Quando Fernando Alonso pronuncia la parola “opportunità” in relazione al 2026, non sta scegliendo un termine a caso. È il vocabolo che racchiude la sua visione del futuro prossimo, il peso degli ultimi anni di carriera e, soprattutto, il ruolo cruciale che Aston Martin si è ritagliata in un panorama tecnico e regolamentare destinato a cambiare radicalmente. La Formula 1 sta per vivere una nuova rivoluzione, e l’asturiano – due volte campione del mondo e ormai icona senza tempo del Circus – vuole essere lì, protagonista ancora una volta.
Le dichiarazioni rilasciate dal pilota spagnolo sul sito ufficiale della scuderia di Silverstone offrono uno spaccato prezioso. Alonso non è soltanto un veterano che si ostina a non lasciare il volante, ma un uomo che intravede nelle normative del 2026 il terreno fertile per un ultimo, grande assalto alla gloria.
2026 come reset regolamentare
Il concetto di “opportunità” trova spiegazione nella distanza oggi esistente tra Aston Martin e le squadre leader della Formula 1. Lo spagnolo lo dice chiaramente: “Con le normative attuali il divario con i leader è troppo grande e le energie necessarie per superarlo sono eccessive”. La fotografia è impietosa: in una F1 iper-standardizzata e con finestre di sviluppo sempre più ristrette, chi parte con un vantaggio strutturale riesce a mantenerlo per anni. La Red Bull, con la RB19 e la RB20, ne è l’esempio più lampante.
Il 2026 rappresenta dunque l’occasione per azzerare – o quantomeno ridurre – quei divari. L’introduzione delle nuove power unit turbo-ibride, con l’incremento della componente elettrica e la riduzione della parte termica, aprirà scenari del tutto inediti. Allo stesso modo, l’aerodinamica sarà ridisegnata per garantire vetture più leggere, agili e adatte a una Formula 1 che dovrà conciliare sostenibilità, spettacolo e competitività. Per Alonso, è l’unico spiraglio realistico per immaginare Aston Martin in lotta per un titolo mondiale.

La fiducia nel progetto Aston Martin
Dal suo arrivo a Silverstone, Alonso ha più volte ribadito la solidità del progetto voluto da Lawrence Stroll. Infrastrutture all’avanguardia, una galleria del vento nuova di zecca, investimenti sulla divisione motori (con il supporto della Honda dal 2026), e un’organizzazione che punta dichiaratamente al vertice. Tutti tasselli che lo spagnolo vede come indizi di un futuro inevitabile: “Se l’Aston Martin lotterà per il Campionato del Mondo e lo vincerà è più o meno garantito in futuro. Abbiamo tutto quello che ci serve”, ha affermato con sicurezza.
Eppure, resta un punto interrogativo che lo spagnolo non nasconde: il “quando”. È l’unica incognita che gli resta, perché il tempo, a differenza di un giovane talento in rampa di lancio, non è dalla sua parte.
A 44 anni, con oltre vent’anni di carriera e più di 380 Gran Premi disputati, Alonso non è più il pilota che può permettersi di aspettare a lungo. Sa che il successo del progetto Aston Martin potrebbe maturare in un orizzonte temporale che forse non coinciderà con i suoi ultimi giri di carriera. È per questo che il 2026 diventa la sua deadline naturale: tutto dovrà succedere allora, altrimenti la sua permanenza in Formula 1 rischierebbe di perdere senso.
Alonso lo ammette apertamente: “Voglio ovviamente assaporare il successo del progetto Aston Martin, ma so che tutto richiede tempo. È la mia unica incognita”. La frase racchiude la tensione tra la pazienza necessaria per costruire un team vincente e l’urgenza di un campione che sente avvicinarsi il momento di dire addio.
L’ultima incognita sul ritiro
Un altro punto centrale delle dichiarazioni riguarda il suo futuro personale. Alonso non nega di essere vicino al momento di appendere il casco al chiodo e, anzi, sorprende nel rivelare che la sua decisione potrebbe dipendere da un paradosso: se Aston Martin nel 2026 sarà competitiva, quello potrebbe essere il momento giusto per fermarsi. “Se le cose vanno bene, penso che sia un buon momento per smettere”, ha detto.
La logica è affascinante: chiudere un cerchio non nell’amarezza dell’ennesima rincorsa, ma nell’apice di un ritorno al vertice, dopo anni di lotta e frustrazione. Alonso preferirebbe congedarsi con il sorriso di una macchina finalmente all’altezza, piuttosto che trascinarsi oltre senza aver assaporato la soddisfazione di una vettura vincente.
Al contrario, se Aston Martin dovesse mancare l’obiettivo, il rischio è di spingerlo a restare ancora, quasi per un senso di incompiutezza. Un equilibrio precario che mostra quanto il futuro dell’asturiano sia strettamente legato alla traiettoria tecnica della sua squadra.

Il 2025 come transizione
Le dichiarazioni di Alonso offrono anche una chiave di lettura sul presente. Con sette Gran Premi ancora da disputare nella stagione 2025, la mente di molti team – e del pilota stesso – è già rivolta al 2026. Lo spagnolo lo dice chiaramente: la seconda metà del campionato è diversa dal solito perché gli sforzi sono proiettati sulla vettura futura.
Questo, inevitabilmente, ridimensiona le aspettative. Alonso continua a divertirsi, a vivere le gare come un privilegio, ma non si nasconde dietro illusioni: il vero obiettivo è il prossimo regolamento. Il 2025 diventa quindi un anno ponte, una stagione di sopravvivenza utile solo a mantenere il ritmo e testare la solidità del gruppo.
La filosofia di un veterano
C’è un passaggio che racconta più di mille statistiche: “Non ho bisogno di continuare a competere. Sono qui solo per aiutare l’Aston Martin a diventare campione del mondo, che sia con me al volante o senza di me”. Parole che descrivono un Alonso diverso da quello che negli Anni Duemila era noto per l’egocentrismo e la polemica. Oggi, il due volte campione appare maturo, consapevole, quasi disposto a farsi da parte pur di vedere il progetto Aston Martin arrivare in cima.
Questo non significa che abbia perso la fame, anzi. Il suo desiderio di successo resta intatto, ma si è trasformato nella visione di un leader capace di trascinare un’intera struttura. In un certo senso, Alonso sa che la sua eredità in Formula 1 non dipenderà solo dai titoli vinti, ma dall’impronta lasciata in una squadra che ambisce a cambiare la storia.

Opportunità e destino
La parola chiave, “opportunità”, torna quindi a chiudere il cerchio. Per Alonso è l’occasione di vivere un’ultima stagione da protagonista assoluto. Per Aston Martin, è l’occasione di giustificare gli investimenti e trasformarsi da outsider ambiziosa a top team conclamato. Per la Formula 1, infine, il 2026 rappresenta l’opportunità di mantenere la promessa di una categoria più equilibrata, in cui i regolamenti non consolidino solo il dominio di pochi.
Il destino di queste tre dimensioni – il campione, la squadra, la Formula 1 stessa – appare intrecciato. Alonso lo sa e, con la lucidità dei suoi 44 anni, ha deciso di scommettere tutto su quel reset regolamentare.
Fernando si trova di fronte a un bivio che potrebbe definire la sua leggenda. Il 2026 sarà l’anno della verità, quello in cui scopriremo se la Aston Martin avrà davvero le carte in regola per competere al vertice. In caso di successo, potremmo assistere al canto del cigno più romantico che la Formula 1 moderna possa immaginare: un Fernando Alonso campione del mondo nell’ultima fase della carriera, chiudendo un cerchio iniziato vent’anni prima.
Se invece il progetto dovesse fallire, resterà comunque la testimonianza di un pilota che non ha mai smesso di credere, che ha lottato oltre il limite del tempo e che ha trasformato la parola “opportunità” in un manifesto personale. In entrambi i casi, Alonso ha già scritto la sua storia. Il 2026, però, potrebbe darle l’epilogo che lui – e milioni di tifosi – aspettano da troppo tempo.
Crediti foto: Aston Martin F1
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