Il Mondiale di Formula 1 2025, ultimo dell’attuale ciclo regolamentare basato sull’effetto suolo, si sta sviluppando con un indiscusso protagonista: la McLaren MCL39. La squadra di Woking ha raccolto undici vittorie nelle prime quattordici gare, consolidando un dominio reso ancora più evidente dalla continuità dei risultati ottenuti da entrambi i piloti. A testimoniare la solidità del progetto ci sono le quattro doppiette consecutive che hanno blindato la leadership tecnica e sportiva della franchigia britannica, rendendo vano ogni tentativo di rimonta da parte dei rivali che appaiono sempre più sfiduciati e inermi.
La MCL39, ultima creatura progettata sotto una guida tecnica che si è consolidata negli ultimi anni, rappresenta la sintesi di stabilità aerodinamica, efficienza e un equilibrio complessivo che le ha permesso di adattarsi con facilità a gran parte delle piste in calendario. E questa è la dote principale di una monoposto che sa “dare del tu” agli pneumatici Pirelli, altro elemento che sta facendo la differenza in stagione. Ma, nonostante i numeri possano far pensare a una vettura priva di punti deboli, il team principal Andrea Stella ha voluto mettere in chiaro che il dominio non significa perfezione assoluta.

L’onestà di Andrea Stella
Dopo il Gran Premio d’Ungheria, chiuso ancora una volta in maniera trionfale, Stella ha scelto di condividere un’analisi che va contro l’immagine, spesso diffusa, di una McLaren imbattibile in ogni circostanza. “Abbiamo i nostri punti deboli”, ha ammesso senza esitazioni. “Se entriamo in una curva ad altissima velocità come la Copse o la Pouhon, non abbiamo l’auto più veloce. Probabilmente non lo siamo neppure nelle curve molto lente, dove almeno un nostro rivale riesce a fare meglio di noi”.
Il riferimento ai dati GPS non è casuale. Le squadre di Formula 1 monitorano costantemente le prestazioni delle auto rivali, confrontando velocità di percorrenza e tempi parziali settore per settore. È un gioco a carte scoperte che facciamo tutti noi sfruttando tool telemetrici ampiamente disponibili, valutazioni in cui ogni team sa dove gli avversari sono più forti e dove invece cedono terreno. McLaren non fa eccezione, e Stella ha voluto sottolineare che non si tratta di rivelare segreti ma di analizzare informazioni pubblicamente accessibili a chiunque abbia gli strumenti per leggerle.
Il punto debole nelle curve estreme
La natura stessa delle curve molto veloci, come quelle citate da Stella, richiede una combinazione di carico aerodinamico e stabilità che non sempre la MCL39 riesce a garantire al livello massimo. In questi frangenti, squadre come Red Bull o Mercedes hanno talvolta mostrato un passo leggermente superiore, riuscendo a mantenere velocità di percorrenza più elevate.
Situazione analoga, ma per motivi diversi, nelle curve a bassissima velocità. Qui entrano in gioco la trazione in uscita e la capacità di generare grip meccanico, aspetti in cui Ferrari, ad esempio, ha evidenziato in alcune gare una competitività sorprendente. È un equilibrio delicato: l’assetto che privilegia le curve medie può comportare compromessi in quelle più lente o più veloci.
McLaren MCL39: il dominio nella terra di mezzo
Se c’è però un terreno dove la MCL39 è la regina incontrastata, quello è rappresentato dalle curve a media velocità. Ed è proprio qui che risiede il segreto del suo straordinario rendimento. “La maggior parte delle curve del Mondiale appartiene a questa categoria e i dati GPS dicono senza dubbi che la nostra vettura è la più rapida”, ha sottolineato un onesto Stella.
Questo aspetto assume un peso enorme se si considera la conformazione dei circuiti attuali. Con un calendario che conta 24 appuntamenti, la maggioranza dei tracciati presenta un numero prevalente di curve di media intensità. Essere i migliori in questo campo significa partire con un vantaggio strutturale che, nell’arco della stagione, si traduce in un dominio quasi incolmabile.
Perché la McLaren MCL39 eccelle nelle curve medie
Il rendimento superiore della vettura papaya in questa tipologia di curve non è frutto del caso. Il lavoro sulla MCL39 si è concentrato sul bilanciamento aerodinamico, con una distribuzione dei carichi che consente alla monoposto di affrontare le curve a media velocità mantenendo stabilità in percorrenza e precisione nell’inserimento. L’efficienza del fondo e l’ottimizzazione delle sospensioni giocano un ruolo chiave, permettendo di sfruttare appieno l’effetto suolo senza sacrificare la guidabilità.
Un altro fattore determinante è la gestione delle gomme. Nelle curve medie, la capacità di mantenere una temperatura ottimale sulle mescole rappresenta un vantaggio sostanziale che diventa a tratti clamoroso sulle lunghe distanze. Ossia in gara. La MCL39 ha dimostrato di saper trattare gli pneumatici con estrema efficacia, limitando il degrado e garantendo costanza di rendimento anche nei long run.
Infine, c’è un elemento legato allo stile di guida dei piloti. Sia Lando Norris che Oscar Piastri si trovano particolarmente a loro agio in questo tipo di situazioni, riuscendo a sfruttare al massimo la fiducia che la monoposto trasmette. La simbiosi tra macchina e piloti ha fatto sì che la McLaren riuscisse a trasformare la superiorità tecnica in risultati concreti e soprattutto continui.

McLaren MCL39: un equilibrio che fa la differenza
Il quadro che emerge dalle parole di Stella è quello di una vettura non priva di debolezze, ma con un punto di forza talmente dominante da compensare ampiamente i difetti che sono e restano piccoli. In Formula 1 non esiste l’auto perfetta, ogni progetto comporta scelte e compromessi. Woking ha scelto di massimizzare la competitività nel settore che più conta in termini di tempo sul giro: le curve a media velocità.
È questa filosofia che spiega perché, pur non essendo la più veloce in assoluto in ogni condizione, la MCL39 si sia trasformata nella macchina da battere del 2025. Un dominio costruito più sulla costanza e sulla ripetibilità delle prestazioni che sulla ricerca del colpo di genio in singoli settori. Un approccio razionale e scientifico, che Stella non ha mai nascosto e che ora trova conferma nei dati e nei risultati in pista.
Crediti foto: McLaren F1
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