L’ingenuità Ferrari di voler accaparrarsi Adrian Newey, si è infranta di fronte alla scelta dello stesso Newey di restare in Inghilterra, firmando con Aston Martin. In un’intervista esclusiva per Formulacritica durante l’ultimo episodio di Criticalive, Luca Baldisserri ha analizzato le implicazioni di questo mancato accordo, riflettendo sulle dinamiche interne alla Ferrari e sull’importanza di costruire una squadra solida e unita, piuttosto che fare affidamento su una singola figura rivoluzionaria.
Il precedente di John Barnard: genio tecnico ma senza vittorie
Baldisserri ha evidenziato un parallelismo significativo tra l’attuale caso Newey e l’arrivo in Ferrari di John Barnard alla fine degli anni ’80, all’epoca considerato uno dei più brillanti ingegneri in Formula 1. “John Barnard a quei tempi era il luminare, era l’Adrian Newey della Formula 1 dei primi anni ’90”, ha ricordato Baldisserri. Barnard fu responsabile di un vero e proprio rinnovamento tecnico della Ferrari, con la monoposto del 1989 che segnò un salto in avanti rispetto alla concorrenza. L’anno successivo, la Ferrari sfiorò il titolo mondiale con una vettura estremamente competitiva.
Tuttavia, il genio tecnico di Barnard non fu sufficiente per portare la scuderia alla vittoria. “La macchina del 1990 è arrivata a tanto così dal vincere il mondiale. Però non ha vinto”, ha sottolineato Baldisserri. Dopo il ‘90 sono nate delle lotte interne nella Ferrari e Barnard, che lasciò la scuderia alla fine del 1989, provò a tornare a Maranello, ma il suo secondo arrivo passò in sordina a causa delle politiche che si erano create all’interno del team. “Questo per dire che il team è importante, prima di tutto”, ha spiegato l’ex ingegnere Ferrari, evidenziando come il talento individuale non possa prevalere senza il supporto e l’armonia dell’intera squadra.
Il caso Newey: una figura geniale, ma non una soluzione miracolosa
Baldisserri ha poi affrontato direttamente la questione Adrian Newey e il potenziale impatto che l’ingegnere avrebbe potuto avere in Ferrari.
“La figura di Adrian Newey in Ferrari secondo me non sarebbe riuscita a fare quello che la Ferrari si aspettava”, ha dichiarato, accogliendo comunque con favore l’intenzione della scuderia di ingaggiarlo. Tuttavia, ha espresso scetticismo sulla reale possibilità che Newey potesse fare la differenza nel breve termine, sottolineando che il successo di un team non può dipendere solo da una singola mente brillante.
“Dubito che nel breve termine l’Aston Martin riuscirà a essere competitiva come top team”, ha affermato, aggiungendo che la Ferrari, invece, sta già mostrando segni di crescita. Secondo Baldisserri, infatti, l’approccio di Fred Vasseur, nuovo team principal della Ferrari, è centrato non tanto sulla ricerca di un singolo leader tecnico capace di cambiare tutto, ma piuttosto sul consolidamento dell’intero team.
La strategia di Vasseur: consolidare la squadra per vincere
“Secondo me, Vasseur si è reso conto che la priorità è quella di consolidare l’assetto tecnico della Ferrari”, ha spiegato Baldisserri, elogiando la visione strategica del manager francese. In particolare, ha sottolineato come la Ferrari abbia già fatto significativi progressi in termini di competitività negli ultimi mesi, un segnale positivo che dimostra la bontà della strada intrapresa.
“In Ferrari, al momento, stanno lavorando tecnici di estremo valore, devono solo avere tempo e pazienza”, ha proseguito, evidenziando la necessità di stabilità e fiducia nelle competenze interne del team. La vera sfida, secondo Baldisserri, non è trovare un Adrian Newey, ma costruire un gruppo coeso, capace di sviluppare soluzioni innovative e adattarsi alle mutevoli condizioni della Formula 1.
Con la stabilità dei regolamenti tecnici garantita fino al 2025, questo è il momento cruciale per la Ferrari per ottimizzare la propria vettura e puntare a risultati concreti nel prossimo futuro. “Adesso è importante sfruttare questo ultimo anno di stabilità dei regolamenti per riuscire a ottenere una macchina ottimizzata in tutte le sue parti per il 2025”, ha concluso Baldisserri, confidando nella capacità della Ferrari di capitalizzare questo periodo di consolidamento.
Non solo grandi nomi, ma un grande team
L’analisi di Luca Baldisserri mette in luce un tema centrale per la Ferrari e per l’intero mondo della Formula 1: non basta il genio di un singolo individuo per vincere, ma è necessario costruire un team solido e unito, capace di affrontare insieme le sfide tecniche e politiche che inevitabilmente emergono all’interno di una scuderia di alto livello. Il passato di John Barnard è un monito, e la vicenda di Adrian Newey lo conferma: il vero segreto del successo in Formula 1 è la forza della squadra.