Charles Leclerc ha conquistato la pole position del Gran Premio d’Ungheria 2025 per appena 26 millesimi, ma dietro quel margine infinitesimale si cela una delle prestazioni più intelligenti e chirurgiche della stagione. In un contesto tecnico e ambientale radicalmente mutato rispetto alla terza sessione di prove libere, il pilota della Ferrari è riuscito a cogliere l’attimo perfetto e a tirare fuori dal giro secco qualcosa che, nei fatti, non era riuscito a fare per tutto il fine settimana.
La SF-25 ha improvvisamente trovato la propria finestra di funzionamento ottimale, complice un deciso abbassamento delle temperature e un cambiamento nella direzione del vento che ha finito per penalizzare le caratteristiche aerodinamiche della McLaren MCL39, stando a quello che hanno ammesso i due alfieri papaya che, è bene sottolinearlo, restano i favoriti per la gara odierna. Ma, su un circuito refrattario ai sorpassi, scattare davanti a tutti è di certo un vantaggio considerevole.
A pagarne il prezzo di questo mutato scenario è stato Oscar Piastri, autore di una qualifica comunque buona e concreta fin dal primo settore, ma incapace di resistere all’energia ritrovata della Ferrari nel tratto centrale del tracciato. Il duello tra i due si è consumato sul filo dei centesimi, come dimostrano i dati telemetrici forniti dalla sessione: un confronto tanto sottile quanto tecnico, che racconta bene la complessità di un tracciato come quello dell’Hungaroring, dove ogni curva può ridefinire il quadro della prestazione complessiva.
Per comprendere davvero il valore della pole di Leclerc e l’equilibrio di forze tra Ferrari e McLaren, è necessario analizzare in dettaglio il comportamento delle due vetture lungo i tre settori che compongono i 4.381 metri del tracciato ungherese. Ed è proprio lì che si rivela, con evidenza, come Leclerc abbia costruito la propria impresa con intelligenza e tempismo.

Settore 1 – Piastri più incisivo di Leclerc: accelerazione, trazione e fluidità
Nel T1, la MCL39 di Piastri ha mostrato la sua miglior faccia. La combinazione di efficienza aerodinamica e rapidità nei tratti di accelerazione ha permesso all’australiano di generare un vantaggio iniziale significativo, che ha raggiunto i 140 millesimi nel tratto che va dalla curva 1 alla curva 4. Il grafico della velocità massima evidenzia come Piastri riesca a mantenere più slancio in uscita dalla prima curva, accelerando prima rispetto a Leclerc e portando velocità in modo più deciso verso il secondo punto di frenata. Anche la gestione dell’acceleratore conferma questa tendenza: mentre Leclerc dosa leggermente di più la potenza in uscita per evitare pattinamenti e garantire la stabilità del retrotreno, Piastri riesce ad affondare il gas con maggiore decisione, segno di un bilanciamento più centrato in quella fase di gara. Il dato è visibile dal grafico in basso.
Il lavoro svolto dal team di Woking sull’ottimizzazione della mappatura motore e sulla distribuzione della coppia si riflette in un comportamento molto efficace della monoposto, che permette all’australiano di sfruttare al meglio ogni tratto in cui conta la velocità di uscita. Le curve 1 e 2, in particolare, mostrano come la McLaren riesca a mantenere un compromesso più efficace tra inserimento e rotazione: il muso si appoggia con decisione e la transizione verso l’uscita è rapida. La SF-25, al contrario, appare leggermente più cauta, come se Leclerc sapesse di non poter forzare troppo in una fase in cui la gomma non è ancora nella finestra perfetta.
Questo tratto iniziale ha confermato come l’efficienza meccanica della MCL39, unita a una buona interazione con l’asfalto ungherese relativamente “fresco” dopo un improvviso annuvolamento verificatosi in Q2 in cui è caduta anche qualche leggera goccia di pioggia che però non ha condizionato l’aderenza dell’asfalto, abbia fatto la differenza. Piastri è stato efficace anche nei cambi di direzione, dove la risposta della monoposto è sembrata più reattiva e precisa. Tuttavia, quel vantaggio iniziale non si è trasformato in una fuga. Nel secondo settore Charles fa il suo capolavoro.

Settore 2 – La riscossa Ferrari: stabilità, carico e precisione
Il cuore della pole position di Leclerc si trova nel secondo settore. Lì, dove il tracciato si fa più tecnico, ricco di curve da affrontare in sequenza e con continuità, la SF-25 ha mostrato finalmente tutto il proprio potenziale. Un potenziale che sembrava dormiente durante le libere, ma che si è risvegliato nel momento più opportuno. Le temperature dell’asfalto, scese di quasi dieci gradi rispetto al turno mattutino, hanno permesso alla Ferrari di portare gli pneumatici in una finestra operativa ideale. Questo ha ridato fiducia al retrotreno, spesso troppo mobile al mattino, e ha consentito a Leclerc di interpretare il tratto centrale con fluidità e controllo. Ritmo, questo il concetto chiave che Charles ha messo in campo per la sua magica prestazione.
Il comportamento della monoposto tra curva 4 e curva 11 è stato esemplare. Il monegasco ha potuto inserire in modo più aggressivo rispetto al passato, grazie a un avantreno più preciso, e ha modulato l’acceleratore con continuità, senza dover mai correggere eccessivamente la traiettoria. Il confronto tra i dati di throttle e RPM mostra come la SF-25 riesca a costruire velocità in modo più progressivo, segno che il bilanciamento meccanico e aerodinamico si è allineato perfettamente. Le curve 8, 9 e 11 sono state decisive: lì il #16 ha guadagnato centesimi preziosi, accumulando fino a 140 millesimi di vantaggio che si sarebbero rivelati determinanti.
Anche dal punto di vista della gestione del cambio, la Ferrari è sembrata più sciolta. Leclerc ha potuto utilizzare le marce medie in modo più coerente, sfruttando tutta la banda di coppia della power unit senza bisogno di correzioni. Piastri, al contrario, ha mostrato più oscillazioni nei giri motore e qualche esitazione nella fase di uscita, soprattutto tra curva 7 e curva 9. È in quel tratto che il delta tempo cambia bruscamente, segnando il momento esatto in cui la pole è passata nelle mani del pilota monegasco.
Il secondo settore, con le sue sequenze in appoggio e i cambi di direzione a medio carico, ha messo a nudo i punti deboli della MCL39 in condizioni ventose. Le raffiche laterali, più intense in quel tratto nella fase finale della qualifica, hanno ridotto la stabilità dell’anteriore e costretto Piastri a una guida leggermente più conservativa. Non un errore, ma una scelta obbligata di sopravvivenza, che ha aperto la porta al ritorno di Leclerc.

Settore 3 – La tenuta mentale di Leclerc decide il finale
Il terzo settore ha riportato equilibrio. La McLaren, in particolare nel tratto compreso tra curva 12 e curva 14, è tornata ad avvicinarsi sensibilmente. Piastri ha sfruttato al meglio la capacità della sua monoposto di generare trazione in uscita e ha modulato l’acceleratore in modo più lineare rispetto a quanto fatto nella parte centrale. Il delta tempo torna a scendere a favore dell’australiano, che si riporta a ridosso di Leclerc a pochi metri dal traguardo. Ma non basta.
Leclerc, pur non avendo più margine netto in termini prestazionali, ha mostrato in questa fase una grande solidità mentale. In curva 13, uno dei punti più critici per via del carico combinato in frenata e sterzata, il pilota Ferrari ha trovato la traiettoria giusta per mantenere la stabilità del posteriore senza perdere velocità minima. Allo stesso modo, in curva 14, ha potuto accelerare con decisione in uscita grazie a un’applicazione progressiva del gas che ha impedito il pattinamento delle posteriori. La linea di percorrenza è stata leggermente più ampia rispetto a Piastri, ma ha permesso di guadagnare quella manciata di metri che ha fatto la differenza.
La gestione del finale è stata un piccolo capolavoro di razionalità e controllo. Leclerc non ha cercato di allungare ulteriormente, ma si è concentrato nel mantenere il vantaggio acquisito nel settore precedente, evitando qualunque forzatura. È questa consapevolezza a fare la differenza in qualifica, specie su piste come l’Hungaroring, dove il margine di errore è prossimo allo zero.

Il giro secco non può ovviamente essere lo specchio di quello che accadrà in una gara lunga e sfiancante e in cui le due McLaren potranno attaccare in tandem la Ferrari di Leclerc visto che il monegasco non ha una spalla vicina, con Lewis Hamilton alle prese con problemi tecnici e forse psicologici che stanno diventando troppo grandi: leggi qui. La vettura papaya fa del suo forte la consistenza sul passo gara e la gestione degli penumatici. Va per questo considerata la favorita, ma la vena magica mostrata da Leclerc potrebbe proseguire anche oggi.
Crediti foto: Formulacritica
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