La dismissione della Renault spinge la candidatura degli Andretti

L’addio della Losanga potrebbe spianare la strada a un nuovo motorista. Ecco perché Andretti, supportato da Cadillac e dalla politica americana, torna a sperare

Il cammino sembra ormai tracciato: non c’è futuro in Formula 1 per il gruppo Renault. Alpine si sta per dividere dalla sua casa madre, dato che la Losanga ha deciso di non fornire più i propulsori prodotti alla scuderia con sede a Enstone.

Per i francesi, ora guidati da un triumvirato composto da Luca De Meo, Flavio Briatore e Oliver Oakes, si prospetta l’arrivo dei motori Mercedes. In passato è stata valutata anche la pista Red Bull Powertrains, ma Christian Horner ha recentemente dichiarato che non si sente ancora pronti a fornire un soggetto terzo rispetto all’ecosistema anglo-austriaco, che comprende la controllata Red Bull Racing.

Mercedes, dal canto suo, sostituirebbe Aston Martin con una nuova fornitura, molto utile per mantenere la struttura di Brixworth guidata da Hywel Thomas e, contestualmente, per sviluppare meglio le unità motrici che, secondo alcuni, nel 2026 saranno il punto di riferimento della Formula 1. Tuttavia, queste sono solo ricostruzioni congetturali che non trovano conferme nei fatti.

Mercedes
La Power Unit Mercedes

L’addio della Renault è una sconfitta per la Formula 1. Andretti ne approfitta?

Le norme su cui si baseranno le Power Unit del 2026 sono state studiate proprio per favorire l’ingresso di nuovi costruttori. L’eliminazione del motogeneratore MGU-H andava nella direzione della parabola tecnica descritta dall’industria automobilistica stradale. Per tale ragione il gruppo Volkswagen, con la controllata Audi, ha deciso di scendere in campo con forze massicce, acquisendo la Sauber.

Per la stessa ragione, Honda ha rivisto i suoi programmi, facendo una vera e propria inversione a U dopo l’addio annunciato due stagioni fa. L’abbandono di Renault è un fulmine a ciel sereno e rappresenta una vera e propria sconfitta per l’idea inclusiva che la Formula 1 aveva promosso con le nuove norme.

È proprio in questo contesto che si inserisce la candidatura di Michael Andretti. L’ex pilota americano potrebbe presentare un’offerta di acquisto, subentrando in un sistema a dieci squadre che Liberty Media sta cercando di tutelare in ogni modo. Ma non è questa la strategia del gruppo statunitense.

Con l’appoggio del Congresso americano e il potenziale aiuto di Donald Trump, qualora dovesse vincere le elezioni di novembre (una prospettiva ad oggi difficile, visto il recupero di Kamala Harris), Andretti conta ancora di convincere la Formula 1 dopo aver ottenuto il lasciapassare da parte della Federazione Internazionale dell’Automobile.

Con l’abbandono di Renault, gli americani hanno una carta in più da giocare: quella di portare con sé un nuovo motorista. Questo elemento farebbe cadere i dubbi sulla redditività di un undicesimo team. Cadillac andrebbe quindi a sostituire la Losanga in uno schema a sei motoristi.

Tra l’altro, sarebbe l’unico soggetto totalmente made in USA presente nel Circus, visto che la collaborazione di Ford con Red Bull Powertrains va intesa più come un legame commerciale che tecnico, sebbene il colosso di Dearborn fornirà componenti elettriche, ambito in cui è all’avanguardia.

Proprio per questa ragione, il gruppo Andretti, avendo intuito i cambiamenti in atto già da qualche tempo, ha deciso di impiantare una nuova sede a Silverstone e di avviare una massiccia campagna acquisti per creare un terzo polo di produzione oltre ai due americani, in un team ambizioso.

La FIA aveva dato parere positivo sul fronte tecnico, mentre la Formula 1 aveva bocciato la candidatura per ragioni commerciali. Questo mutato contesto, che vede un costruttore storico eclissarsi dal Circus dei GP, potrebbe far rivedere i piani a Greg Maffei e al suo gruppo.

Andretti, quindi, ha concrete possibilità di vedere la sua causa vincente, nonostante la ritrosia di vari team principal, che accetterebbero invece un gruppo capace di accrescere l’appeal della serie e, quindi, gli introiti. Perché alla fine, come al solito, è solo questione di denaro.


Crediti foto: Andretti

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