Aston Martin Lagonda, la società madre del team di F1, continua a essere al centro di speculazioni intense su una possibile uscita dalla Borsa di Londra, con voci insistenti su una privatizzazione che vedrebbe coinvolto il Public Investment Fund (PIF) dell’Arabia Saudita.
Dal debutto in quotazione alla fine del 2018, il valore delle azioni ha registrato un crollo superiore al 98% in 7 anni, riducendo la capitalizzazione di mercato a circa 893 milioni di dollari. Fonti autorevoli, come il Financial Times, riportano che il presidente esecutivo Lawrence Stroll ha avviato colloqui preliminari con il PIF per portare l’azienda fuori dal mercato pubblico, nonostante il fondo saudita detenga già il 19,5% delle quote.
Un portavoce del team inglese ha categoricamente smentito qualsiasi discussione attiva con il PIF su una privatizzazione, affermando: “Aston Martin non è impegnata in alcuna trattativa con il PIF riguardo a una possibile privatizzazione“. Tuttavia, questa smentita non esclude esplicitamente il delisting, alimentando l’incertezza su mosse imminenti.

Contesto storico e finanziario dell’Aston Martin
La quotazione dell’azienda inglese alla fine del 2018 rappresentò un momento di grande ottimismo, con una valutazione iniziale prossima ai 5 miliardi di dollari. Da quel picco, il declino è stato inarrestabile, attribuito a fattori come le tariffe doganali americane e la contrazione della domanda in Cina, pilastri del mercato del lusso automobilistico.
Nei risultati del terzo trimestre, l’azienda ha previsto un calo delle vendite all’ingrosso tra il 10% e il 20% rispetto al 2024, rivendendo al ribasso le proiezioni di flusso di cassa libero positivo per la seconda metà del 2025. Tra gli azionisti principali spiccano Shu Fu Li di Geely e Volvo con il 14,09%, l’investitore svizzero Ernesto Bertarelli al 13,82%, Mercedes al 7,547% e PIF al 19,5%. Questa struttura azionaria frammentata rende complesse le decisioni strategiche, come evidenziato da recenti dichiarazioni alla Borsa di Londra che hanno visto variazioni nelle quote, inclusa una diluizione del PIF dal 18% al 16,6% dopo un’emissione di azioni a marzo.

Le voci di una possibile privatizzazione
Le indiscrezioni su un’uscita dalla Borsa di Londra si sono intensificate nelle ultime settimane, con fonti che puntano a un annuncio potenzialmente imminente. L’uscita offrirebbe sollievo dagli obblighi di rilevazione trimestrale e dalle restrizioni sui prezzi azionari minimi, consentendo una maggiore agilità operativa. Una privatizzazione sposterebbe il focus da investitori pubblici a una gestione interna, facilitando riorganizzazioni proprietarie lontane dal controllo regolatorio.
Report del Financial Times del 13 novembre rivelano che Lawrence Stroll ha discusso con il PIF un accordo per acquisire il controllo totale e rendere privata la società, nonostante la presenza già significativa del fondo. Il PIF non ha commentato le voci, mantenendo un profilo basso. La smentita sui colloqui di privatizzazione contrasta con il silenzio sull’uscita dalla Borsa di Londra, suggerendo una possibile evoluzione strategica. Come riportato “Aston Martin nega la vendita del team ai sauditi, ma non l’uscita dalla Borsa“, una dichiarazione che riecheggia la posizione ufficiale: “Non stiamo discutendo di privatizzazione con il PIF“.

Sfide finanziarie ed operative dell’Aston Martin
Le pressioni su Aston Martin Lagonda vanno oltre le speculazioni, radicandosi in difficoltà concrete che ne minacciano la sostenibilità. Il CEO Adrian Hallmark ha descritto l’anno come segnato da “venti contrari macroeconomici significativi, in particolare l’impatto prolungato delle tariffe USA e la debole domanda in Cina“. In risposta, l’azienda ha lanciato revisioni del piano produttivo futuro per razionalizzare costi e investimenti, senza però abbandonare l’impegno per innovazioni che rispondano alle esigenze clienti e normative.
Per incrementare la liquidità, l’azienda inglese ha venduto la sua quota minoritaria nel team di F1 in una transazione da 108 milioni di sterline nel terzo trimestre 2025, elevando il totale della liquidità di gruppo a circa 250 milioni di sterline. Hallmark ha sottolineato in un comunicato: “questa mossa rafforza la nostra posizione finanziaria, permettendo di focalizzarci su crescita sostenibile“. I legami con il team persistono attraverso un accordo di branding a lungo termine, garantendo benefici commerciali senza legami azionari diretti.

Evoluzione della proprietà e strategie future
Lawrence Stroll rimane la figura pivotale in questo panorama di transizione. A marzo, il suo consorzio Yew Tree Investments ha aumentato la quota nella divisione auto stradali dal 26,67% al 33%, un’operazione coincidente con la cessione della partecipazione F1 che segnala un impegno per stabilizzare l’azienda.
Stroll ha commentato in un’intervista al Financial Times: “Stiamo esplorando tutte le opzioni per liberare potenziale, inclusa una maggiore flessibilità oltre i vincoli pubblici“. Questa accumulazione di influenza riflette una strategia più ampia per navigare nelle turbolenze, con Stroll al timone delle scelte chiave. Una privatizzazione introdurrebbe complessità, richiedendo dialoghi con azionisti come PIF, Geely e Mercedes, ciascuno con agende distinte. Tali dinamiche illustrano l’evoluzione da entità pubblica esposta alle volatilità di mercato verso un modello potenzialmente privato e mirato, dove la guida di Stroll potrebbe accelerare i cambiamenti.
La prospettiva di un’uscita dalla Borsa di Londra e di una privatizzazione con il coinvolgimento del PIF saudita rappresenta un crocevia decisivo per l’Aston Martin Lagonda e il suo team di F1. La smentita ufficiale sui colloqui di privatizzazione fornisce un elemento di trasparenza, ma l’ambiguità sul delisting, unita alle sfide finanziarie persistenti, proietta l’azienda in un’era di profonda incertezza.
Le azioni di Stroll, dalla cessione della quota F1 all’espansione della sua partecipazione personale, dimostrano sforzi tangibili per irrobustire le basi, anche se i fattori macroeconomici e la erosione azionaria continuano a modellare il percorso. In questo intreccio, il futuro di Aston Martin si delinea come un equilibrio tra opportunità strategiche e rischi ponderati, con ripercussioni che trascendono i confini della Formula 1.
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Crediti foto: Aston Martin, Reuters





