Newey, ma chi ti credi di essere? La notizia è talmente clamorosa da essere rilanciata direttamente dai canali ufficiali della Formula Uno: Adrian Newey, a partire dalla prossima stagione, assumerà contemporaneamente i ruoli di Direttore Tecnico e Team Principal.
Impossibile non pensare al precedente “caso” di Mattia Binotto, quando in Ferrari si decise di concentrare potere e responsabilità in un’unica figura. Un esperimento concluso tra fratture interne e un clima diventato via via irrespirabile, forse amplificato dal peso specifico di Maranello. O forse anche dalla poca trasparenza, come poi lasciato intendere in modo sibillino successivamente da Leclerc.
Inoltre in Aston Martin la spalla destra di Newey in ambito tecnico è Enrico Cardile, ex Ferrari e più volte utilizzato come capro espiatorio per le carenti prestazioni della squadra. Considerato che Newey dovrà necessariamente spostare la sua attenzione anche sulla gestione di squadra, è verosimile che Cardile diventi sempre più centrale nella direzione tecnica. Ricadiamo sempre nello stesso cerchio: tecnici o piloti che fuggono da Ferrari come cause del problema che, spesso e volentieri, diventano risorse o persone chiave per altre squadre.

Non si può dire con certezza se questo improvviso cambiamento sia dovuto a un incidente di percorso o se fosse una delle richieste di Newey; dalle parole di Newey di questo weekend sembra che il ruolo sia temporaneo, che l’intenzione non sia quella di spostare il suo sguardo dall’ambito tecnico, ma che probabilmente abbia accettato di buon grado la decisione, avendo a disposizione il materiale umano e l’organizzazione necessaria a sopperire a una necessità temporanea. Si vocifera che Horner possa essere chiamato a essere TP in Aston Martin, anche se Stroll Senior smentisce.
È necessario aspettare fino a marzo 2026, alla prima Pole Position dell’anno, per capire quanto l’innesto di Newey e l’interazione con Honda siano realmente vincenti; a queste prestazioni sono strettamente legate le speranze di un 44enne che con l’età soffre di jet lag. Qui mi fermo: Adrian, mettiti una mano sul cuore.
Manca una gara alla fine del campionato 2025, e come ogni anno da tradizione arriva da Ferrari la famosa dichiarazione del tipo: “quest’anno facciamo pietà, ma non disperate, stiamo lavorando per l’anno prossimo”. Arriva proprio questo weekend da Vasseur (quello onesto): “molto presto nel campionato, credo fosse a fine aprile, abbiamo iniziato a dedicarci al 2026”.
Un successone questo progetto tecnico 2025, mesi e mesi di lavoro investiti per migliorare la performance della vettura! Erano bei tempi quando la comunicazione Ferrari era interamente gestita da Colajanni, e si aveva una sola voce e una narrazione comune che serviva a togliere un po’ di pressione alla squadra per farla lavorare al meglio.
Oggi invece abbiamo da un lato un Presidente che parla di miglioramento della vettura e di piloti per il futuro, dall’altro un TP che di fatto va a sconfessare in parte le parole del Presidente. Il tempo su cui si è lavorato per migliorare la macchina non sembra essere stato chissà quanto, e le prestazioni lasciano a desiderare in certi casi, come già si evince dalla sprint race qatariota.

Leclerc tredicesimo, una gara senza alcun ritmo e un pilota in perenne difficoltà nella gestione della macchina (difficoltà che non sono legate certo al pilota ma alla vettura, oggettivamente inguidabile). Hamilton diciassettesimo dopo essere addirittura partito dalla pitlane e aver cambiato il setup della vettura. Nella gara classica, a partire dal quarto giro, il team ha intimato a entrambi di rallentare, fare lift and coast e modulare la pressione sul pedale del freno. Penso non ci sia alcun aspetto positivo da portare a casa. Anzi, ora Ferrari si ritrova un pilota sfiduciato che valuta opzioni post 2026 (Leclerc) e un altro che non riesce più a dormire, utilizzando la notte per raccogliere i pensieri e stanare i fantasmi (Hamilton). La situazione di quest’ultimo è molto delicata ed è stata gestita malissimo da tutti gli attori coinvolti.
Hamilton non si è mai ambientato e ha mostrato in questa stagione tutti i suoi limiti, dimostrando come non sia così scontato, neanche per un pilota con diversi mondiali in bacheca, adattarsi a una vettura e a abitudini diverse. E qui, concedetemelo, va sottolineato chi fino ad ora è stato invece bravo a farlo, anche in team con gestioni un po’ più turbolente: Fernando. Ognuno ha il proprio talento, Hamilton ne ha tanti, ma la grandezza di uno sportivo è anche conoscere i propri limiti. Hamilton con questa mossa ha peccato di presunzione. Sono abbastanza convinta che in un altro team, inglese, avremmo visto un Hamilton diverso.
Dall’altra parte capisco chi ha deciso di investirci: dal punto di vista economico-commerciale è stata una grande operazione, e tutti hanno convenuto su questa cosa. Il problema è che non esiste solo quel punto di vista, ma anche la pista, e una certa narrazione non puoi mandarla avanti se non sei sicuro che in pista quel connubio possa essere sicuramente vincente. Se è vero che tutti i piloti vorrebbero correre per Ferrari una volta nella vita, è altrettanto vero che non tutti sono adatti a lei. Lauda, Scheckter, Schumacher, Raikkonen: sono loro gli ultimi piloti campioni del mondo Ferrari, tutti caratterizzati da una personalità e mentalità forte, decisa, sicuri di loro stessi e dei propri mezzi.
Sarebbe bastato al nipote di Gianni Agnelli assistere e respirare l’aria dei mondiali di Schumacher per capire che, da un punto di vista agonistico, quell’operazione sarebbe stata un fallimento. Non ha alcun senso ingaggiare un pilota di quel peso senza il “villaggio intorno”. Coerentemente con la sua persona, però, i soldi sono stati messi al primo posto. Se in un momento così difficile per la squadra l’unico esponente Ferrari che viene inviato è Piero Ferrari (che non ha ruoli a livello esecutivo) senza il CEO, significa che il Presidente vive in maniera completamente distaccata dalla realtà e non si rende conto delle difficoltà che la squadra sta affrontando.

Il campionato del mondo piloti si deciderà nell’orribile circuito di Abu Dhabi, teatro della tristissima (almeno per me) gara conclusiva del 2010, ma anche della gioiosa (sempre per me) gara conclusiva del 2021, anche se la gioia non ha mai sorpassato la tristezza e la bruttezza del suddetto circuito. La gara è ancora aperta grazie al sempre bravo Verstappen insieme a una Red Bull ritrovata, nonostante gli addii eccellenti, a dimostrazione che chi se n’è andato ha lasciato dietro sé una squadra ben organizzata e competente. McLaren perde una gara già vinta, con Zak Brown costretto a chiedere scusa a Piastri, che ora è di fatto fuori dalle logiche mondiali.
Il mio sogno è che in questa settimana si crei in McLaren un’armonia che non si vedeva dal 2007, che forse già esiste ma mi sembra che si esprima ancora un po’ troppo poco per influenzare il risultato. In questo momento perché mai Piastri dovrebbe aiutare il compagno di squadra a vincere? McLaren, d’altro canto, dovrà stare molto attenta a schierarsi per cercare di mantenere quell’apparente armonia. Norris, se vuole vincere il mondiale, dovrà fare tutto bene e soprattutto da solo.
Si ripropone la sfida tra l’uomo e la macchina. Chi vincerà? La risposta più logica è la macchina. Perciò ne approfitto già da ora per fare le congratulazioni a Lando Norris per il suo primo titolo mondiale!
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP, Aston Martin
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