Il Gran Premio del Brasile di Max Verstappen ha dimostrato una volta per tutte i motivi per cui è un tre – quasi quattro – volte campione del mondo.
Dopo una settimana burrascosa, piena di polemiche per la sua doppia penalità di 10 secondi ciascuna al Gran Premio del Messico, inflitta dai commissari per due manovre ritenute scorrette contro il suo ex rivale al titolo, l’inglese Lando Norris della McLaren, Verstappen è partito dalla 17ª posizione a Interlagos senza lasciare spazio di replica ai suoi avversari. Solo Leclerc ha opposto una difesa efficace, prima di essere richiamato ai box per il cambio gomme.
Con un po’ di fortuna, grazie a una bandiera rossa sventolata dal direttore di gara per il peggioramento delle condizioni climatiche, Max ha potuto beneficiare di un cambio gomme gratuito. Davanti a lui, c’era solo l’Alpine di Esteban Ocon.
Dopo l’incidente che ha coinvolto Sainz e l’entrata della Safety Car, alla ripartenza il talento di Hasselt ha superato il pilota francese, memore di una vittoria persa contro di lui in un vecchio Gran Premio del Brasile. Da lì in poi, Verstappen è entrato nel cosiddetto “flow”, colpendo gli avversari con una serie di giri veloci.
Il “flow”, o “flusso” in italiano, è una condizione psicologica descritta dallo psicologo ungherese-americano Mihály Csíkszentmihályi nel 1975. Si tratta di uno stato di coscienza in cui un individuo è totalmente immerso in un’attività. In ambito sportivo, viene spesso definito come “trance agonistica”: ecco, questo è il “flow”.

Il flow di Max Verstappen
Dopo aver superato Ocon, Verstappen è entrato in uno stato di “flow” che ha incluso:
- Un obiettivo chiaro: quello di sconfiggere gli avversari;
- Una concentrazione totale: Verstappen non ha commesso sbavature, mantenendo un ritmo costante anche su un tracciato reso insidioso dall’asfalto bagnato, tanto da registrare più volte il giro più veloce;
- La perdita dell’autoconsapevolezza: l’olandese non si preoccupava del proprio ego;
- Il senso di controllo: Verstappen ha dominato la situazione sotto ogni aspetto;
- Un piacere intrinseco: il pilota di Hasselt ha provato un piacere che andava oltre il semplice risultato;
- Un’integrazione tra azione e consapevolezza: Verstappen era così assorto da rendere straordinarie le sue azioni, che apparivano naturali.
Abbiamo assistito a un momento storico, un’esperienza che in F1 non vedevamo da anni: il “flow” di Max Verstappen.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing