Qualche giorno fa Antonio, un compagno di viaggio in questa avventura chiamata Formulacritica, facendo un po’ di brainstorming di redazione mi ha ricordato il rapporto tra il fotografo storico di Autosprint, Angelo Orsi, e il compianto Ayrton Senna, mi ha passato delle interviste che invero avevo già letto a suo tempo ma di cui non ricordavo più nulla.
Chiacchiere in cui lo stesso Orsi raccontava vari aneddoti di questa amicizia unica nel suo genere nella quale si era creata un’alchimia che valicava, andando ben oltre, i confini della pista e che ci ha regalato alcuni degli scatti più belli e significativi della storia di questo sport.
Leggere quelle righe mi ha riportato alla mente una serie di emozioni ormai sopite, che emergevano quando, da ragazzino, guardavo i gran premi con gli occhi che brillavano e rimanevo affascinato nell’ascoltare le interviste mai banali di questo campione brasiliano.
Parole che giungevano corollario di gesta sportive epiche, in una Formula Uno romantica dove non c’era l’ingegnere ad indicare ogni giro il tempo da tenere o il manettino da girare, dove chi era in testa non cedeva la posizione perché tanto non aveva senso resistere e rovinare le gomme.
Sì, perché Ayrton non era solo un pilota. I suoi sorpassi in pista sono diventati leggenda e se oggi, a pochi giorni dal trentennale dalla sua morte, viene acclamato come il driver migliore della storia anche da generazioni che non l’hanno mai visto all’opera, è soprattutto per chi e cosa era fuori dall’abitacolo.
![McLaren Mp4/4](https://www.formulacritica.it/wp-content/uploads/2024/03/McLaren-Mp4-4-750x375.webp)
Ayrton Senna: un pilota generazionale
Parliamoci chiaro, Senna rappresenta un unicum poiché sono tanti i piloti che hanno compiuto gesta eroiche, alcune certamente di portata non inferiore alle sue, ma fuori dall’abitacolo sono stati tutti abbastanza anonimi, poco interessanti.
Se ad esempio pensiamo ad un campionissimo come Schumacher lo ricordiamo sempre alla guida ma per il resto rimane nella memoria più per il suo modo di vestire assurdamente tedesco che per altro.
Qualche tempo fa, in una diretta, Carlo Vanzini, figura simbolo della mutata narrazione (al ribasso) di questo sport, ha espresso un concetto molto criticato dalle varie tifoserie che spopolano sui social ma che ha in sé una grande verità. Parlando, infatti, di Verstappen e della sua sfilza di successi ha sottolineato come le sue vittorie siano in sostanza tutte uguali e che sia difficile ricordarne alcune in particolare per la loro asetticità.
Al dì là del caso specifico questo discorso si può estendere a tutti i campioni degli ultimi 20 anni perché i vari Hamilton, Vettel e lo stesso Verstappen, fuori dall’abitacolo, sono ben poca cosa. Interviste banali, mai una polemica degna di nota, rivalità annacquate, mai un qualcosa che colpisca nel profondo l’animo degli appassionati.
![Gp Australia 1993](https://www.formulacritica.it/wp-content/uploads/2024/03/Gp-Australia-1993-750x375.webp)
La leggenda del pilota brasiliano si è costruita per il suo incredibile carisma che ha contribuito a creare un’aura difficile da spiegare. La sua capacità di stupire sempre e comunque, la sua presenza costante al box a fianco dei meccanici, le polemiche sottili che riempivano ogni giorno pagine di giornali, la rivalità senza quartiere con Prost, durissima ma sportivamente eccezionale, ne sintetizzano la caratura.
Proprio il lunghissimo duello con il rivale francese suggella uno dei più bei gesti sportivi consumatosi sul podio di Adelaide.
Puro stile Senna: nel giorno dell’ultima vittoria ha voluto chiudere uno dei capitoli più belli e intensi del motorsport. Come se già sapesse che era l’ultima occasione per firmare una pace storica, una riconciliazione col suo acerrimo rivale verso cui ha mostrato stima e rispetto degni non di un grande pilota ma di un grande uomo. Una pagina di sport che riempie il cuore.
Crediti foto: F1, McLaren