Il nome Renault è legato alla storia della Formula 1 più come costruttore di unità motrici che come team. È vero che i francesi sono riusciti a vincere, anche grazie a un ispiratissimo Fernando Alonso, come realtà a tutto tondo, ma la stragrande maggioranza dei trionfi sono arrivati in veste di fornitore. Ricordiamo i successi ottenuti con Benetton, Williams e Red Bull nell’era Sebastian Vettel.
Proprio da quel momento, da quando la Formula 1 ha deciso di percorrere un’altra strada tecnica con i propulsori turbo ibridi, la casa della Losanga è entrata in una crisi profondissima, che non è riuscita a risolvere nonostante undici anni di tentativi.
A un certo punto era circolata voce che potessero vendere il team e concentrarsi esclusivamente sullo sviluppo e la produzione dei motori. È accaduto l’esatto opposto, visto che la squadra di Enstone resterà salda nelle mani del gruppo Renault, e che il reparto di Viry-Châtillon verrà parzialmente dismesso con la chiusura del programma Formula 1.
Molti tecnici stanno per lasciare la sede transalpina, con Ferrari molto attiva nell’accaparrarsi competenze a basso costo (leggi qui). Un’onda d’urto che i vertici della Renault, a partire da Luca De Meo, avevano messo in conto e che ora stanno cercando di gestire nel miglior modo possibile.

Alpine F1: concentrarsi su Enstone per dimenticare la delusione che si respira a Viry-Châtillon
Nel frattempo, a Enstone la vita continua, con i dirigenti impegnati a stringere l’accordo con Mercedes, che garantisce un futuro più brillante a una realtà sportiva che negli ultimi anni è stata decisamente opaca.
Oliver Oakes è da poco salito a bordo del progetto francese e si è trovato subito a gestire acque molto tempestose. Lo stesso vale per Flavio Briatore, la cui mano non si è ancora vista, considerando che non è riuscito ad accaparrarsi due obiettivi dichiarati: Adrian Newey da un lato e Carlos Sainz dall’altro.
Oakes deve quindi fare il lavoro sporco per consentire ad Alpine di tornare a essere un soggetto accattivante, considerando che oggi non offre un grande appeal. E questo è forse lo smacco più grande che gli orgogliosi francesi devono gestire e superare. In che modo può aiutare Alpine a ritrovare gli stimoli?
“È difficile” – ha detto il manager ai canali ufficiali della F1 – “Quello che è diverso oggi, nel ruolo che ricopro alla guida di un team di F1, è che ci sono 1.000 persone. Non è detto che si riesca a renderle tutte felici. Penso che la cosa principale all’inizio qui a Enstone sia che la squadra ora ha stabilità. Ha due persone alla guida che sono molto allineate su dove vogliamo andare. Posso già vedere alcune cose buone”.
“La gente è felice che siamo lì. Stiamo davvero cercando di procedere nel nostro cammino. Tutto è basato sui risultati. Se portiamo un po’ di prestazioni nelle prossime gare e otteniamo risultati, questo porterà naturalmente le persone all’interno dell’organizzazione a sentirsi un po’ meglio”.
“Tutto va di pari passo. C’è molto affetto per quello che è Enstone, ma il punto cruciale è che le persone vengono a lavorare perché vogliono far parte di un’organizzazione che sta performando“, ha concluso Oakes, che si è scientificamente tenuto lontano dal discorso relativo all’epilogo della storia di Viry-Châtillon e alle agitazioni che ne sono seguite.

Il fatto che il manager di Norwich abbia focalizzato le sue attenzioni sulla vita all’interno di Enstone racconta quanto sia quello, in realtà, il fulcro del progetto futuro. Si punta praticamente solo sul reparto corse, cercando di ottenere motori già pronti, performanti e affidabili, che possano finalmente far superare le difficoltà incontrate negli ultimi undici anni.
Il costo da pagare è quello dell’immagine di un gruppo aziendale che si è dimostrato debole nella sua scelta, preferendo affidarsi a un nemico tecnico come Mercedes per risolvere difficoltà croniche. Ecco perché la decisione di chiudere il comparto motori è un azzardo che probabilmente potrà pagare solo nel lungo periodo.
Ad oggi, al di là delle parole di circostanza su una scuderia iper motivata, ciò che resta è la profonda delusione per aver alzato bandiera bianca. Alpine deve rispondere coi fatti, perché la dirigenza, cinica e spietata, ha dimostrato che non si farà troppi scrupoli a chiudere definitivamente con la Formula 1.
Chissà, magari si potrebbero aprire le porte a chi sta facendo di tutto per entrare nel Circus, ma sta incontrando un ostracismo ingiustificato: Michael Andretti.
Crediti foto: Alpine F1