La politica del “tutto e subito” raramente paga, e lo fa ancor meno quando si parla di F1, uno sport così tecnicamente specializzato in cui l’improvvisazione non può trovare spazio. Questo probabilmente lo hanno capito in Audi nel momento in cui hanno messo piede nella sede Sauber di Hinwil.
Tante, troppe, sono le cose da fare per pensare di colmare il gap in poco tempo. La scuderia fondata da patron Peter annaspa in difficoltà inenarrabili, visto che, unica tra le dieci squadre, è mestamente ferma a zero punti nella classifica costruttori.
Guanyu Zhou e Valtteri Bottas ci hanno provato in ogni modo, ma la C44 è una vettura nata male e che non è stata sviluppata a dovere. Forse una politica studiata a tavolino, mirata a dirottare le risorse sul 2025 e, ancor più, sul 2026, l’anno in cui debutteranno le nuove regole tecniche e in cui Audi presenterà la Power Unit fatta in casa.

Audi: due scogli da aggirare nel medio periodo per Mattia Binotto
Audi si trova davanti a una montagna molto grande da scalare e la buona riuscita del progetto passa attraverso il superamento di due difficoltà.
La prima è la riorganizzazione tecnica della Sauber, una scuderia che nei fatti non ha mai lottato veramente per la vittoria e che deve quindi crescere, sia nelle strutture che nello staff, ma anche nella mentalità necessaria a supportare le ambizioni di gloria.
Mattia Binotto e Jonathan Wheatley, provenienti rispettivamente da Ferrari e Red Bull, sono stati ingaggiati anche per questo motivo: far capire ai presenti e alle nuove acquisizioni come si fa a vincere. Impresa non semplice.
Ma il secondo elemento sarà ancor più cruciale nell’economia del programma Formula 1 della casa dei quattro anelli: l’efficacia della Power Unit costruita nella sede di Neuburg, che sarà il centro motoristico e dovrà integrarsi con la sede svizzera. Ed è proprio sul propulsore che Mattia Binotto ha iniziato a gettare acqua sul fuoco, probabilmente dopo aver osservato i dati delle prove al banco di un’unità embrionale, che costituirà la base del progetto 2026.
Binotto ha spiegato quale è al momento l’elemento mancante in Audi. Pur ritenendo che a livello di strutture, organigramma e competenze le cose vadano piuttosto bene, dove si riscontra un ritardo rispetto alla concorrenza è nella curva di apprendimento, che risulta necessariamente più appiattita rispetto a chi è in Formula 1 da 11 stagioni con queste motorizzazioni (12 con la prossima).
È vero che le architetture saranno riviste, considerando che sparirà il motogeneratore MGU-H, che la proporzione endotermico-elettrico cambierà a favore di quest’ultimo, e che i biocarburanti avranno un ruolo di primo piano, ma il concetto di base resterà sostanzialmente quello introdotto nel 2014. Un vantaggio di 12 anni che Audi non può pensare di erodere in poco tempo.
Binotto si aspetta quindi che, nella prima fase, ci possa essere un divario “serio” da recuperare. Bisognerà quantificare l’entità dello stesso, ma al momento non è possibile conoscere questo dato, poichéè nessuno dei motoristi ha lasciato trapelare indicazioni sullo stato dell’arte.

Quella a cui ci stiamo avvicinando potrebbe essere una nuova “formula motore“, replicando un po’ lo schema visto nel 2014. James Vowles, numero uno della Williams, ha commentato questa dinamica, sostenendo che non dovrebbe emergere un soggetto così dominante come accadde undici stagioni fa.
Il rischio che i tedeschi vogliono evitare è quello di ritrovarsi molto attardati, come successe alla Honda all’esordio in Formula 1. Un divario che poi i nipponici hanno saputo colmare fino a diventare il punto di riferimento tecnico della serie.
Tuttavia, è immaginabile che questa volta non si replichi tale modello, poiché le regole sono state scritte anche per favorire l’ingresso della casa controllata da Volkswagen. Pertanto, volendo essere ottimisti, Audi potrebbe non trovarsi a dover gestire un ritardo così importante da risultare frustrante e limitante. Questa la speranza di Binotto che evita di renderla pubblica.
Crediti foto: Sauber