Era un concetto già emerso nel commentare le qualifiche del Gran Premio del Messico per la Mercedes: una terza fila completamente occupata che rischiava di aprire le porte a una gara senza veri obiettivi. Ed è successo esattamente questo.
Alla fine, la scuderia ha portato a casa un quarto e un quinto posto, sicuramente più del prevedibile, visto che Sergio Pérez è ormai una parodia di un pilota, Oscar Piastri ha “spento l’interruttore” delle prestazioni, e Max Verstappen ha invece tenuto acceso quello della guida oltre i limiti del consentito, tanto che i commissari non hanno potuto fare altro che penalizzarlo con 20 secondi.
L’assenza dalle posizioni di testa di questi tre ha permesso alla W15 di concludere in quarta e quinta posizione. Ma non c’è motivo di celebrare un simile traguardo, considerando i distacchi abissali accumulati. Senza bisogno di consultare classifiche e tempi, basti pensare che quando Charles Leclerc si è fermato per montare gomme soft e puntare al giro veloce, Lewis Hamilton e George Russell, impegnati in un duello durato vari giri, si trovavano a ben 30 secondi di distanza. Questo dettaglio riassume quanto sia stato deludente il Gran Premio del Messico per i due piloti inglesi.
Comodi nel tenere a bada un Verstappen in difficoltà e privo di passo, ma incapaci di vedere i tre davanti se non “con un cannocchiale,” Lewis e George si sono almeno divertiti in un duello interno a suon di staccate, comunque corrette. Una sfida vinta dal più esperto Hamilton, che nelle prime fasi di gara aveva ceduto il passo a Russell dopo una buona partenza, per poi riprenderselo nel finale, togliendosi lo sfizio di un contro-sorpasso in pista.
Un piccolo piacere, certo, che però non allevia il disagio causato da una macchina ormai abulica, riflesso di un team che ha smesso di pensare al campionato 2024 per concentrarsi sul prossimo anno. Si spera, per loro, che il 2025 possa offrire obiettivi più stimolanti di un quarto o quinto posto.

Mercedes: se ne parla l’anno prossimo, forse
Ascoltare le dichiarazioni dei protagonisti del mondo Mercedes dopo ogni Gran Premio sta diventando avvilente. È sempre la stessa solfa: “La macchina sta progredendo”, “continuiamo a spingere”, “il team è compatto”, “abbiamo capito dove operare” e così via, in un eloquio piatto, ridondante e ripetitivo.
Forse l’unico barlume di lucidità lo ha mostrato Toto Wolff, che negli ultimi anni ha abbandonato i toni istrionici per dire le cose come stanno. Il manager ha affermato che le ultime gare di questo mondiale serviranno solo in chiave 2025: “[…] sono una buona opportunità per testare cose diverse e metterci nella posizione più forte possibile per l’anno prossimo“. Questa è l’unica nota degna di rilievo che spazza via tutte le altre considerazioni prolisse della quattro giorni messicana, conferenze del giovedì incluse.
Andrew Shovlin ha espresso un pensiero simile, ribadendo che il quarto posto nella classifica costruttori è ormai assicurato e che nessuno può metterlo in discussione. Mercedes intende sfruttare questa opportunità usando la W15 come un laboratorio viaggiante.
L’unico aspetto positivo di questo contesto semi disastroso – tale è perché la Stella a Tre Punti chiuderà il campionato in quarta posizione, il peggior piazzamento nell’era delle vetture a effetto suolo – è poter godere di più ore di lavoro in galleria e nelle simulazioni computazionali, come prevede l’Aerodynamic Testing Regulation.
Nella speranza che a Brackley sappiano sfruttare l’opportunità costruendo una vettura 2025 competitiva e non un mezzo come quello attuale che, nonostante tutto, è riuscito a vincere tre gare. E onestamente ci chiediamo ancora come sia stato possibile.
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team