Quella di Andretti è una storia di tenacia, di cadute e riprese, di delusioni seguite da gioie che poi si sono rivelate effimere. La pratica per consentire l’ingresso del gruppo americano in F1 continua a circolare tra gli uffici di chi governa il motorsport. All’inizio fu la Federazione Internazionale dell’Automobile a valutare la fattibilità, promuovendo una sorta di concorso che Michael vinse in scioltezza.
Il tutto andò a bloccarsi quando la palla passò a Liberty Media che, con tutti e dieci i team alle spalle, fece il blocco per evitare che il meccanismo a dieci squadre venisse in qualche modo intaccato. Di frenata in frenata, di “no” in “no”, sono passati oltre due anni dal giorno in cui Michael Andretti annunciò che sarebbe entrato in Formula 1.
A distanza di così tanto tempo questa storia prosegue con lo stesso cliché narrativo: da un lato una scuderia che prova a strutturarsi creando una sede europea e assumendo a più non posso; dall’altro si nota sempre un pantano burocratico nel quale entrano sempre più soggetti. Non bastavano FIA, FOM e scuderie. No, sarebbe stato troppo poco per una storia del genere.
A un certo punto si è fatto vedere il Congresso degli Stati Uniti d’America che, non pago, ha cominciato a rimbrottare chi aveva sbattuto le porte in faccia a un marchio storico del motorsport americano e a un’azienda grande e importante come General Motors nella sua declinazione Cadillac.
La politica entra “a bomba” con giudizi e con pareri successivi a ricorsi effettuati in disparate sedi. Roba da legali, materia per avvocati, che in Formula 1 sono sempre più presenti e a volte rubano la scena agli stessi protagonisti che girano in pista.

F1, Andretti vs Liberty Media: la Commissione Europea sancisce il non luogo a procedere
In questo pentolone magmatico si incuneano i recenti sviluppi che hanno spostato il centro d’attenzione dagli Stati Uniti all’Europa. La Commissione della Comunità Europea ha sollevato Liberty Media dalle accuse. Questioni di concorrenza sleale che l’organo comunitario ha valutato, dichiarando non essere un fatto attuale.
La Commissaria alla Concorrenza, Margrethe Vestager, ha fatto sapere che l’Unione Europea non può prendere provvedimenti contro la Formula 1 sulla questione del divieto di ingresso per il gruppo Andretti-Cadillac.
Se negli Stati Uniti d’America il figlio di “Piedone”, che nel frattempo si è dimesso da CEO del suo gruppo, aveva ottenuto un successo importante con l‘endorsement del Congresso, in Europa le cose sono andate diversamente. L’iniziativa non era partita da Andretti, che ovviamente non ha facoltà di sollevare certe questioni in sede comunitaria, ma da alcuni membri di centro-destra e di destra più radicale che si chiedevano se l’azione della Formula 1 lederebbe la libera concorrenza.
Con un comunicato che non riportiamo ma sintetizziamo, la Commissione UE si è sostanzialmente chiamata fuori, dichiarandosi non in grado di valutare se le barriere apposte da Liberty Media configurino un comportamento anticoncorrenziale. La Commissione quindi non può porre in essere alcuna misura, né dispone della volontà e della copertura legale per poter indagare ulteriormente sull’impatto delle presunte barriere che la Formula 1 ha posto nei confronti di Andretti.
Una sorta di pilatesca lavata di mani, in assenza di ricorsi da parte dei soggetti interessati. Si potrebbe leggere questa come una sconfitta per Andretti, ma così non è, perché la partita non si gioca sui tavoli della politica comunitaria, ma altrove: nelle mosse diplomatiche presso i dieci team che stanno discutendo il nuovo Patto della Concordia – e questo sì potrebbe essere un documento che apre o chiude la possibilità di avere un undicesimo team – e nel rapporto con Liberty Media, che potrebbe diventare improvvisamente più disteso per alcune cose verificatesi di recente.

Dimissioni Andretti-Maffei per riaprire la pratica F1?
Circa un mese fa Michael Andretti ha annunciato di fare un passo indietro pur rimanendo all’interno del suo stesso gruppo. L’ex pilota di IndyCar, che nel ’93 fece una rapida sortita in Formula 1 in McLaren accanto ad Ayrton Senna con risultati assai deludenti, si è dimesso dalla carica di CEO, apparentemente per motivi familiari e per trovare più spazio in una vita colma di impegni.
Tuttavia, le motivazioni potrebbero essere altre e si incastrano con quanto successo pochi giorni fa. Greg Maffei, CEO di Liberty Media Corporation, come annunciato, a fine anno rimetterà il suo mandato in una ristrutturazione del colosso americano dell’intrattenimento.
Si ricordi che Maffei aveva avuto un duro scontro con gli Andretti, soprattutto con papà Mario, al termine del quale aveva affermato che avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per impedire l’ingresso del gruppo americano nel Circus.
Le frasi pronunciate a Miami in occasione del Gran Premio sono riecheggiate nell’ambiente della Formula 1, suonando come una sinistra minaccia. Ora i protagonisti di quell’alterco politico-mediatico si sono fatti da parte, e nuovi soggetti interagiranno, provando a trovare una quadra che potrebbe concretizzarsi anche grazie alle recenti vicissitudini che hanno toccato Alpine.
Quando Maffei tuonava contro Andretti, l’idea che Renault si chiamasse fuori dalla Formula 1 non era sul tavolo. Oggi la categoria si trova con un motorista in meno, e questo è un aspetto che gioca a favore di Andretti, che porta con sé il gruppo Cadillac. A questo punto, General Motors diventa molto appetibile per una Formula 1 che vuole essere la serie dei colossi dell’automotive.
È come se si percepisse un cambio nella direzione del vento e nel messaggio che questo porta. Se fino a qualche tempo fa si respirava un’aria pesante, di chiusura, oggi si intravedono segnali diversi trasportati da una brezza più fresca, che sa di speranza rinnovata. Per questo motivo Andretti continua a reclutare, facendo crescere la struttura di Silverstone, dietro la quale ci sono due sedi americane. Un gruppo corposo va costituendosi, cosa che suggerisce come serpeggi una celata fiducia.
Andretti è entrato nell’ordine di idee che per il 2026 non se ne farà nulla, ma che la partita si sta giocando in chiave 2028. Su questo versante, c’è da registrare la posizione di Cadillac, che si sente più sicura di poter deliberare un propulsore valido e competitivo entro quell’anno, cosa che non sarebbe accaduta nel 2026, quando si sarebbe dovuto chiedere la fornitura a un altro costruttore per poi brandizzare le testate.
Questo tipo di operazione era invisa ai vertici della Formula 1, che ora sono più concessivi proprio per la mancanza di un motorista e anche perché Cadillac potrebbe essere pronta con un propulsore tutto suo, che potrebbe essere eventualmente fornito anche ad altri soggetti della categoria.
Insomma, le recenti vicissitudini che hanno coinvolto Alpine, il continuo spingere del Congresso americano – che nell’era Trump, grande alleato di Andretti, come abbiamo raccontato in questo scritto, può avere un ruolo chiave – la discussione del nuovo Patto della Concordia e l’assenza di due belligeranti, Maffei e Michael Andretti, potrebbero aver creato quelle condizioni ideali nelle quali far finalmente sbocciare un fiore il cui seme è da troppo tempo immerso in un terreno congelato.

Questo rinnovato clima di fiducia spiega perché gli ingegneri del gruppo Andretti stanno andando avanti come una nave rompighiaccio, avendo già effettuato un crash test sulla zona del muso di una nuova vettura e imbastendo un telaio per il 2026 che potrebbe essere la base di un modello da far girare in pista. Cosa che rappresenterebbe un grande vantaggio, visto che, non facendo parte ancora della F1, il team avrebbe la possibilità di testare sul campo senza sottostare ai vincoli regolamentari della serie. Un modo con cui recuperare terreno e presentarsi pronti all’appello del 2028.
In conclusione, come dimostrato in questo scritto, si può immaginare che si sia vicini a una svolta definitiva. Nei prossimi mesi le diplomazie continueranno a operare per giungere a una conclusione definitiva. Ma se fino a qualche tempo fa le speranze erano poche, oggi la possibilità di vedere un undicesimo team in F1 – nella fattispecie quello di Andretti – sta prendendo sempre più quota.
Crediti foto: Andretti, F1, Liberty Media