Adrian Newey torna a parlare, e come sempre le sue parole non sono mai banali. Il progettista britannico, considerato l’ingegnere più influente della Formula 1 moderna (e non solo), ha ribadito un concetto che nel mondo iper-digitalizzato delle simulazioni e dei modelli CFD rischia di perdersi: l’opinione dei piloti resta imprescindibile.
“Sono animali meravigliosamente intuitivi. Adatteranno la loro guida ai punti di forza e di debolezza dell’auto. Se vuoi scoprire quali sono queste debolezze, devi interrogarli”, ha dichiarato Newey in un’intervista rilasciata al partner Aston Martin Maaden.

L’arrivo di Newey a Silverstone ha un significato profondo. La sua missione è chiara: diventare uno dei pilastri tecnici del progetto Aston Martin, una squadra che, dopo l’ottimo inizio del 2023, sta vivendo una stagione di transizione più complessa del previsto. Attualmente settima nel Mondiale Costruttori, la scuderia britannica si trova lontana dalle ambizioni iniziali, ma all’interno del team la priorità non è il risultato immediato.
A Silverstone sanno che il vero banco di prova arriverà nel 2026, con l’introduzione del nuovo regolamento tecnico e motoristico. Sarà quello il momento in cui il progetto di Lawrence Stroll dovrà esplodere in tutta la sua forza. Il patron canadese, in una recente intervista, ha ribadito la sua determinazione: “In ogni ambito in cui mi sono impegnato, ho raggiunto ciò che mi ero prefissato. Aston Martin sarà il prossimo esempio”.
Newey, dal canto suo, sembra perfettamente allineato a questa visione. L’ingegnere ha voluto spostare l’attenzione su un aspetto che spesso passa in secondo piano: il ruolo del pilota nello sviluppo della vettura. Un tema che, nella sua carriera, ha sempre avuto un peso specifico enorme.
“Il ruolo del pilota è più importante che mai. Nessuno di noi è riuscito a creare un modello pilota abbastanza buono da riprodurre fedelmente ciò che quel modello sintetico sente. Abbiamo bisogno che l’essere umano lo percepisca e ci racconti le sue sensazioni”, ha spiegato.

In un’epoca dominata dai simulatori, dai dati telemetrici e da una mole sterminata di analisi digitali, Newey riporta il discorso al punto d’origine: il contatto diretto tra uomo e macchina. Per lui nessun algoritmo può sostituire la sensibilità di chi vive la monoposto al limite, curva dopo curva, comprendendone istintivamente i pregi e le carenze.
La filosofia del progettista inglese è sempre stata fondata sull’armonia tra teoria e percezione: il flusso d’aria visto nei software deve coincidere con quello “sentito” da chi è al volante. In questo equilibrio tra logica e istinto, tra equazioni e sensibilità, si cela la vera chiave di un progetto vincente.
Aston Martin, oggi, è ancora un cantiere aperto. Ma con la visione di Stroll, l’esperienza di Newey e l’intuito di piloti come Fernando Alonso e Lance Stroll, il team punta a costruire le fondamenta di una nuova era. Il 2026 rappresenta più di una data sul calendario: è l’orizzonte di una scommessa tecnica e umana che potrebbe riscrivere la storia recente della Formula 1. Perché, come ricorda Adrian Newey, “nessuna simulazione potrà mai dire davvero ciò che prova un pilota”.
Crediti foto: Aston Martin F1
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