Nella giornata di ieri, la testata giornalistica AMuS ha lanciato la notizia secondo cui la Qatar Investment Authority sarebbe pronta a subentrare in Audi. Ricordiamo che il gruppo controllato dalla Volkswagen (VW) qualche mese fa ha deciso di rompere gli indugi e di passare dal 75% della proprietà del team Sauber al 100%. Una mossa per avere il totale controllo delle operazioni, senza lasciarsi condizionare da gruppi minoritari che potevano in qualche modo intralciare i programmi dell’azienda tedesca.
D’altro canto, è stato questo il motivo per il quale Porsche, gruppo parimenti controllato da VW, ha mollato la presa sulla Red Bull, che chiedeva indipendenza decisionale nonostante gli sforzi che la casa di Stoccarda avrebbe messo in campo.

Audi – Qatar: una necessità “morale”
Cosa c’è dietro la decisione della casa dei Quattro Anelli di cedere una quota comunque minoritaria? In primo luogo, c’è da valutare quelle che sono le politiche del gruppo tedesco in questa congiuntura storica. Volkswagen sta chiudendo alcuni stabilimenti e sta tagliando molti posti di lavoro. Per aggiornare la sede di Hinwil e per completare la strutturazione di un comparto motori che deve confrontarsi con colossi presenti da anni in Formula 1, è necessario dar fondo ad altri investimenti. E, dato il contesto finanziario della casa di Wolfsburg, si sta pensando di introdurre capitali freschi che possano supportare queste necessità.
Per tale motivo, Audi intende aprirsi a un nuovo soggetto senza però perdere quel potere decisionale che per VW è fondamentale. Sono quindi da ritenersi infondate le voci che stanno circolando in queste ore, secondo le quali questa operazione altro non sarebbe che l’inizio di un programma che prevede la cessione totale di qualcosa appena acquisito. Ipotesi irrealistica.
I vertici di Audi hanno probabilmente compreso che devono cedere qualche pezzo di potere per poter meglio affrontare una realtà complessa come la Formula 1. Dall’altro lato, e questa è la seconda parte della riflessione, si apre al fondo di investimento del Qatar che diventerebbe ancora più centrale in una Formula 1 che sta spostando il suo baricentro proprio in quella zona del mondo.
Lo Stato qatariota – perché alla fine il fondo è riconducibile agli enti governativi – sarebbe disposto a operare come socio di minoranza, in un più ampio programma di geolocalizzazione della Formula 1 e di tutti gli interessi annessi in una zona che sta diventando sempre più magnetica per Liberty Media, grazie alla grande abbondanza di capitali.
Anche questa tendenza spiega perché il colosso americano dell’intrattenimento stia sempre più spingendo sulla rotazione dei Gran Premi europei, che soffrono della spending review tipica del Vecchio Continente e che non fornisce strumenti competitivi ai promoter delle gare storiche rispetto a chi non ha particolari problemi ad aprire i cordoni della borsa.
L’accordo Audi – Qatar Investment Authority è un ibrido perfetto che spiega come i colossi dell’industria europea, per sopravvivere e per essere competitivi, abbiano bisogno del supporto di altre realtà fiscali.
In un contesto di tagli generalizzati che Volkswagen sta operando, sarebbe eticamente meno sostenibile giustificare il programma Formula 1. Con la presenza dei capitali qatarioti, tutto il meccanismo sarebbe più giustificabile ed è per questo che la casa di Ingolstadt cederà un pezzo di sovranità.
Crediti foto: Audi