Cristo s’è fermato al Grandemilia

Il nuovo organigramma tecnico presentato dalla Ferrari mette a tacere mesi di illazioni e ricostruzioni sbilenche secondo cui Adrian Newey era il promesso sposo della Rossa

Se uno più uno fa due – e negli ultimi tempi qualcuno ha messo in discussione persino questo principio basilare della matematica – la presentazione del nuovo organigramma della Ferrari esclude definitivamente la presenza di Adrian Newey nei ranghi dirigenziali della scuderia di Maranello.

Dando un rapido sguardo a quanto annunciato dal Cavallino Rampante in una nota apparsa stamattina sui canali ufficiali, si osserva che Loïc Serra, l’ex mago delle gomme della Mercedes, è stato nominato Technical Director Chassis, assumendo quello che, nei sogni e nelle narrazioni fiabesche di qualcuno, doveva essere il posto dell’ex numero uno delle questioni tecniche della Red Bull.

Enrico Gualtieri manterrà il suo posto come direttore tecnico delle Power Unit, e questa non è affatto una novità, visto che l’ingegnere aveva respinto le lusinghe di alcuni team inglesi che lo volevano nelle loro fila.
Il motorista, quindi, lavorerà in sinergia con Serra, che sarà l’uomo di raccordo tra tutti i reparti necessari a sovraintendere alla progettazione, costruzione e gestione di una monoposto di Formula 1.

La divisione Chassis Project Engineering sarà affidata a Fabio Montecchi, le prestazioni del veicolo a Marco Adorno e l’aerodinamica a Diego Tondi, come già formalizzato qualche settimana fa. Matteo Togninalli sarà il capo degli ingegneri di pista, mentre Diego Ioverno si occuperà delle questioni di pista e dei rapporti con la Federazione, visto che il suo ruolo di direttore sportivo è stato confermato.

Loic Serra
Loic Serra, l’ingegnere chiamato a ristrutturare il comparto tecnico della Ferrari

La “nuova” Ferrari non punta su Adrian Newey

Una struttura che punta quindi sulle risorse interne, nella quale è stato introdotto Serra, proveniente dalla lunga e plurivincente esperienza in Mercedes. L’uomo forte, chiamato a guidare un team che negli ultimi anni ha visto i suoi leader spesso andare via per propria volontà o essere rimossi in seguito al mancato raggiungimento degli obiettivi, non sarà dunque Adrian Newey, che secondo molti già stava percorrendo la Via Emilia a piedi, scalzo, pronto ad irraggiare Maranello con la sua abbacinante luminescenza. Perché si sa, chi è in odore di santità deve avere un registro che si confà al personaggio mistico.

E qui si giunge alla provocazione che si vuole sottolineare con questo scritto. Il primo maggio, mentre la redazione di Formulacritica era intenta a produrre contenuti per ricordare Ayrton Senna, veniva battuta la notizia del divorzio tra Newey e la Red Bull. Da quel momento, molte realtà operanti nel mondo dell’informazione, soprattutto italiane, hanno cavalcato l’onda mediatica secondo cui il genio di Stratford-upon-Avon era prossimo a sposarsi con il Cavallino Rampante.

C’è chi dava l’accordo per fatto, adducendo dettagli che ora fanno ridere. Chi lo aveva visto al casello di Melegnano, diretto verso sud. Chi, ancora, affermava con sicumera sfacciata che Adrian aveva fatto visita alla fabbrica della Ferrari, varcando i sacri cancelli della Gestione Sportiva.

Altri ancora sostenevano che la sua visita a Imola, dove era impegnato in pista per coltivare una delle sue passioni, ossia il pilotaggio, fosse il segno supremo, la prova che il “messia della progettazione” era giunto in terra italica per benedire con le sue mani sante il futuro della scuderia di Maranello.

Adrian Newey: l’uomo chiamato a ristrutturare Aston Martin

Newey – Ferrari: una narrazione di comodo per alimentare il meccanismo del consenso facile

La realtà è che Adrian Newey si è probabilmente fermato al centro commerciale Grandemilia (da qui il titolo liberamente e forzatamente ispirato dal famoso romanzo di Carlo Levi), magari per espletare qualche bisogno fisiologico. Operazione dopo la quale è necessario tirare lo sciacquone. Cosa che andrebbe fatta con tutta quella serie di articoli creati per imbonire un pubblico adorante, che non aspettava altro che l’annuncio del millennio, la notizia che avrebbe addirittura ridimensionato il passaggio di Lewis Hamilton in Ferrari che ha portata epocale.

Determinati soggetti hanno passato mesi a raccontarci di una trattativa ai dettagli, introducendo e aggiungendo particolari palesemente pacchiani, ma che contribuivano ad attirare il pubblico come se si stesse pescando a strascico. Gli stessi professionisti che oggi ci raccontano che la Ferrari non aveva bisogno di Adrian Newey per non disturbare presunti equilibri interni.

Dato che chi scrive è uno scettico di natura, e un “rompibip” di professione, questa idea dell’idillio ambientale maranelliano non ha mai convinto. Se sul mercato è disponibile una star come Newey, qualsiasi team – e Aston Martin lo ha dimostrato – deve fare follie per ingaggiarlo. Altro che tergiversare per la pace di tutti, specie quando la stessa Ferrari ha visto partire Enrico Cardile in corso d’opera. Cosa che evidenzia che il team aveva bisogno di qualcuno che prendesse il timone in mano.

Durante l’estate, per fare un parallelo in un altro mondo a me caro, quello calcistico tanto bistrattato dai puristi del motorsport (poi qualcuno mi spiegherà da dove giunge questo patetico elitarismo) Kylian Mbappé è passato dal Paris Saint-Germain al Real Madrid a parametro zero: il campione francese era libero sul mercato e gli spagnoli hanno fatto una vera e propria corsa per accaparrarselo.

Il calciatore è entrato in uno spogliatoio di superstar e non pare che abbia rotto gli equilibri. Sin dal debutto ha fatto la differenza, vincendo e segnando nella finale di Supercoppa Europea. Non mi risulta che fenomeni come Jude Bellingham, Vinícius Júnior e tutti gli altri straordinari interpreti che compongono la rosa dei Galacticos abbiano avuto qualcosa da ridire. Anzi.

La qualità è sempre qualcosa che arricchisce una struttura. E Newey avrebbe portato ciò che manca ancora alla Ferrari e che forse non potrà mai essere introdotto da Serra. Con questo non sto affermando che il percorso tracciato da Fred Vasseur sarà fallimentare, anzi. Ma il francese ex Mercedes non ha mai avuto lo scettro del comando, cosa che Newey ha invece sempre detenuto.

Decadono anche quelle ricostruzioni secondo cui la Rossa non aveva la forza economica per gestire un ingaggio del genere: balle. Il meccanismo del budget cap limita la spesa delle squadre, ma per alcune figure apicali prevede delle deroghe, e Newey sarebbe rientrato in questo meccanismo. Ancora, vi pare possibile che un ingegnere che viene dalla gavetta rossa possa contestare lo stipendio preteso dal tecnico più vincente nella storia della Formula 1, colui che ha introdotto principi rivoluzionari nelle auto a ruote scoperte?

Possono raccontarcela in tutte le salse, ma questa versione non convincerà mai il sottoscritto. Nemmeno se sarà spiegata da John Elkann in persona, da Frédéric Vasseur, dall’amministratore delegato Benedetto Vigna, o da qualsiasi altro plenipotenziario vestito di rosso.

Frédéric Vasseur, team principal Scuderia Ferrari HP

La Ferrari ha scelto una strategia che si può condividere o meno, e non è quella di ingaggiare Newey. Questo concetto è stato invece alimentato da una stampa sensazionalistica, che non voleva informare, ma foraggiare un pubblico affamato di sogni. E non ce ne vogliano quelli che sono caduti nel tranello.

Newey in Ferrari è stata una sorta di gigantesca allucinazione collettiva destinata a non consumarsi. Ecco perché oggi sarebbe dignitoso non parlarne o di farlo facendo ammenda per le tesi sposate. Ma non accadrà e per tale ragione non sprecherò altre battute sulla povera tastiera che raccoglie questo sfogo.

Visto che la copertina di questo scritto ritrae Newey in abiti messianici, chiudo dicendo: la messa è finita, andate in pace. Anche se mi verrebbe da mandare di un’altra parte chi, per mesi, ci ha raccontato cavolate senza fine.


Crediti foto: Formulacritica, Oracle Red Bull Racing, Scuderia Ferrari HP, Mercedes-AMG Petronas F1 Team

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