipenderà proprio dalla capacità della Federazione di trovare il giusto rapporto tra i due punti.
Crediti foto: FIA
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