Caporetto è un piccolo centro della Slovenia nord-occidentale situato nella valle dell’Isonzo. Durante la Prima Guerra Mondiale fu il teatro di una battaglia disastrosa per gli eserciti italiani, costretti a ritirarsi attestandosi poi sul Piave. Da quel momento quell’evento è indicato, in maniera figurata, per descrivere una grande disfatta. Quella a cui potrebbero andare incontro alcuni organi di stampa se Adrian Newey si legasse alla Aston Martin.
Questo non è un articolo informativo, è un pezzo di mera opinione. Un punto di vista soggettivo che esprime l’idea di chi, nel fare questo mestiere, sa che informare correttamente è il primo obbligo deontologico da seguire. Sembra contraddittorio sottolineare questo aspetto in uno scritto di personali cogitazioni, ma non lo è.
La linea di Formulacritica è sempre stata quella della cautela. Se dopo quattro mesi esatti dalla nascita di questo progetto abbiamo la nostra base di lettori fedeli è anche perché non abbiamo mai rincorso la sensazione, l’impatto, la notizia per far click. Alla lunga la strategia dell’onestà professionale paga e ripaga. Ed è esattamente questa la linea che intendiamo continuare a mantenere.
Adrian Newey – Ferrari: una lunga sequela di “non notizie” spacciate per verità
Quando, il Primo Maggio, Adrian Newey e le Red Bull dichiararono il pubblico divorzio si affastellarono voci che invero erano già partite nei mesi precedenti: il genio inglese sarebbe andato in Ferrari con certezza scientifica.
Qualcuno postulava date per l’annuncio, altri avvertivano di visioni mistiche in terra emiliana, altri ancora usavano eventi programmati (giornate in pista a Imola) raccogliendoli in maniera strumentale come prove provate di qualcosa di non provato. Né provabile. Fino a prova contraria.
Dopo due mesi da quell’annuncio Newey è ancora un uomo Red Bull. E così deve essere visto che il comunicato delineava i confini operativi di un gardening anomalo. Lo stesso ingegnere aveva lasciato intendere che avrebbe voluto proseguire in Formula Uno ma che non aveva ancora preso una decisione sul suo futuro. No, gli insider italiani non erano d’accordo e parlavano di “fuffa”, di “bluff”, di “aria fritta”.
“Secondo nostre informazioni”, scrivevano, l’accordo con Frédéric Vasseur era cosa fatta. Perché il buon Fred, prima di tornarsene a casa dopo un’impegnativo round di consultazioni con i suoi uomini, sente l’esigenza di contattare “Karim Muccone” (nome di fantasia di fantasiosi redattori) e dirgli come si sarebbe mosso nel definire la trattativa del millennio. Certo, va proprio così.
I nomi di certe testate e di presunti conoscitori di ogni dettaglio rosso non saranno svelati perché li ha già resi noti la storia che oggigiorno viene registrata nei libri virtuali che ognuno di noi può consultare: le cronologie web. Dateci uno sguardo e pesate di conseguenza giornali e professionisti. O presunti tali.
Newey si legherà all’ambiziosa scuderia di Lawrence Stroll? Non lo sappiamo. Andrà alla fine in Ferrari? Nemmeno. L’unica certezza, l’unica verità, è che oggi non v’è nessun accordo fatto né firma posta in calce a documenti legali. Tutte le ricostruzioni operate finora hanno ovviamente un fondo di verità, ma restano congetture basate su idee e non sulla valutazione di elementi concreti.
Se Newey dovesse volare verso Maranello partirà il balletto delle date, il gioco de “l’avevamo scritto per primi”. Cul*! (censuro parzialmente la parola solo perché alcuni motori di ricerca sono molto sensibili). Si sarebbe trattato di fortuna, di azzardo che ha pagato. Tutto qua.
Viceversa, dovesse rimanere in Inghilterra al servizio di Aston, della Williams, della Mercedes o di qualsiasi altro soggetto che ha bisogno di dare stabilità al proprio comparto tecnico, si parlerà di scelta improvvisa, di “inserimento nella trattativa”. Nessuno che avrà la decenza di scrivere a carattere cubitali “Signore e signori, lettrici e lettori, abbiamo raccontato una ca**ata”.
Si può sbagliare. E ammetterlo non sarebbe una vergogna. Ma certe linee non sono frutto di errate ricostruzioni. No, sono figlie di lucide strategie atte a far abboccare chi legge. E il problema sta tutto qua: qualcuno – anche i “mammasantissima” dei volumi di traffico (così si definiscono gli utenti che affollano un sito) – usa trattare il lettore come un pesce da fiocinare e non come un soggetto a cui offrire servizi informativi. Scelte editoriali. Ognuno le valuti e tragga le sue conclusioni.