La McLaren sta attraversando uno dei periodi più complessi degli ultimi anni, dopo oltre un decennio di insuccessi, dovuti anche all’ingresso in griglia del suo fornitore di power unit, la Mercedes, con una propria scuderia ufficiale. La McLaren si è distaccata dalla Mercedes, inizialmente accordandosi con la Honda, nella speranza di rivivere i fasti dei successi di Alain Prost e Ayrton Senna.
Tuttavia, questo accordo si è concluso con un clamoroso fallimento, riassunto dalla famosa frase di Fernando Alonso, che definì il motore Honda un “GP2 engine” (il motore delle vecchie GP2, oggi note come F2). Successivamente, la McLaren ha siglato un contratto con Renault, ma anche in questo caso i risultati non sono stati all’altezza delle aspettative.
Nel 2021, Woking è tornata ad utilizzare le power unit Mercedes, con cui aveva ottenuto i suoi ultimi successi. Oggi, la McLaren è una delle vetture più competitive, cosa che non accadeva dalla fine degli anni ’90, con i trionfi di Mika Hakkinen nel 1998 e 1999. Eppure, in un modo o nell’altro, i suoi piloti, Lando Norris e Oscar Piastri, insieme al team, non riescono a sfruttare appieno le loro potenzialità, lasciando per strada molti punti importanti. Tra errori dei piloti, topiche strategiche e mancanza di ordini di scuderia, la squadra sta perdendo occasioni preziose.
McLaren non può più permettersi l’immobilismo gestionale se vuol competere per i titoli
In vista del prossimo Gran Premio d’Azerbaijan, che si correrà sulle strade di Baku, la realtà inglese è pronta a compiere il sorpasso decisivo nella classifica costruttori. Da agile gazzella, la Red Bull si è trasformata in un lento bradipo, e solo l’immenso talento del tre volte campione del mondo Max Verstappen ha mantenuto la squadra in corsa.
Per quanto riguarda il titolo piloti, invece, la situazione è diversa. Gli errori di Lando Norris, uniti alle restrizioni delle famigerate “papaya rules”, hanno reso la sua rimonta più difficile del previsto. Tuttavia, mancano ancora 8 Gran Premi, 3 Sprint Race e diversi punti bonus per il giro veloce, lasciando spazio a un possibile recupero.
Le “papaya rules”, così chiamate per via del colore della monoposto, sono un regolamento non scritto che permette ai piloti di competere tra loro, a patto che non vi siano conseguenze negative per entrambi. Tuttavia, Norris è in lotta per diventare campione del mondo, e anche se Piastri non è ancora matematicamente fuori dai giochi, le loro battaglie potrebbero compromettere sia la corsa al titolo piloti che a quello costruttori.
Quando il team principal Andrea Stella e il CEO Zak Brown entrano nel quartier generale della McLaren a Woking, possono vedere tutte le vetture del team che hanno corso in F1, tra cui quelle vincenti di Prost e Senna. Queste macchine non sono semplicemente esposte: rappresentano una storia gloriosa e un significato ben preciso.
Come quando un calciatore entra al Real Madrid e viene portato nella sala dei trofei, non per fare un semplice tour, ma per comprendere cosa rappresenti il club e il peso della sua storia, così Stella e Brown, osservando quelle McLaren, devono sentire la responsabilità di far parte di una grande tradizione. Devono accantonare la questione delle “papaya rules”, che penalizza Norris – che comunque dovrà fare la sua parte senza commettere errori – e tutto il team.
È il momento di tornare ad essere quella straordinaria scuderia che gli avversari temevano. È il momento di scrivere la storia. Stella e Brown vogliono farne parte?
Crediti foto: McLaren F1