Il 2024 è stato un anno ricco di avvenimenti in Formula 1. Su questo fronte vi rimandiamo a uno scritto che uscirà in serata e che farà un po’ il compendio di questa straordinaria stagione, che ha visto una lotta al vertice entusiasmante con i verdetti che contano rimasti in bilico fino all’ultimo istante. Tra le tante storie da ricordare c’è sicuramente quella di Alpine – Renault, una realtà che ha vissuto anni tormentati.
I più attenti ricorderanno le dichiarazioni rese da Laurent Rossi, uno dei tanti dirigenti “ghigliottinati” negli ultimi anni, che aveva parlato di un piano quinquennale in 100 Gran Premi per riportare il team controllato dalla Renault ai vertici della Formula 1.
Un lustro è passato e non si è vista l’ombra della Losanga nelle zone che contano della massima categoria del motorsport. Alla fine, Alpine ha chiuso un anno disastroso, che non è di certo salvato dal doppio podio brasiliano, un evento fortuito che ha regalato una posizione in classifica comunque pessima, ma che poteva essere addirittura peggiore se Giove Pluvio non ci avesse messo lo zampino.
È vero che gli update portati nell’ultima fase del campionato hanno dato un minimo di senso tecnico alla A524, ma alla fine l’annata resta assai deludente, essendo lo specchio gestionale degli ultimi anni in cui si è perso letteralmente il conto dei dirigenti rimossi in un turbinio di sciabole che potrebbe essersi fermato con il ritorno di Flavio Briatore, l’ingaggio di Oliver Oakes nelle vesti di team principal e di David Sanchez come direttore tecnico di una scuderia dilaniata dall’incertezza programmatica.

L’evento da annotare di questo 2024 non si è consumato nella sede storica di Enstone, bensì a Viry-Chatillon, dove è allocato il reparto powertrains della Renault che è stato di fatto chiuso. O, per meglio dire, drasticamente limitato in grandezza e produzione, visto che continuerà ad operare per produrre i propulsori che alimentano le vetture delle categorie propedeutiche e quelli del WEC, programma che i francesi non hanno inteso ridimensionare. Almeno per ora.
Alpine continuerà in Formula 1 affidandosi ai motori Mercedes. Nonostante le pressioni politiche e sindacali, Luca De Meo non ne ha voluto sapere e ha deciso di serrare un comparto che ha fatto la storia della Formula 1, soprattutto con i propulsori aspirati. L’era turbo-ibrida è rimasta indigesta ai transalpini che non sono riusciti a primeggiare né con Red Bull, né con McLaren, né tantomeno con il team tutto made in France.
Affidarsi a un motorista esterno dà ovviamente grandi vantaggi in termini di pacchetto: ci si affida a un propulsore bello e fatto – e pure parecchio performante – spendendo cifre ampiamente inferiori a quelle necessarie a tenere in vita un comparto molto grosso e strutturato. Proprio su questo aspetto hanno battuto all’interno del team, vendendo una dismissione come una grande operazione tecnica e finanziaria. Balle!

Briatore entusiasta per la chiusura del programma motori Renault. È vittoria vera?
Flavio Briatore non ha perso tempo a esaltare un’operazione la cui paternità non è sua ma nella quale ha preso parte. Fierezza di cui si fa fatica a capirne le basi. “Non ho nulla contro Viry. Al contrario, ho ottimi rapporti. Con Viry ho vinto sei titoli mondiali. Non si dimentica! In quel periodo ho trascorso un giorno su due a Viry. La sua è una storia di successi e campionati vinti. Ma era giunto il momento di cambiare“, ha detto “Mr. Crazy Pizza” riponendo in un cassetto la nostalgia. E pure la gratitudine.
Per Briatore, dietro la dismissione del programma motori F1 non c’erano solo ragioni tecniche, ma anche esigenze pratiche. La cosa, secondo lui, permetterà al team di concentrarsi su un unico fronte. Singolare idea, come se farsi tutto in casa fosse una condizione ostativa per la vittoria. Domandare a Mercedes cosa ne pensano…
Nel parere del dirigente cuneese, è la storia che dà ragione a De Meo e a chi ha supportato l’idea di affidarsi al costruttore teutonico archiviando la storia Renault per sempre. Quando arrivò alla Benetton, la squadra utilizzava il motore Cosworth e, sebbene Michael Schumacher fosse diventato campione nel 1994, non esitò a passare alla Renault nel 1995. La storia si ripeterà con analoghi risultati? Difficile che accada, perché quella Benetton non era un team da ricostruire come lo è Alpine, che viene da anni di cambi continui e spesso immotivati.
La chiusura del programma motori F1 è una sconfitta cocente per il motorsport e l’automotive francesi
La pillola si può addolcire in ogni modo, ma resta pur sempre un medicinale grosso e amaro da mandare giù. Aver dovuto chiudere un fiore all’occhiello del motorsport, un punto di riferimento tecnico, è sicuramente una grande sconfitta per tutto il movimento francese, sia quello sportivo che quello riferibile all’automobile in generale.
Con le nuove regole 2026 le propulsioni di Formula 1 diventano ancor più vicine a quelle della produzione. La categoria sarebbe potuta essere una grande palestra tecnica per riversare know-how nelle auto di tutti i giorni. Ma evidentemente Renault – e Luca De Meo l’ha spiegato spesso – crede fermamente in un’elettrificazione quasi totale e forse è questa una delle vere ragioni alla base di una destrutturazione aziendale che non può essere giustificata soltanto per ragioni commerciali e finanziarie.

Gli orgogliosi cugini transalpini ne escono con le ossa rotte da questa vicenda e non è vero quel che afferma Briatore riferendosi alla recente vittoria della McLaren, ossia che in caso di trionfo nessuno si ricorda che nel grembo delle vetture c’è un motore diverso da quello che dà il nome al team.
Le situazioni non sono sovrapponibili: il team di Woking si è sempre affidato nella sua lunga storia a un costruttore esterno che motorizzasse le proprie vetture. Alpine, invece, voleva primeggiare costruendosi tutto in casa, come fa Mercedes, come farà Audi, come farà addirittura Red Bull e come da sempre fa Ferrari.
Ecco, è proprio questo il modello a cui la dirigenza francese anelava, ma la dura realtà ha destato tutti dal sogno a suon di schiaffi in pieno volto. Renault è come quel pugile alle corde che non riesce più a difendersi e viene subissato di ganci fino a stramazzare al suolo.
Nel caso in cui Alpine dovesse vincere nel futuro con i motori Mercedes rimarrà l’onta di aver alzato bandiera bianca andando a chiedere il supporto di un colosso non francese com’è quello della Stella a Tre Punte. La possono raccontare come vogliono, ma la chiusura del progetto F1 è e resta una grande sconfitta.
Crediti foto: Alpine, Renault F1