Lance Stroll è uno dei piloti più anonimi della Formula 1 moderna. Gli episodi per cui lo si ricorda si contano sulle dita di una mano. Eppure, il canadese ha ancora un lungo futuro davanti a sé nel Circus, grazie al padre Lawrence Stroll, magnate che non solo lo ha sostenuto per tutta la carriera, ma è arrivato persino a comprargli un team: prima la Racing Point, oggi conosciuta tramutatasi in Aston Martin. Un privilegio che non ha precedenti nella storia della F1.
Dopo l’ennesima qualifica deludente, stavolta al Gran Premio di Spagna, con oltre mezzo secondo di distacco dal suo compagno di squadra – il veterano e beniamino di casa Fernando Alonso – secondo fonti inglesi, Stroll avrebbe perso il controllo inveendo contro la monoposto (di certo non tra le migliori della griglia) e contro il proprio stesso team.
Poche ore dopo, come un fulmine a ciel sereno, l’Aston Martin ha annunciato il ritiro di Stroll dal Gran Premio, adducendo come causa un riacutizzarsi del dolore ai polsi, già lesionati due anni e mezzo fa in un incidente in bicicletta. Si parla persino di un possibile nuovo intervento chirurgico, che lo costringerebbe a saltare il prossimo appuntamento, il GP di casa a Montréal (qui il programma). In quel caso, il pilota di riserva – il brasiliano Felipe Drugovich, campione di F2 nel 2022 – si è già detto pronto a subentrare, rinunciando anche alla 24 Ore di Le Mans che si disputerà lo stesso weekend.

Aston Martin – Lance Stroll deve decidere cosa fare da grande
A fine ottobre Lance Stroll compirà 27 anni, nove dei quali passati in Formula 1 senza lasciare alcun segno tangibile. Qualche acuto c’è stato, certo, ma anche un orologio rotto segna l’ora esatta due volte al giorno. Paradossalmente, è il padre Lawrence a sembrare più innamorato della Formula 1 del figlio che ci corre.
Lawrence Stroll non ha badato a spese per costruire un progetto ambizioso, puntando sui migliori tecnici del paddock. Basti pensare all’ingaggio faraonico di Adrian Newey, al quale avrebbe offerto non solo un contratto d’oro ma anche una quota della scuderia, oltre alla partnership esclusiva con Honda per la fornitura delle power unit dal 2026.
Ma Lance non è più un ragazzino. Non può rimanere per sempre sotto l’ala protettiva paterna. Se davvero non ama la Formula 1, dovrebbe avere il coraggio di voltare pagina e dedicarsi ad altro.
Se invece la passione per le corse è autentica, potrebbe rilanciarsi nel WEC, una categoria dove molti ex piloti di F1 o giovani promesse dimenticate hanno trovato nuova linfa. Anche l’IndyCar, tra l’altro vicina al suo Canada, potrebbe essere un’opzione interessante.
Può darsi che mi sbagli. Può darsi che Newey riesca a tirare fuori l’ennesimo coniglio dal cilindro e che un giorno vedremo Stroll campione del mondo. Ma, sinceramente, faccio fatica anche solo a immaginarlo. Forse sarebbe meglio che Lance si dedicasse ad altro, anche fuori dal motorsport. Potrebbe seguire le orme del padre e diventare un imprenditore di successo. Ma prima, deve guardarsi allo specchio e farsi delle domande. Perché, ad oggi, la Formula 1 non sembra essere il suo posto.
Crediti foto: Aston Martin
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