Adrian Newey invita alla prudenza, ma il messaggio che arriva da Silverstone è chiaro: il 2026 sarà un anno spartiacque per l’Aston Martin. Il direttore tecnico britannico, oggi figura chiave nel “progetto verde”, ha scelto un profilo basso nel commentare le prospettive legate al cambio regolamentare, ricordando che ogni rivoluzione tecnica in Formula 1 porta con sé più incognite che certezze.
Con i nuovi regolamenti che ridisegneranno radicalmente la vettura – dal telaio alla power unit – la sfida si fa duplice: comprendere e integrare il nuovo pacchetto tecnico in modo coerente, mantenendo al contempo l’identità e l’equilibrio interno di una squadra in piena espansione.

Aston Martin: un progetto partito da lontano
Dal 2021 a oggi, Aston Martin ha compiuto un percorso di crescita costante: infrastrutture d’avanguardia, un team tecnico rinforzato, un simulatore di ultima generazione e, soprattutto, la nuova galleria del vento nel campus di Silverstone. A tutto questo si aggiunge la partnership ufficiale con Honda, che garantirà una power unit dedicata e un’integrazione completa tra telaio e motore.
La base, dunque, è solida. Ma per Newey, il vero banco di prova sarà umano prima ancora che tecnico: “Siamo cresciuti rapidamente, ora dobbiamo rassicurare tutti e farli lavorare bene insieme. Non ho mai fissato obiettivi numerici: la soddisfazione nasce dal progresso collettivo. Se nel 2026 raggiungeremo quel livello di armonia, sarà il primo vero obiettivo raggiunto”, ha spiegato al sito ufficiale del team.
L’ex guru della Red Bull, che conosce a fondo il valore dell’equilibrio interno in un team vincente, sembra voler costruire prima la coesione e poi la prestazione. La lezione di Milton Keynes è chiara: le vittorie arrivano solo quando l’intera macchina organizzativa lavora all’unisono.
La pressione dei tempi tecnici
La nuova era tecnica, però, non aspetta nessuno. Mancano appena due mesi e mezzo ai test collettivi di Barcellona, e la catena di montaggio di Silverstone lavora senza sosta. La sequenza di consegna dei componenti – cambio, telaio, sospensioni anteriori e posteriori – è serrata, e il rischio di accumulare ritardi è reale.
“Siamo sotto forte pressione per la consegna dei principali pezzi architettonici dell’auto“, ha ammesso Newey. “Sto passando circa il 50% del mio tempo al tavolo da disegno o sui programmi CFD, cercando di assicurarci che il concetto generale sia quello giusto“.
Le sue parole riflettono la tipica filosofia “first principles” che lo accompagna da sempre: costruire una base concettuale solida prima di spingersi nell’evoluzione. Una vettura equilibrata al debutto, anche se non perfetta, offre margini di sviluppo esponenziali. E questo è ciò che Aston Martin sembra voler garantire per la futura AMR26.

Una “trance progettuale” al servizio della squadra
Newey non nasconde di essere completamente immerso nel lavoro. Con ironia, racconta come sua moglie Amanda lo definisca in una “trance progettuale”, totalmente assorbito dal design della nuova monoposto. “Negli ultimi mesi non vedo né la sinistra né la destra”, ha scherzato, ammettendo di essere concentrato al punto da isolarsi.
Dietro le battute, però, si nasconde una dedizione totale al progetto. In una fase in cui la sinergia tra reparti aerodinamici, meccanici e motoristi diventa vitale, la figura di Newey rappresenta un collante tecnico e concettuale. È lui a definire la filosofia dell’AMR26, il suo equilibrio tra efficienza e carico, tra packaging della power unit e integrazione del telaio.
Verso il 2026: ambizione misurata, ma inevitabile
L’Aston Martin di Lawrence Stroll non può più essere considerata una “outsider”. Le strutture sono di livello top, la partnership con Honda promette un motore competitivo e la presenza di un campione del mondo come Fernando Alonso aggiunge peso tecnico al progetto.
Newey, tuttavia, tiene i piedi per terra: nessuna promessa, nessuna dichiarazione roboante. Il suo approccio è pragmatico, quasi metodico: costruire un team maturo, un gruppo capace di reagire, correggere, migliorare. Solo così il 2026 potrà rappresentare l’inizio di un nuovo ciclo vincente.
A Silverstone la pressione cresce, le aspettative pure. Ma con un architetto come Adrian Newey a guidare la rivoluzione verde, Aston Martin sa che il futuro non si costruisce a parole. Si disegna, si calcola, e si ottimizza fino all’ultimo dettaglio.
Crediti foto: Aston Martin
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