Il nostro portale si occupa prevalentemente di sport motoristici ma, come ormai sapete, abbiamo un approccio aperto, non disdegnando divagazioni in altri ambiti. Stavolta restiamo comunque vicini al modo del motorsport e mescoliamo la Formula 1 – sfruttando il parere di un esponente di spicco della categoria – e le auto di produzione.
Che la parabola del settore automotive si stia spostando verso l’elettrificazione è un fatto evidente – almeno in Europa – e che prosegue da qualche anno, rafforzandosi sempre di più grazie a una visione politica che mira a bandire i motori endotermici. Esistono già delle date stabilite in sede comunitaria, anche se i colossi dell’automobile, pur non agendo in modo compatto (e questo è un problema), cercano di posticipare obblighi che potrebbero influenzare pesantemente l’intero mercato.

La Formula 1, come la sua storia ci insegna, si è spesso posta come precursore di innovazioni tecniche che trovano poi applicazione nelle auto di tutti i giorni. La lista sarebbe lunghissima, evitiamo perciò questo esercizio che potrebbe risultare tedioso. Negli ultimi tempi, è accaduto anche il contrario: il comparto delle auto di serie ha iniziato a influenzare la sfera tecnica dello sport tecnologicamente più evoluto al mondo.
Con questa filosofia sono stati introdotti i motori turbo ibridi, un compromesso – come suggerisce la stessa definizione – tra le classiche propulsioni a combustione interna e le tecnologie più avanzate, che supportano la produzione della “cavalleria” necessaria a spingere un bolide della massima categoria.
Da qualche tempo, specie con l’avvento degli americani di Liberty Media, il Circus vuole tornare a incidere e a determinare, e in questo senso va letta la ferrea volontà di introdurre biocarburanti a emissioni zero, sia nella produzione sia allo scarico. In quest’ottica rientra il programma “Net Zero 2030“. La Formula 1 si propone, entro sei anni, di utilizzare carburanti a impatto zero, che potrebbero diventare un modello anche per la produzione di serie.
La tecnologia esiste, e i grandi petrolieri stanno ricalibrando le loro attività per emanciparsi dal fossile. Un vero e proprio mercato si sta aprendo, creando opportunità per i grandi gruppi del settore petrolchimico e automobilistico, che potrebbero beneficiare di una tecnologia “drop-in” – pronta all’uso – a prezzi progressivamente più accessibili rispetto agli attuali, ancora elevati, dato che stiamo parlando di una produzione non ancora completamente sviluppata e di nicchia.

Adrian Newey contro il full electric
La Formula 1, dunque, vuole dimostrare che un’alternativa al full electric è possibile. Adrian Newey, che fa parte di questo mondo da oltre trent’anni e ha scritto pagine indelebili della sua storia tecnica, si dice molto scettico rispetto a ciò che stanno facendo i governi europei e nordamericani nel tentativo di creare un mercato interamente basato sull’elettrico.
“Penso che la strada verso l’elettrico seguita dalla maggior parte dei governi europei non sia quella giusta“, ha tuonato il nuovo responsabile della progettazione della Aston Martin. “Hanno agito come tipicamente fanno i governi: invece di dire ‘Questo è l’obiettivo, voi produttori trovate soluzioni’, hanno decretato ‘Questo è ciò che vogliamo e dovrete farlo così’. Ora sarà tutto elettrico“.
“Non fraintendetemi, penso che l’elettrico abbia i suoi vantaggi. È una grande tecnologia, si sta sviluppando rapidamente. Ma affermare che questa è l’unica tecnologia possibile, senza permettere ai produttori di esplorare alternative, non è corretto. È decisamente contro l’ingegneria e non garantisce che produrrà la soluzione giusta in tutti i casi“.
Newey solleva indirettamente un problema che recentemente sta emergendo con forza: l’incapacità di generare abbastanza energia elettrica da fonti rinnovabili o a impatto zero. Fino a quando non si raggiungerà questo obiettivo, l’elettrificazione totale non dovrebbe essere considerata l’unica strada per i propulsori del futuro. Probabilmente, il modello più virtuoso sarà la coesistenza di diversi tipi di alimentazione: elettrica, ibrida e endotermica basata su biocarburanti ecosostenibili.

Non solo queste tre vie sono percorribili: la Formula 1 sta sperimentando anche sull’idrogeno, che potrebbe rappresentare il propellente del futuro. In questo scenario, Mercedes è un partner strategico della massima serie, poiché con la controllante Daimler AG, insieme allo sponsor e co-proprietario del team di F1 Ineos, sta effettuando test sul campo con un camion in grado di trasportare fino a 25 tonnellate di carico per 1000 km.
La Formula 1 guarda con grande interesse lo sviluppo di questa tecnologia, e la propulsione a idrogeno è stata oggetto di discussione in una delle ultime riunioni del Consiglio Mondiale del Motorsport. La FIA, in merito, ha dichiarato quanto segue in una nota ufficiale:
“Come parte del programma di transizione energetica, che definisce l’introduzione graduale di fonti di potenza alternative nel motorsport, la FIA continua lo sviluppo di power unit alimentate a idrogeno in diversi campionati e discipline. Nella prossima fase, la FIA concentrerà i suoi sforzi nel contribuire allo sviluppo e alla promozione di soluzioni basate sull’idrogeno stoccato in forma liquida”.
Insomma, Adrian Newey, con il suo solito approccio pragmatico, ha capito che il mondo dell’automobile non può fossilizzarsi su idee radicali, ma deve affrontare i veri problemi cercando soluzioni tecniche, non solo filosofiche.
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team, Oracle Red Bull Racing