Alzi la mano chi sta percependo gli effetti della cura Flavio Briatore sulla Alpine F1. Da quando ha iniziato a collaborare con la scuderia di Enstone, il team ha deciso di dismettere il programma motori della Formula 1 e, contestualmente, ha definito una line-up di piloti che non sembra essere il massimo per assortimento e bagaglio tecnico.
Forse si tratta semplicemente di una coincidenza, ma pare evidente che la mano di un dirigente che spesso ha trasformato in oro ciò che toccava non si sia ancora fatta sentire. Il “re Mida” ha perso il suo tocco magico o, semplicemente, ha bisogno di più tempo per produrre effetti taumaturgici in una scuderia che sembra essere allo sbando?
Realisticamente, Briatore non poteva incidere sul comparto propulsore di Viry-Châtillon, poichè si tratta di decisioni prese a un livello molto più alto, che coinvolge direttamente Luca De Meo e gli altri plenipotenziari del gruppo Renault. Tuttavia, ci si aspettava che il buon geometra cuneese riuscisse a tirare un coniglio dal cilindro per quanto riguarda la line-up piloti.
Jack Doohan, non ce ne voglia, è la soluzione di ripiego per eccellenza, poiché è un pilota proveniente dall’academy interna, promosso con una semplice PEC. Sarebbe stato molto più complesso attirare driver già presenti in Formula 1, magari con un pedigree che offrisse garanzie di vittorie.
Evidentemente, Briatore non è stato in grado di convincere con solidi argomenti i pochi piloti liberi che potevano fare al caso di una scuderia in cerca di riscatto. Stiamo tutti pensando a Carlos Sainz che, valutate le (poche) offerte ricevute dopo il tramonto delle ipotesi Red Bull, Audi, Aston Martin e Mercedes, si è lasciato convincere dal progetto Williams, che finora non ha certo brillato.

Alpine F1: il mancato arrivo di Carlos Sainz è uno smacco per Flavio Briatore
Ma perché si parla ancora di Carlos Sainz in chiave Alpine? Briatore non aveva fatto mistero di aver tentato in ogni modo di ingaggiare il pilota spagnolo, dichiarandolo apertamente, persino in un’intervista al TG1 con il giornalista sportivo Marco Franzelli. Oggi Flavione, forse scottato dal grande “no” o forse per giustificarsi di un’operazione fallita, ha dichiarato che, quando c’è stato il contatto, non era forse il momento giusto per concludere l’affare con successo.
Verrebbe da dire, con un sorriso provocatorio, che se l’offerta fosse arrivata ora che Alpine ha addirittura deciso di non produrre più i motori in casa, le cose sarebbero andate ancora peggio. O forse, chissà, l’epilogo sarebbe stato migliore, perché Sainz avrebbe capito che quel motore poco performante sarebbe stato sostituito da un propulsore all’altezza della situazione, come sarà probabilmente il Mercedes nel 2026.
Briatore sembra essere molto legato a Sainz, visto che ha dichiarato che, per il 2026, le porte del team francese saranno ancora aperte per lui. Il manager italiano è consapevole della clausola liberatoria che lo spagnolo ha esercitato per legarsi alla Williams, ma questa potrebbe tornare utile nel caso in cui la chiamata arrivasse da una squadra più strutturata rispetto a un’Alpine che, al 2026, arriverà con più incognite che certezze.

Briatore ha più volte ribadito che l’obiettivo del team è quello di tornare alla vittoria con le vetture di nuova generazione. L’ex numero uno della Renault F1 ai tempi di Fernando Alonso appare parecchio ottimista, forse perché deve aggrapparsi a questi sogni di gloria per far percepire ai propri uomini che qualcosa si sta muovendo. Perché, diciamolo chiaramente, oggi Alpine sembra l’emblema della depressione.
A proposito di stimoli. Flirtare così apertamente con un pilota che si è legato per un team concorrente non deve essere il massimo per Jack Doohan e Pierre Gasly che l’anno prossimo dovranno guidare l’erede di una vettura che sta facendo molto male. Lungi da noi voler rubar il mestiere a un dirigente scafato come Briatore, ma questa mossa non ci sembra il massimo della sagacia.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP, Alpine