Cadillac F1 – Sta per concludersi una vicenda che dura da oltre due anni, iniziata il giorno in cui Michael Andretti dichiarò al mondo il suo intento di entrare in Formula 1. La causa dell’ex pilota, nonché figlio del leggendario Mario “Piedone” Andretti, fu subito supportata da Mohammed Ben Sulayem.
Il presidente della FIA, sfruttando il regolamento esistente, aprì un bando al quale parteciparono diverse realtà. L’unico a soddisfare tutti i requisiti richiesti fu proprio il gruppo Andretti Global. Una vittoria che, paradossalmente, si trasformò in una sconfitta.
Le dieci scuderie, e soprattutto i vertici di Liberty Media, non hanno mai digerito il fatto che Ben Sulayem e l’imprenditore americano avessero agito quasi in autonomia, rischiando di scavalcare chi investe e si spartisce gli utili nel Circus. Ne è seguita una battaglia serrata: da una parte la Formula 1 (team e proprietà) a fare muro, dall’altra Andretti, che ha continuato imperterrito, costruendo strutture e arruolando competenze per preparare il suo team all’ingresso nella massima serie del motorsport.

Cadillac – F1: nuovi alleati e circostanze divenute favorevoli
La Formula 1 si è opposta sollevando questioni commerciali e sostenendo che un undicesimo team avrebbe svalutato il marchio. Una giustificazione debole, che alla lunga ha mostrato la sua fragilità, dissolvendosi sotto il fuoco incrociato di nuovi attori.
Tra questi, il Congresso americano, che ha sollevato dubbi sulla libera concorrenza, accusando Liberty Media di pratiche monopolistiche che impedivano a un gruppo statunitense di operare nel proprio Paese. Anche in Europa, la questione è stata sollevata dall’Antitrust, che pur limitandosi a una “lavata di mani”, ha lasciato intendere che avrebbe approfondito la questione in caso di mancata risoluzione.
Un altro elemento cruciale è stato il passo indietro di Renault. L’uscita di un costruttore storico ha creato un vuoto che Liberty Media ha dovuto colmare. La Formula 1, in passato un terreno di battaglia per i motoristi desiderosi di entrare nel Circus, stava perdendo un gruppo industriale importante: l’anomalia andava risanata. In questo contesto, la candidatura di General Motors, con il marchio Cadillac, ha preso piede.
L’undicesimo team non sarà però quello immaginato da Michael Andretti. Si tratterà di una scuderia legata a un costruttore che dal 2028 introdurrà il proprio motore, probabilmente dopo due anni di collaborazione con Ferrari che concederà le power unit da brandizzare. Andretti avrà solo un ruolo di rappresentanza, affidato non a Michael, ma al padre Mario, nominato direttore generale del consiglio di amministrazione.
Questo scenario spiega il recente passo indietro di Michael Andretti, che ha combattuto con tenacia per entrare in Formula 1. Si inserisce anche nella dinamica che ha portato alla rimozione di Greg Maffei, amministratore delegato di Liberty Media, che a fine anno lascerà il suo incarico. L’uomo che dichiarò che “gli Andretti non sarebbero mai entrati in F1 sotto la sua gestione” è stato costretto a capitolare, pur ottenendo che l’undicesima squadra non portasse il nome della gloriosa famiglia italo-americana.

Cadillac soddisfa le necessità di una F1 sempre più americana
Con una Formula 1 sempre più orientata verso gli Stati Uniti – con tre Gran Premi e la proprietà americana della categoria – era ormai inevitabile creare un team “a stelle e strisce”, capace di soddisfare l’entusiasmo crescente dei fan in quella regione. Finalmente, il dogma delle 10 squadre è stato spezzato, e i team hanno compreso che un nuovo partecipante può essere una risorsa e non una minaccia. La torta da dividersi sarà più grande, e forse anche più saporita.
La Formula 1 si prepara a un nuovo futuro, rivedendo se stessa. Il 2026 sarà un anno rivoluzionario, con nuove regole motoristiche, monoposto diverse e l’ingresso di un nuovo competitor, che dopo il necessario periodo di adattamento potrebbe riscrivere la storia e portare un titolo mondiale nella “terra delle opportunità”.
Per tutto questo, dobbiamo ringraziare Michael Andretti: un visionario che ha vinto la sua battaglia, pur senza assaporare direttamente i frutti dolci del suo lavoro.
Crediti foto: Andretti Global