GP Messico 2025, anteprima – La Formula 1 si sposta a sud per il Gran Premio di Città del Messico, tappa che chiude la doppietta americana a una settimana di distanza da Austin. All’Autodromo Hermanos Rodríguez, l’atmosfera sarà ancora una volta elettrizzante, con le tribune del celebre Foro Sol gremite da un pubblico calorosissimo. Ma al di là dello spettacolo, il GP del Messico rappresenta un unicum tecnico nel calendario per una ragione precisa: si corre a oltre 2.200 metri sul livello del mare, dove l’aria rarefatta condiziona radicalmente il comportamento aerodinamico e meccanico delle vetture.

Altitudine e carico aerodinamico: la grande sfida
L’aria più sottile riduce l’efficienza delle ali e dei diffusori: le monoposto generano meno carico aerodinamico, costringendo i team a caricare al massimo gli elementi aerodinamici senza comunque ottenere i livelli di downforce tipici di una pista come Monaco o Budapest. Di fatto, si gira con configurazioni da alto carico che producono valori di deportanza da medio-bassa aderenza.
Questo aspetto influenza anche la gestione delle temperature, poiché la minore densità dell’aria riduce il raffreddamento naturale di motore, freni e pneumatici. I team saranno quindi costretti a lavorare con aperture maggiorate delle prese d’aria e con configurazioni di raffreddamento specifiche, per evitare surriscaldamenti durante i 71 giri del tracciato.
Il lunghissimo rettilineo principale da 1,2 chilometri amplifica l’effetto della bassa resistenza: qui le vetture superano i 360 km/h, valori impensabili in altre piste con assetti tanto caricati. In compenso, le fasi di frenata diventano più critiche, perché la minore aderenza e la tendenza al bloccaggio richiedono un bilanciamento molto fine tra carico e distribuzione della coppia frenante.
Mescole e strategie: l’ago della bilancia sarà la C2
Dopo Austin, la Pirelli ripropone un salto di mescole nella propria selezione: la C2 come Hard, la C4 come Medium e la C5 come Soft. Una scelta che si può definire conservativa, soprattutto per la Hard, che rischia di essere troppo penalizzante in termini di grip e di tempo sul giro.
Nel 2024, la strategia vincente era stata la Medium-Hard a una sosta, con stint molto lunghi e degrado contenuto. Quest’anno, però, la nuova generazione di mescole e la ricerca di una maggiore trazione in un asfalto estremamente liscio potrebbero cambiare gli equilibri. Le C4 e C5 offriranno un vantaggio netto in qualifica e nei primi giri di gara, ma comporteranno un rischio più elevato di degrado e graining, specie nei long run con pieno di carburante.
Il graining è infatti una costante a Città del Messico: il basso carico aerodinamico e la superficie poco abrasiva fanno scivolare gli pneumatici, generando micro-strappi che riducono il grip meccanico. Tuttavia, le mescole 2025 hanno mostrato una maggiore resistenza al fenomeno, e questo potrebbe spingere i team più abili nella gestione gomme – come Red Bull e McLaren – a rischiare strategie più aggressive con due soste.
Durante le tre sessioni di prove libere, l’attenzione sarà tutta sui long run e sulla gestione delle temperature superficiali, che possono calare bruscamente lungo i rettilinei. Chi riuscirà a mantenere la finestra termica ottimale sarà avvantaggiato nella lotta al graining e nella consistenza del passo gara.
Una pista liscia, poco utilizzata e in costante evoluzione
L’Autodromo Hermanos Rodríguez misura 4,304 km e si compone di 17 curve. Il suo asfalto, estremamente liscio, offre pochissimo grip nelle prime ore del weekend, ma tende a “gommarsi” rapidamente, migliorando progressivamente i tempi sul giro. L’evoluzione della pista è quindi un fattore chiave e i team dovranno tenere conto del crescente livello di aderenza in vista della qualifica e della gara.
Con una configurazione da “stop and go”, la trazione in uscita di curva e la stabilità in frenata saranno determinanti, soprattutto nelle curve lente che precedono i rettilinei. Inoltre, con un numero di cambiate molto ridotto, la gestione dell’ibrido e del sistema ERS diventa una variabile tattica: l’efficienza nel recupero e nel rilascio di energia può fare la differenza nei duelli in rettilineo.
Il test Pirelli: ultimo banco di prova per le gomme 2026
Il weekend messicano chiude anche una fase fondamentale dello sviluppo gomme per il futuro della Formula 1. Martedì 28 e mercoledì 29 ottobre, Pirelli resterà in pista insieme a Mercedes e Sauber per l’ultimo test dedicato alle mescole più morbide della gamma 2026. Sarà la conclusione di un percorso di validazione che ha toccato sette paesi e quindici sessioni di test, con prove su asciutto e bagnato.
Dopo la validazione delle nuove costruzioni il 1° settembre, a Città del Messico verrà definita la finestra prestazionale delle gomme più morbide, in vista dell’approvazione finale prevista per il 15 dicembre. La nuova gamma, com’è noto, manterrà i cerchi da 18 pollici, ma con pneumatici leggermente più stretti, pensati per ridurre peso e resistenza al rotolamento.
Il passo conclusivo sarà rappresentato dai test post-stagionali di Abu Dhabi, in programma il 9 e 10 dicembre a Yas Marina, dove tutti i team proveranno in contemporanea la nuova generazione di pneumatici utilizzando mule car adattate alle nuove dimensioni.

Prospettive per il weekend
Sul fronte competitivo, il GP del Messico potrebbe offrire un quadro tecnico più imprevedibile di quanto sembri. La Red Bull, dopo la ritrovata solidità di Austin, parte con i favori del pronostico: l’altitudine e il lungo rettilineo esaltano l’efficienza aerodinamica della RB21 e la potenza della power unit Honda, storicamente a suo agio nella gestione termica in quota. Max Verstappen resta il riferimento assoluto dato il momento “caldo”.
La Ferrari arriva invece a Città del Messico con l’incognita dell’equilibrio aerodinamico. L’SF-25 soffre in condizioni di bassa aderenza, ma potrebbe trarre vantaggio da una trazione migliorata con gli interventi “misteriosi” a cui ha fatto riferimento Charles Leclerc dopo la Sprint del COTA. La gestione termica dei freni e delle gomme sarà però un punto critico, specialmente nel secondo settore più tecnico del tracciato.
La McLaren è la grande osservata. La MCL39 ha dimostrato una straordinaria efficienza nelle curve medio-lente e potrebbe soffrire meno il deficit di carico in quota. Ma la verve delle ultime uscite, per ora, non la fa mettere in cima alla lista delle preferenze. Anche se è possibile immaginare che, con tre sessioni di libere a disposizione, non si commettano gli errori fatali di Austin. Insomma, il tema di Woking è pur sempre il dominus stagionale e potrebbe di colpo ritrovare la scintilla per regolare il gruppo.
A 2.200 metri di altitudine, la differenza non la farà soltanto la potenza, ma la precisione nell’equilibrio meccanico e nella gestione delle gomme: chi saprà interpretare meglio i limiti fisici dell’aria sottile del Messico, conquisterà anche l’aria più rarefatta del podio.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing, F1
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