La stagione 2025 della Red Bull è cominciata sotto il segno dell’incertezza. Dopo un 2024 turbolento, con l’addio di Adrian Newey e altri nomi chiave nel reparto tecnico, la nuova RB21 non ha convinto nessuno. Difficile da mettere a punto, nervosa, persino Verstappen ci ha faticato e, quando Max fatica, il campanello d’allarme suona forte.
Figuriamoci poi Liam Lawson, gettato nella mischia con una macchina instabile e pochissimo tempo per adattarsi. Due gare, poi il verdetto: fuori. Senza appello.
Red Bull – La regia perfetta: Tsunoda entra, a Suzuka
Ed ecco che, come in un copione studiato nei minimi dettagli, arriva Yuki Tsunoda. Pilota cresciuto in casa Honda, giapponese, con una lunga militanza nel secondo team di casa Red Bull. E quando debutta? Ma naturalmente al Gran Premio del Giappone.
Fin qui, nulla di strano. O forse sì?
Perché proprio ora, tutti i dubbi sulla RB21 sono pronti a essere dissipati. L’ultima creatura di Milton Keynes è pronta alla metamorfosi diventando una splendida farfalla da podio. E no, nessuno lo ha detto chiaramente. Ma il tempismo fa alzare più di un sopracciglio.
La Red Bull RB21 migliora o improvvisamente diventa guidabile?
Non è la prima volta che si parla di una Red Bull costruita attorno a un solo uomo. La squadra di Milton Keynes da anni è cucita su misura per Verstappen, e ogni pilota che ha provato a stare al suo fianco ha finito per sembrare improvvisamente inadatto. Gasly, Albon, Perez… e ora Lawson.
Ma la domanda è un’altra: e se la RB21 non fosse mai stata così tragica, ma semplicemente non ci fosse stato l’interesse a farla funzionare nelle mani sbagliate? O meglio, poco funzionali al progetto commerciale e politico in atto?
Ora, con Tsunoda (uomo Honda) al debutto in patria, improvvisamente sembra aprirsi uno spiraglio. Come se bastasse il pilota giusto per far “sbloccare” la vettura. Troppo bello per essere vero. O troppo conveniente per non essere studiato.
Lawson, la pedina sacrificabile
Lawson non ha brillato, certo. Ma ha avuto due gare con una monoposto sbilanciata, in piena crisi tecnica. E questo è bastato a farlo uscire dai radar, a favore di un profilo più “utile” nel breve periodo.
Utile a chi? Alla Red Bull che vuole tenere buoni i giapponesi di Honda prima dell’addio del 2026? Alla narrazione secondo cui il problema non è mai la macchina, ma chi ci sale sopra?
Se da Suzuka in poi la RB21 comincerà misteriosamente a funzionare, non sarà difficile immaginare il prossimo messaggio mediatico: “vedete? bastava il pilota giusto”.
Troppe coincidenze per l’episodio perfetto di Drive to Survive
Un pilota giapponese. Una gara in Giappone. Un partner giapponese (Honda) da salutare con stile prima del passaggio a Ford nel 2026. E una macchina, la RB21, che finora è sembrata più un problema che una soluzione… ma che ora, guarda un po’, potrebbe magicamente risvegliarsi.
Non è ancora accaduto nulla. Nessuna pole, nessuna vittoria. Ma il contesto è apparecchiato alla perfezione per far sembrare tutto questo un piano scritto con precisione chirurgica. Un copione perfetto per uno di quegli episodi di Drive to Survive, in cui i colpi di scena sembrano sempre troppo cinematografici per essere reali. E invece…
Se a Suzuka la RB21 inizierà a comportarsi da vettura da podio o, peggio ancora, da potenziale vincitrice sarà difficile ignorare l’odore di “regia”.
Perché in Red Bull, diciamolo, le coincidenze non sono quasi mai casuali.