A Silverstone, le ambizioni non si nascondono più dietro il velo della cautela. Andy Cowell, CEO e team leader di Aston Martin Performance Technologies, ha fissato un obiettivo che non lascia spazio alle interpretazioni: “vincere diversi campionati consecutivi”. Non è un semplice auspicio, ma la dichiarazione d’intenti di un progetto che, finalmente, ha preso una forma definita. Tra le altre cose, se c’è una persona che sa come fare ciò è proprio chi ha diretto con successo il comparto powertrains della Mercedes dei record.
L’investimento di Lawrence Stroll è stato, sin dall’inizio, una scommessa sul lungo periodo. La visione del magnate canadese non si limita a rendere Aston Martin un marchio competitivo: l’obiettivo è costruire una macchina da titolo, un ecosistema industriale e sportivo capace di garantire continuità ai successi. Gli enormi capitali destinati alla nuova fabbrica di Silverstone rappresentano soltanto la superficie di una trasformazione più profonda, fondata sul reclutamento di figure di vertice: Adrian Newey, Enrico Cardile e lo stesso Cowell, ex uomo chiave del ciclo Mercedes.

Aston Martin – La cultura del possibile
“Non promettere più di quanto puoi mantenere. E fare in modo di avere un unico obiettivo: l’auto da corsa”, ha spiegato Cowell in un’intervista a Madeen. La filosofia è chiara: eliminare le distrazioni, concentrare le energie sul prodotto tecnico e costruire un’organizzazione che renda possibile l’impossibile. “Stabilisci obiettivi che tutti considerano irrealizzabili, poi rendili realizzabili. Questo è il lavoro di squadra”.
Dietro la retorica motivazionale si intravede la traccia di un metodo ingegneristico preciso. Cowell, che alla Mercedes ha vissuto dall’interno l’era d’oro delle power unit ibride, sa che i cicli vincenti si costruiscono con disciplina e visione collettiva, non con la somma delle individualità. Il nuovo regolamento 2026 – con unità propulsive di nuova generazione e aerodinamica rivista – rappresenta per Aston Martin l’occasione per azzerare i divari e proporre un approccio di rottura.
“Vincere diversi campionati di fila. Questo è ciò che ci sforziamo di fare. E sì, ci riusciremo”, ha detto Cowell con una sicurezza che tradisce più una convinzione ingegneristica che una semplice speranza. L’asticella è fissata in alto: non basta arrivare in cima, bisogna restarci.
Aston Martin: un ecosistema tecnico a trazione Newey
Il motore di questo cambiamento culturale è senza dubbio Adrian Newey, la figura che più di tutte incarna la fusione tra intuizione e metodo. L’ingegnere inglese, approdato a Silverstone lo scorso marzo, è diventato presenza costante all’interno della struttura: non una figura simbolica, ma un lavoratore instancabile immerso nei dettagli.
“Adrian è un ingegnere al 110%”, ha raccontato Cowell. “Non gli interessa partecipare alle riunioni organizzative. Passa le sue giornate a guardare i dettagli dell’auto da corsa. Non è solo un aerodinamico o un dinamico veicolare. Progetta l’auto completa”.
La definizione sintetizza perfettamente la filosofia Newey: una visione olistica della vettura, dove ogni elemento – dal flusso d’aria alla disposizione dei componenti interni – concorre a un equilibrio di efficienza, maneggevolezza e affidabilità. L’obiettivo non è solo realizzare una monoposto veloce, ma costruire una piattaforma che consenta di modificare rapidamente gli assetti, adattarsi alle condizioni e, soprattutto, sviluppare con continuità.
Cowell ha anche sottolineato come Newey stia “rendendo la vita molto difficile agli ingegneri”, imponendo soluzioni di packaging estremo e un’aggressiva riduzione del peso complessivo. È il segno che, nel cuore di Silverstone, la sfida si combatte millimetro per millimetro.

Dalla cultura alla competitività
“Era una cultura che voleva vincere”, ha ricordato Cowell descrivendo la sua prima impressione dell’ambiente Aston Martin. Un gruppo motivato, ma che aveva bisogno di una direzione. Il compito dell’ex Mercedes è stato proprio quello di canalizzare quell’entusiasmo verso un obiettivo tecnico concreto: trasformare la voglia di emergere in una mentalità da vertice, fondata sulla comprensione del percorso che separa il potenziale dal successo.
“Si tratta di come migliorare dalla testa. Ed è qui che si diventa pionieri”, ha detto Cowell. Migliorare “dalla testa” significa costruire un processo decisionale efficiente, nel quale la leadership non è solo comando, ma connessione fra reparti: aerodinamica, dinamica veicolo, power unit, operations e produzione devono dialogare come un unico organismo.
2026: la grande occasione
L’anno chiave sarà il 2026, quando il nuovo regolamento tecnico offrirà un reset quasi totale. Lì si misurerà l’efficacia del nuovo corso Aston Martin. La combinazione Newey–Cowell–Cardile, con Fernando Alonso come pilota di riferimento e guida esperta nella fase di sviluppo, appare come una delle più accreditate della Formula 1 contemporanea.
Il lavoro sulle infrastrutture – dalla nuova galleria del vento ai reparti di compositi e powertrain – è la base fisica di un progetto che punta all’autosufficienza tecnologica. Ma il vero valore aggiunto sarà la cultura del dettaglio che Cowell e Newey stanno infondendo nel team. L’obiettivo dichiarato di “vincere diversi campionati di fila” non è tanto una previsione, quanto una sfida pubblica, un modo per fissare l’asticella e obbligare l’organizzazione a ragionare come una campionessa del mondo prima ancora di esserlo.

Aston Martin non si nasconde più dietro l’etichetta di outsider. L’era Stroll è entrata nella sua fase decisiva: quella della maturità tecnica e gestionale. Andy Cowell, pragmatico e metodico, rappresenta la continuità con la scuola Mercedes, mentre Adrian Newey ne incarna l’ambizione estetica e concettuale. Insieme stanno riscrivendo il DNA della squadra, sostituendo la cultura dell’attesa con quella della conquista.
Se il 2026 sarà davvero l’anno del salto, lo dirà la pista. Ma una cosa è certa: a Silverstone non si lavora più per sorprendere, si lavora per vincere e restare al vertice.
Crediti foto: Aston Martin
Seguici e commenta sul nostro canale YouTube: clicca qui




