Il recente incidente diplomatico occorso tra i due alfieri della McLaren durante il GP di Ungheria ha spaccato in due tifoserie e stampa, creando due nette fazioni tra chi ritiene sacrosanta la vittoria di Piastri e chi sostiene che doveva valere quanto accaduto in pista, collocando Norris sul gradino più alto del podio. In questo contesto, la posizione di Oscar Piastri all’interno del team di Woking è piuttosto in dubbio.
Squadra che vince non sa gestire i suoi piloti
L’incidente occorso a McLaren durante il GP di Ungheria è un grande classico della Formula 1 che coglie alla sprovvista anche i team di grande esperienza. La gestione dei piloti è un’arte difficile da padroneggiare, soprattutto quando non sempre ne hai bisogno.
La storia recente di McLaren non è affatto felice, il team britannico ha faticato a ritrovare il successo e oggi si trova con una coppia di piloti altamente competitivi. Quando ti trovi a combattere per il quarto posto costruttori, è fondamentale avere due piloti in grado di dare il 100% in pista ma, quando si è in ballo per la vittoria, cambiano le regole del gioco, aprendo a due scenari, in base all’obiettivo stagionale:
- costruttori: in questo scenario, la priorità è portare a casa quanti più punti possibile. Siamo di fronte a un 1-2? Lottate, ma con moderazione;
- piloti: se un mio pilota è in lotta per il mondiale, il suo compagno deve “rassegnarsi” e lavorare non solo per il team, ma per il suo compagno.
Il caso McLaren in Ungheria: una situazione borderline
La gara ungherese ha messo in forte difficoltà il muretto McLaren poiché si doveva fare una scelta tra:
- massimizzare il bottino di Norris per ridurre il gap da Verstappen (che attualmente vanta un comodo distacco di 76 lunghezze in classifica piloti);
- restituire la prima vittoria a Piastri.
In questo caso, i ragazzi di Woking hanno optato per ciò che ritenevano “la cosa più giusta” ovvero dare la P1 a Piastri. Mentre il muretto non era in grado di battere i pugni sul tavolo e imporre un team order, Norris sbatteva in faccia al suo rivale-compagno decimi di distacco giro dopo giro. La situazione si è sbloccata solo quando in cuffia ha ricevuto il seguente messaggio:
“The way to win a championship is not by yourself, it’s with a team. You’re gonna need Oscar, you’ll need the team.”
In questo modo, McLaren è riuscita a riportare Norris sulla retta via, in questo caso sul rettilineo dell’Hungaroring, in cui ha alzato il piede e lasciato passare il suo compagno di squadra. Una storia a lieto fine? Assolutamente no.
Norris è il numero uno
Subito dopo aver fatto passare Piastri, Norris si apre in radio e chiede se è autorizzato a lottare col suo compagno di squadra. Questo messaggio mette in evidenza quanto Norris abbia un atteggiamento da numero uno assoluto del team, mettendo ancora una volta i suoi interessi davanti alle scelte del team.
Un boccone amaro per il pilota britannico che in cooldown room prima lancia a terra il cappello del secondo classificato, poi risponde in maniera piccata a Hamilton a una domanda totalmente priva di malizia. Norris deve sicuramente lavorare su sé stesso e sul suo modo di essere leader in una McLaren che ha sempre messo lui al centro dell’intero progetto.
Piastri vuole essere un numero due?
L’episodio ungherese lancia un pesante campanello d’allarme per Piastri, il quale deve riflettere sul suo futuro in McLaren. Il recente stato di grazia del team di Woking ha svelato le carte configurando Norris come prima guida. Piastri è soltanto alla sua seconda stagione in Formula 1, ma ha già dimostrato di avere un grande talento e un forte tasso di crescita, caratteristiche che possono renderlo un futuro campione del mondo.
Non dimentichiamo che il giovane australiano è stato protagonista di uno dei più bizzarri cambi di scuderia, abbandonando Alpine che lo aveva promosso dandogli il sedile lasciato libero da Alonso, senza sapere che Piastri aveva già firmato con McLaren.
Nel guardarsi attorno, quali sono le opzioni per l’australiano?
Un futuro in Red Bull per Piastri?
Stringendo il cerchio ai top team, troviamo le porte Ferrari già sbarrate con la coppia Leclerc – Hamilton per il 2025. In Mercedes resta ancora vacante il sedile lasciato da Hamilton, ma voci sempre più insistenti collocano sulla W16 capitan futuro Kimi Antonelli o addirittura un nome di altissimo profilo. In Red Bull troviamo uno scenario molto instabile con:
- Max Verstappen: il recente calo di performance e gli strascichi dell’Hornergate pongono l’olandese sempre più distante da Milton Keynes, il quale pare stia costruendo una via d’uscita mentre è in trattativa con Mercedes;
- Sergio Perez: il messicano è ormai un fantasma da un paio di anni. Prestazioni deludenti e un ruolo ormai marginale rendono Perez una figura quasi insignificante nel garage Red Bull. Il recente rinnovo, per ragioni di puro posizionamento in Sud America, potrebbe saltare da un momento all’altro, viste le orribili uscite in pista del messicano.
L’opzione Red Bull non sembrerebbe tanto remota per Piastri, il quale può contare anche su una figura molto vicina a Milton Keynes: Mark Webber. Il manager del giovane australiano è il compatriota che ha corso per diversi anni in Red Bull. Inoltre, la storia di Webber come eterno secondo del cannibale Vettel potrebbe essere un’ulteriore spinta a lasciare McLaren, prima che Piastri si trovi a fare il Barrichello di turno.
In una Formula 1 in cui ogni pilota è praticamente in trattativa con mezza griglia, perché Mark non dovrebbe fare una chiamata a Chris per chiedergli come stanno moglie e figli?