Adrian Newey è riapparso in pista per la prima volta da quando ha avviato la sua nuova avventura professionale con Aston Martin, il 3 marzo. Finora aveva trascorso ogni singolo giorno – salvo un solo fine settimana di pausa – all’interno della sede di Silverstone, concentrato, come lui stesso ammette, in uno stato quasi ipnotico.
“Mia moglie dice che entro in una sorta di trance progettuale”, racconta il leggendario progettista britannico a Lawrence Barretto per il sito ufficiale della F1. “È come se tutta la mia capacità cognitiva si concentrasse esclusivamente sul design dell’auto e sul rispetto delle scadenze”.
Newey non è nuovo a sfide ambiziose, ma ammette che lo scenario attuale impone un impegno ancora più serrato rispetto al passato. “Ricordo quando arrivai in McLaren: era il primo agosto e avevamo l’auto pronta per febbraio. Oggi, con la complessità delle vetture e la sofisticazione degli strumenti, iniziare un progetto a marzo e puntare a essere pronti per febbraio è una corsa contro il tempo”.
Dietro l’apparente tranquillità della sua figura, si cela la consapevolezza di trovarsi all’interno di una struttura che sta ancora affrontando le turbolenze di una crescita accelerata. Aston Martin, settima nel campionato costruttori, sta vivendo un momento di riflessione dopo un 2023 partito a razzo ma poi appesantito da un evidente calo di rendimento.
“È giusto dire che alcuni dei nostri strumenti sono deboli”, ammette Newey senza giri di parole. Uno dei punti critici è il simulatore driver-in-the-loop, la cui scarsa correlazione con la pista ne compromette l’utilità. Un difetto non trascurabile in un’epoca in cui la simulazione rappresenta un pilastro dello sviluppo tecnico.
La sfida, dunque, non è solo progettuale. È anche organizzativa. La squadra, evolutasi dalle ceneri della Jordan fino a diventare l’attuale Aston Martin, ha attraversato trasformazioni profonde in pochissimo tempo. “È un team che ha sempre operato al di sopra delle aspettative con risorse limitate”, osserva Newey. “Ora, però, è necessario stabilizzarsi, ottimizzare la struttura interna e rendere più efficace il lavoro collettivo. Non possiamo stressare troppo il sistema”.
Il suo impegno si concentra già sul 2026, anno cruciale per la Formula 1 con l’introduzione dei nuovi regolamenti tecnici e motoristici. Un progetto che, secondo Newey, richiederà almeno due anni di sviluppo strutturato. “Non si tratta di un’operazione rapida. Fortunatamente, posso contare su Andy Cowell, che conosco da molto tempo, e con cui condivido le responsabilità. Questo ci consente di dividerci i compiti e andare avanti con maggiore efficienza”.
Il tempo stringe e le risorse non sono infinite. In un contesto come questo, la filosofia di lavoro di Newey resta fedele a un principio tanto semplice quanto cruciale: scegliere una direzione e seguirla con determinazione. “Non puoi esplorare tutte le strade possibili. È come scalare una montagna: ci sono più cime, ma una sola può essere raggiunta. Devi iniziare a salire, anche se non sei certo che sia quella più alta”.
Nonostante la tentazione di intervenire sull’attuale monoposto, il focus del britannico resta ancorato al 2026. Solo sporadici scambi d’opinione – “chiacchierate all’ora di pranzo”, le definisce – lo coinvolgono marginalmente nello sviluppo dell’auto 2025. “Sono abbastanza disciplinato da restare concentrato su un solo obiettivo. C’è un piccolo team che lavora sulla vettura del prossimo anno, e stiamo programmando un aggiornamento intorno a Silverstone. Io mi limito a confrontarmi con loro su alcune idee”.
Ora che si trova per la prima volta al fianco del team durante un weekend di gara, il suo ruolo resta quello dell’osservatore attento. Sarà presente ai debriefing, trascorrerà tempo con i piloti per rafforzare i rapporti personali e analizzerà in profondità il lavoro del team in pista. Ma sarà anche impegnato nella sua attività preferita: osservare le altre vetture da vicino, prendere appunti, annotare dettagli. “È la prima volta che vedo dal vivo queste auto”, ammette. “E non ho nemmeno analizzato troppo le foto. Sarà interessante scoprire che direzione hanno preso gli altri durante l’inverno”.
È il ritorno del progettista più influente della Formula 1 moderna. E la sensazione è che, anche stavolta, sia pronto a riscrivere le regole del gioco.
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